Incendio nei boschi di Chernobyl. La nube radioattiva è arrivata sull’Italia

CHERNOBYL – La nube radioattiva che si è sprigionata a causa degli incendi che dal 7 al 14 aprile hanno colpito la zona di esclusione del disastro nucleare di Chernobyl non si è limitata a transitare sull’Ucraina ma, secondo quanto rivela uno studio del centro di ricerca francese ISRN, ha raggiunto buona parte dell’Europa, Italia compresa. La buona notizia è che il tasso di radioattività, pur superiore al normale, non sarebbe però pericoloso.

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A Kiev – scrive ISRN –  le attività di maggior volume di cesio 137 nell’aria sono state registrate per il periodo dal 9 all’11 aprile 2020 con una misurazione a 470 micro becquerel/metro cubo (µBq/m3) (campione prelevato dal 9 al 10 aprile) e un altro a 700 µBq/m3 (campione prelevato dal 10 all’11 aprile). Un valore di 1.200 µBq/m3 nella notte dal 4 al 5 aprile 2020 è stato segnalato anche dal Centro scientifico e Tecnica statale per la sicurezza nucleare e radiologica ucraina, ma non è stato confermato. Questi valori sono significativamente più alti dei valori normalmente misurati in cesio 137 nell’aria a Kiev 4 e attestano il passaggio di masse d’aria contrassegnate dalla radioattività. Essi tuttavia rimangono moderati e senza conseguenze per la salute. Nella zona di esclusione di Chernobyl c’è una contaminazione dell’aria molto più elevata, a causa della vicinanza dei dispositivi di misurazione all’area bruciata. Per un vigile del fuoco che è intervenuto per 100 ore nella zona di esclusione in un ambiente con un’attività di volume di 1 Bq/m3 (o 1.000.000 µBq/m3) di cesio 137 e 1 Bq/m3 di stronzio 90 (ipotesi più elevata rispetto alle misurazioni effettuate nell’area), la dose calcolata corrispondente all’inalazione di fumo radioattivo dovuto all’incendio è di circa 13 micro sievert (µSv). Va notato che questa dose è molto inferiore a quella risultante dall’esposizione esterna dei vigili del fuoco alle radiazioni emesse dal suolo contaminato che, nella zona di esclusione, è molto spesso più elevata a 1 µSv/h. Ciò è coerente con le stime fatte in passato dagli scienziati ucraini che indicano che le dosi ricevute dai vigili del fuoco a causa dell’inalazione di fumi seguenti gli incendi sono dell’ordine dell’1% della dose ricevuta dall’esposizione alle radiazioni del suolo. Per un residente di Kiev esposto per alcuni giorni a livelli di radioattività comparabili a quelli misurati dalle organizzazioni ucraine in città la dose ricevuta da un adulto per inalazione è meno di 1 nano sievert (1 nSv=0,001 µSv) che è un valore estremamente basso. Le simulazioni effettuate mostrano un buon accordo tra le misurazioni fornite dagli ucraini e il risultati di modellazione. Su questa base, le simulazioni ISRN indicano che le masse d’aria provenienti dall’area degli incendi verificatisi il 5 e 6 aprile sono stati in grado di raggiungere la Francia e prima ancora l’Italia la sera del 7 aprile 2020. Al 14 aprile, queste masse aeree coprivano ancora metà del territorio. I livelli di radioattività previsti in Francia sono estremamente bassi, inferiore a 1 µBq/m3 in cesio 137. Le emissioni che si verificano tra il 9 aprile e l’11 aprile 2020 sono le più significative in base alla modellazione. Le condizioni meteorologiche prevalenti fino al 14 aprile hanno favorito il trasporto di masse d’aria dall’area di questi scarichi in Bielorussia, Ucraina meridionale, Romania orientale e Bulgaria. E queste masse d’aria hanno raggiunto con concentrazioni più basse i Balcani e l’Italia”.