La Biennale d’arte di Alessandria

Prenderà il via il 16 novembre la Biennale d’arte di Alessandria.

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Fabrizio Priano Presidente dell’Associazione Libera Mente commenta: “La terza edizione della Biennale d’Arte di Alessandria OMNIA, che sta per iniziare, vuole avere un carattere sempre più internazionale pur mantenendo il suo forte legame con il territorio, collegandosi peraltro con artisti provenienti da altre Regioni d’Italia, attraverso un ricco percorso di quattro mostre che terminerà in primavera. Siamo orgogliosi di introdurre Alessandria nel circuito internazionale dell’Arte e di permettere, soprattutto agli alessandrini, di usufruirne gratuitamente. I più sentiti ringraziamenti al curatore della manifestazione Matteo Galbiati per la sua grande competenza e professionalità e alla Camera di Commercio di Alessandria per la preziosa collaborazione”.

Come da prassi ormai consolidata, la Biennale d’Arte di Alessandria OMNIA – prima di svelare i contenuti della sua grande mostra – anticipa la sua terza edizione attraverso un fitto calendario di appuntamenti e di incontri che, quest’anno, si preannuncia fin da subito ricco di significativa rilevanza culturale e artistica.

Il primo di questi eventi collaterali è la mostra In the matter of color. Addamiano, Biasi, Pinelli, Simeti che ha per protagonisti quattro tra i più importanti artisti italiani contemporanei.

Rosso. Bianco. Giallo. Blu. Sono i quattro colori principali che attraversano le differenti esperienze artistiche di questi maestri, protagonisti dell’arte contemporanea italiana e internazionale, che dopo l’anteprima assoluta tenutasi lo scorso anno presso la Whitestone Gallery, nelle prestigiose sedi di Taipei ed Hong Kong, si ritrovano in un inedito nuovo capitolo della mostra intitolata In the matter of color.

L’allestimento, arricchito, rivisto ed ampliato per l’eccezionale occasione espositiva ad Alessandria presso le sale di Palazzo del Monferrato, con un progetto originale della Dep Art Gallery di Milano pensato e definito con Matteo Galbiati, unisce i capolavori di Natale Addamiano (1943), Alberto Biasi (1937), Pino Pinelli (1938), Turi Simeti (1929).

Il colore, infatti, inteso e dichiarato attraverso le sue consistenze, i suoi spessori, la sua malleabile duttilità espressiva, resta il tema cruciale che si sviluppa, sempre con una diversa attitudine, ispirazione e temperamento, nelle interpretazioni agite dalle rispettive ricerche, ormai consolidate e storicizzate, di Addamiano, Biasi, Pinelli e Simeti, artisti che non hanno mai rinunciato a ricorrere a questo elemento quale entità e soggetto identitario e primario del loro fare. Essere dentro e dietro la materia, lo spessore, il fatto determinato dalla concretezza del colore è il tracciato per rivendicare un ideale itinerario artistico nell’arte italiana dagli anni Sessanta a noi, di cui questi autori sono imprescindibili punti di riferimento.

La loro pratica, “diversamente” pittorica, ha conquistato nel tempo un’affermazione dettata dalla profonda attitudine all’analisi del colore che si interpreta e traduce, nelle loro opere, come agente attivo e dinamico di senso, instancabile motore di immagini, di idee, di tensioni e percezioni che movimentano, in modo fattivo e prorompente, lo spessore e la fisicità del supporto concreto su cui o da cui si origina.

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Il colore si muove sulla tela, la scalfisce, la solca, la supera fino a frangerla e a determinarne un altro valore iconico che, senza tradire la consapevolezza di una storia trascorsa, abbandona ogni certo accademismo per proiettarsi in un’autonoma indipendenza che legge e rinnova la propria contemporaneità temporale.

Concreta e frantumata, monocroma o vibrante, ottica e suggestiva, ispessita e dispersa, la materia cromatica conduce a quattro considerazioni che, attraversando le loro storie personali e incrociando le vicende e gli accadimenti artistico-culturali della seconda metà del Novecento, proiettano la loro riflessione, e le conseguenti estetiche, nella piena attualità del nostro tempo, segno di un lavoro instancabile che ancora prosegue oggi e ancora molto ha da raccontare e da dire.

Le sale di Palazzo del Monferrato vivranno per aree cromatiche e zone tipologiche distinte  e, percorrendo una sequenza che isola colori e ricerche, vengono posti in relazione i capolavori in mostra, così da generare, grazie anche a questo allestimento appositamente studiato per questo luogo, nuovi confronti, promotori di possibili nuovi altri dialoghi e reciprocità, nonostante le differenze evidenti che intercorrono tra le loro opere.

Di Natale Addamiano I cieli stellati – serie di opere che rappresenta l’epicentro e l’orizzonte del suo immaginario – raccontano la sua passione per una pittura tradizionalmente intesa ed espressa, foriera di un romanticismo lirico e profondo, capace di oltrepassare i limiti stessi del paesaggio che provano a pronunciare.

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L’infinito del cielo notturno diventa pretesto per animare intensità e frequenze che vivificano il colore in innumerevoli possibilità di lettura. Luce e atmosfere, nuvole e galassie, superano la loro stessa rappresentazione e diventano uno schermo di suggestione vivace, non solo per l’occhio, ma anche per l’anima. La poesia ripetuta di Addamiano ripristina un patto di leggibilità con l’opera pittorica offerto allo sguardo dello spettatore che, disabituato dal clamore di certe proposte attuali dell’arte, in lui ritrova la forza immaginativa ed evocativa di una pittura che, senza essere accademica, rinnova la propria tradizionale attualità.

Il racconto artistico di Alberto Biasi inizia nel 1959 con la fondazione del Gruppo Enne (di cui fa parte fino al 1967), esperienza che lo porta ad essere uno dei protagonisti delle “Nuove Tendenze” dell’arte italiana nel novero di quel contesto definito come Arte Programmata. Le sue opere, in questo senso, si orientano ad una relazione stretta con lo spettatore che in essa rivela un processo di interazione attiva, dinamica e rinnovata nel tempo e nelle diverse circostanze della visione. Percezioni e movimenti, alterazioni o mutazioni, apparenti o virtuali, agiscono come elementi innovativi tesi ad agire sulla struttura stessa dell’opera che muta sempre la propria istanza fisica e intuitiva. Luce, colore, materiali innovativi, dimensione oggettuale, incidenza fisica, alterazione strutturale e visiva, meccanica costruttiva, tensioni e torsioni sono alcuni degli elementi che attraversano la prolifica e diversificata produzione creativa di questo autore capace di rivoluzionare sempre gli assunti e le categorie del proprio pensiero.

Ostinatamente pittore Pino Pinelli è certamente uno dei più coerenti ed autorevoli maestri di quelle istanze pittoriche che vengono identificate nell’ambito della Pittura Analitica. Le sue interrogazioni lo hanno portato a indagare lo status del colore quale strumento principale e concreto del fare pittura. Superata la dimensione canonica del dipinto e il rigore di una geometria strutturata, fin dalla fine degli anni Settanta, la sua materia cromatica ha saputo evolversi in atto concreto, disseminato e agito nell’ambiente, dove il gesto e il segno identificano le tensioni primarie dell’artista.

Le sue pitture assumono forme, rugosità e tattilità di elementi che evidenziano macroscopicamente quella sensibilità che si manifesta nel derma del colore stesso. Nel micro della sua essenza nascosta, in lui deflagra all’estrema conseguenza l’atto, grandioso, eroico, perfino quasi disperato, di rompere e vincere l’unita del “quadro”. Quadro non più sussistente e necessario per identificare il dipingere dell’artista, la cui autonomia si evince attraverso l’esperienza sensibile di una moltiplicazione di segni primari (rinnovati nei diversi colori) che portano la pittura a vivere ed accertarsi nel legame con l’ambiente e lo spazio che la riceve.

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Il valore della pittura di Turi Simeti – che esordisce nel 1965 nella collettiva Zero Avantgarde nello studio milanese di Lucio Fontana – sta nell’aver eletto un elemento primario a segno moltiplicatore della sua azione artistica, salvaguardando l’identità della sua personale intuizione analitica. L’ovale si pone, infatti, come cellula identificativa del suo essere che, legata indissolubilmente alla riconoscibilità diretta dell’autore, si rende capace di rinnovare, in una ripetuta e differente prassi costante, la leggibilità assoluta della superficie quale luogo dell’accadere della forma-concetto del dipingere.

Anche in lui si definisce l’azione pittorica come fatto concreto che porta l’assoluto silenzio di stesure monocrome ad incontrare il valore e il senso della fisicità oggettuale non solo intuita e lambita concettualmente, ma vissuta con ritmo sulla pelle stessa del dipinto.

La tensione della tela si anima nell’estroflessione – che troviamo in altre, diverse, ricerche di artisti della sua generazione – secondo una pratica che traccia, nel rilievo della superficie, tutta la complessa struttura di relazioni, costruzioni e forze energetiche che agiscono sotto e dietro ad essa.

Nei quattro artisti si possono seguire percorsi autonomi che portano a definire un ideale riassunto di quella vivificante stagione che, nell’Italia del Secondo Dopoguerra, ha affermato l’eccellenza di ricerche, le quali non si sono limitate ad esprimere il valore di estetiche artistiche, ma hanno anche colto la testimonianza di artisti pensatori, veri poeti, rivoluzionari e attenti recettori dei sentori del proprio tempo. Sono quattro maestri, instancabili narratori, la cui visione prosegue ancor oggi e, in questa mostra, si ha modo di cogliere un importante momento di raffronto e dialogo attraverso un nucleo importante di capolavori attentamente selezionati.

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La mostra è una preziosa occasione per poter osservare, dopo le precedenti due tappe in estremo Oriente della mostra, l’incisività dei loro racconti che, senza essersi ancora esauriti, sono la miglior attestazione di quell’esperienza dettata da una storia e da una tradizione che ha, in loro, le sue radici in un passato mai rinnegato e sempre tenuto come modello per determinare, nell’attualità del presente, il valore massimo di un’innovazione che guarda sempre al futuro. Dentro e dietro la materia del colore.

Questa esposizione è stata realizzata grazie al supporto logistico e di allestimento di Artbus

La mostra rientra negli eventi collaterali della Biennale d’Arte di Alessandria OMNIA III Edizione 2019 2020 organizzata da Associazione Libera Mente Laboratorio di Idee