Il Cristo sta diventando il cuore della città?

C’è stato un tempo in cui il Cristo era considerato quasi una “zona franca” di Alessandria, una specie di quartiere dormitorio sottovalutato e negletto anche se, a ben guardare, una sua precisa e produttiva fisionomia non è mai venuta meno.

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Al di là di quello che era una specie di pregiudizio, al Cristo si è sempre badato al sodo: poche parole e tanta gente che lavorava, seppure in condizioni più difficili e più disagiate rispetto a tanti altri concittadini.

Possiamo dire che la sostanza prevaleva sull’estetica.

E poi c’era quel cavalcavia che sembrava voler isolare una parte consistente della nostra città.

Adesso, tutto sembra essere cambiato.

Intanto, partiamo da quello che si vede: nei 2 chilometri di Corso Acqui non c’è un negozio chiuso e molte attività incominciano a sorgere anche nelle traverse e nelle zone limitrofe.

Tutt’altra è l’impressione che si ricava nel Centro storico: sono sempre più numerose le vetrine, anche quelle storiche, che chiudono i battenti e l’impressione che si ricava passeggiando nel cuore antico della città è che la crisi abbia lasciato tracce e danni forse irreversibili.

Ovviamente parliamo di “impressioni” perché le attività commerciali nel centro storico riguardano una superficie molto più vasta del solo Corso Acqui (e vie limitrofe) ma via Ferrara, Via San Giacomo, via Mazzini  e via Guasco (e traverse) per fare solo alcuni esempi di zone un tempo fiorenti, offrono uno spettacolo veramente desolante.

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Ci sono, del resto, alcuni segnali molto indicativi di questo  pubblico riconoscimento della centralità del Cristo: le tante manifestazioni molto riuscite e partecipate da tutti gli alessandrini, il Carnevale approdato in Piazza Ceriana, luogo da cui partirà anche la Stralessandria 2020, la presenza dell’ormai unico cinema cittadino.

Insomma, c’è un quartiere della città che dimostra grande vitalità, a discapito di altri che sembrano completamente immobilizzati: eppure la crisi c’è per tutti e il quadro normativo e amministrativo in cui ci si muove è lo stesso.

Penso che per la città questo sviluppo non omogeneo non sia assolutamente positivo.

Quali sono, allora, le ragioni del successo del Cristo?

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Mi pare che la carta vincente sia la grande omogeneità e unità di intenti, in primo luogo, degli operatori economici.

A metterci la faccia è il  Dott. Mutti, il presidente dell’associazione attività e commercio di Corso Acqui,che grazie anche alle capacità e all’intraprendenza di personaggi come Stefano Venneri, ha creato un gruppo compatto e con grande voglia di fare .

Sono persino già stati programmati e presentati gli eventi che animeranno il Cristo nella prossima primavera. Sempre più cose, sempre più idee per coinvolgere il commercio e tutti i concittadini.

E il resto della città? Tutto (o quasi) tace.

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Possibile che manchino persone, volontà e idee? Possibile che non si possa lavorare tutti insieme?

Nessuno ha la bacchetta magica, ma forse è giunto il momento di non ragionare più a comparti stagni, ma di parlarsi, confrontarsi e mettere in comune idee, esperienze e proposte.

La città è una sola, non è più possibile ragionare per schemi, associazioni, zone, quartieri, vie: prendiamo esempio collaboriamo con chi lotta con successo contro la crisi e uniamo le forze.

Salvare questa città così grigia è nell’interesse di tutti!

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Massimo Taggiasco