come e perché raccontare il mondo dell’arte (4) L’Arte Come Desiderio

(tratto dall’ArtFanZine “Come difendersi dall’arte” dell’associazione d’arte AL51, pubblicato allo scopo di ricordare che gli artisti non sono dei privilegiati, anzi patiscono ora la gravità del momento e anche nel futuro subiranno difficoltò; in Piemonte vi sono migliaia di piccole attività, individuali (85mila) ovvero imprenditoriali (11mila), senza dimenticare circoli e le associazioni che vivono, anzi sopravvivono eppure offrono arte, spettacolo, intrattenimento di qualità e di cui abbiamo tutti quanti necessità sia per tener alto il morale, sia per rinsaldare i legami sociali)

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L’arte o un artista hanno davvero bisogno di uno spettatore?

Spettatore e artista si affrontano e si confrontano da posizioni diverse in una relazione convenzionale in cui al ruolo passivo del primo ne corrisponde uno attivo dell’altro, avviato attraverso un atto creativo originato da un’idea che progredisce, si materializza, si offre alla visione o addirittura alla contemplazione.

Un artista senza pubblico è ancora un’artista?

Lo spettatore, obiettivo della creazione artistica potrebbe essere indotto a ritenersi destinatario pressoché esclusivo dell’opera d’arte ed alcuni dipinti, sculture, installazioni possono provocare veri e propri shock emotivi, capaci di attrarre un osservatore al punto di indurlo a desiderare di toccarle, di stringerle a sé, di salirci sopra, di sfidare ogni convenzione correndo rischi sempre più audaci.

Il furto e per certi aspetti anche la rapina di opere d’arte, potrebbero apparire come un puro atto di immaginazione, poiché il ladro d’arte vive in una sorta di universo parallelo che lo elettrizza e gli fa considerare “a portata di mano” le immagini da cui è affascinato.

Una tendenza subdola che maschera un’intelligenza malsana del ladro specializzato in opere d’arte, malvivente assai diverso da quello che arraffa qualunque oggetto prezioso per trasformarlo in denaro a breve.

Una sorta di innamoramento fra spettatore ed opera d’arte, assimilabile a quello fra esseri umani, tant’è che i bollettini del Nucleo Tutela Patrimonio culturale dei Carabinieri in cui sono elencate le opere d’arte trafugate, vengono intitolati “Arte in Ostaggio”.

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Infatti, la presentazione precisa che “Quanto trafugato non viene considerato perduto, ma solamente tenuto in ostaggio da chi svolge o si avvale di un’attività criminosa, che può essere validamente contrastata attraverso la consultazione di queste pubblicazioni, (…) anche e soprattutto da parte degli addetti ai lavori, dei mercanti d’arte, degli antiquari e di tutti i cittadini”.

Il dramma si consuma con la distruzione dell’opera d’arte, che può essere perpetrato anche da alcuni artisti per la loro concezione dell’arte, quale sommatoria di distruzioni in opposizione netta al pensiero di Pablo Picasso (1881-1973), per il quale l’arte è sommatoria di addizioni.

Sarebbe interessante avviare una valutazione psicologica su atti vandalici, iconoclastie e iconofobie moderne (non sono assimilabili) e sulle loro motivazioni: di origine politica, come gesto di protesta, come frutto di azioni scellerate compiute da persone con disturbi mentali…

Anche per interrogarsi sulla storia delle distruzioni delle opere d’arte, intesa come “distruzione dell’arte” ovvero come “arte della distruzione”, avendo come appendice le opere a tempo, con una scadenza, che si autodistruggono, che proclamano il diritto all’eutanasia.

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Quello sull’arte è dunque un discorso infinito, che offre innumerevoli spunti tanto per la critica quanto per le narrazioni, essendo l’opera d’arte immersa in un eterno presente inteso quale tempo che si fa spazio dentro di noi per condensazioni e libere associazioni.

Giova concludere queste poche righe di spunti sul tema, con una riflessione consegnata a tutti noi a suo tempo dal bibliotecario, storico dell’arte e archeologo Johann Joachim Winckelmann (1717-1768) “La generale e principale caratteristica dei capolavori greci è una nobile semplicità e una quieta grandezza, sia nella posizione che nell’espressione. Come la profondità del mare che resta sempre immobile per quanto agitata ne sia la superficie, l’espressione delle figure greche, per quanto agitate da passioni, mostra sempre un’anima grande e posata” (Pensieri sull’imitazione delle opere greche nella pittura e nella scultura).