Dal Cristo molte proposte per uscire dalla crisi
ALESSANDRIA – Un’altra serata riuscita. Sono stati oltre 50 i partecipanti online alla seconda assemblea virtuale dei Commercianti del Cristo. Un’iniziativa che piace e sta cescendo settimana dopo settimana. Opinioni, domande e risposte, confronti e idee per come ricominciare.
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“Sono particolarmente lieta – dichiara l’Assessore Vittoria Poggio – del clima costruttivo che si è subito creato ieri sera tra i tanti commercianti intervenuti, durante il quale sono state formulate chiare e precise proposte e richieste alle quali le istituzioni nazionali, da quelle centrali a quelle locali, sono chiamate a dare una celere e concreta risposta. Per quanto mi riguarda, la Regione Piemonte, senza entrare ora nel dettaglio dei molti e variegati provvedimenti intrapresi o in corso di definizione, oltre a porsi come ente intermediario e di coordinamento tra le suddette categorie e il governo centrale, grazie anche alla Conferenza Stato-Regioni, ha già posto in essere tutta una serie di misure economico-finanziarie relative al mondo del commercio e del turismo regionale, sfruttando tutte le possibilità presenti nella Legge di bilancio appena approvata, la quale subirà altresì le opportune modifiche volte a riconfigurare, ricalibrare e implementare alcune specifiche voci di bilancio necessarie allo scopo. Infine, alla luce di questa emergenza economico-sanitaria, saranno rimodulati anche i piani normativi e progettuali ovvero le misure principali del Piano regionale di Competitività, il quale ha logicamente un arco temporale biennale o triennale”.
Molte le domande dei Commercianti sul Bando Regionale fatte all’Assessore. Le proponiamo tutte:
1) In merito alla meritevole iniziativa della Regione di venerdì scorso, può dirci indicativamente quando uscirà il bando e la tempistica in cui le aziende devono aver attivato il finanziamento di cui una parte a fondo perduto?
L’accesso al bando è consentito alle aziende che hanno attivato una linea di finanziamento dal 17 marzo 2020 fino al 31dicembre 2020. La DGR è stata approvata venerdì scorso e la delibera d’indirizzo per la messa in opera del bando passerà in giunta
venerdì, penso che il bando entrerà effettivamente in opera entro la prossima settimana, anche alla luce del disegno legge che andremo ad approvare nei prossimi giorni, volto alla sburocratizzazione dei processi regionali.
2) É vero che le somme a fondo perduto varieranno a seconda della cifra di finanziamento richiesto?
Si, le percentuali variano in base al finanziamento richiesto:
– per importi inferiori a 50.000 euro il contributo massimo sarà di 2.500 euro
– per importi fino a 100.000 euro il contributo massimo sarà di 5.000 euro
– per importi tra 100.000 e 150.000, il contributo massimo sarà di 7.500 euro
3) Le garanzie saranno date al 100% da Finpiemonte o per chi essa, oppure ognuno deve provvedere le aziende?
Questo bando non prevede garanzie in quanto non eroga un finanziamento ma concede un contributo a fondo perduto.
4) Sarà indispensabile fare la pratica attraverso le banche oppure tramite i commercialisti in maniera semplificata, eventualmente compilare e inviare le domande per snellire e accellerare la procedura?
Le domande per accedere a questo bando, saranno fatte sul sito di Finpiemonte o della Regione Piemonte, con pochi semplici passaggi. Il gestore del procedimento è direttamente la Direzione Competitività del sistema regionale che, entro 45 giorni massimi processerà ed erogherà il contributo.
5) La Banca che riceverà l’accredito del bonifico del finanziamento, potrà utilizzare la copertura dei suoi crediti pregressi oppure, come si auspica, quei denari potranno essere considerati soltanto liquidità utilizzabili dalle aziende per far fronte aquesta emergenza?Questa linea di credito a fondo perduto, vuole andare ad aiutare le imprese che sono state colpite da questa tremenda pandemia, andando ad alleggerire gli oneri e gli interessi connessi ai finanziamenti. Quindi queste somme, potranno essere utilizzate dall’imprenditore e dall’Istituto di credito esclusivamente per far fronte a queste spese.
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6) Per i professionisti, tipo: geometri, ingegneri, avvocati nonché commercialisti, esiste la possibilità di accedere a questi finanziamenti oppure è una prerogativa di commercianti e artigiani?
Sì, questo fondo è anche per i lavoratori autonomi.
“In primis come assessore al Welfare – ha detto l”Assessore ai Lavori Pubblici del Comune Giovanni Barosini – annuncio che costruiremo il cimiterino per gli animali nell’ambito del progetto di affidamento e ristrutturazione in partnerariato (bando in corso) dei nostri 14 Cimiteri degli umani. Al Cristo massima attenzione alle piazze, riqualificheremo Piazza Ceriana e Piazza Campora. Aumenteremo le piste ciclabili per sopperire alle ‘distanze sociali’, quindi più salute e meno inquinamento. Faremo investimenti ingenti sulla sicurezza, ormai concetto fondamentale: delle scuole (antisismica). Abbiamo e continuiamo, nella nostra Comunità, ad avere dei morti, distinguendoci per le anomalie statistiche che pur qualche scientifica motivazione avranno. Dobbiamo assolutamente sapere e quanto prima conoscere in profondità, è un allarmante diritto, più che sacrosanto. Questa la prima pretesa dal mondo tecnico-scientifico. Rsa, Case di Riposo o (tristemente) ospizi. Personalmente ritengo sarebbe utile (appena le condizioni lo permetteranno) una Commissione (come Associazioni) per approfondimenti con rappresentante Prefettura e assessore regionale per monitoraggio trasparente della situazione, con dati ed analisi alla mano. Per l’aspetto socio-economico: il mondo é cambiato, almeno parzialmente ed il Comune dovrà essere protagonista a raccogliere le multiple istanze delle varie categorie e favorire in ogni modo gli imprenditori, artigiani e commercianti. Ma anche di chi non possiede nulla di certo e tangibile. La Politica non deve essere ‘passiva’ rispetto alle indicazioni della scienza ma saper essere e ricercare ostinatamente il giusto equilibratore tra “salute e mercato”, proprio qui sta la capacità particolare del politico a tutti i livelli in questa fase straordinaria. Altro aspetto che tengo sottolineare . In questa fase è aberrante polemizzare, a tutti i livelli, è fondamentale la coesione, la partecipazione, il senso di comunità; però una domanda mi logora continuamente: ma un ‘piano pandemia’ nazionale esisteva o no? Perché pur con 2 mesi di tempo non si è elaborato? E l’Europa, che finalmente tutti ormai (o quasi) riconoscono, che ruolo di strategia economico-sanitaria ha sin qui svolto? Aspettiamo con speranza queste risposte. Infine due pensieri: alle tante persone con disabilità che stanno soffrendo maggiormente questa ‘solitudine’. Ma nel piccolo mi adopero e sono a disposizione. L’altro mio personale ringraziamento va ai tanti lavoratori del gruppo Amag (in particolare Ambiente, maestranze e dirigenza) che stanno dando il massimo per questa Città, troppo spesso ‘maltrattata’ da tanti di noi. Cogliamo l’occasione per farla rinascere e tenerla pulita come, per ovvie cause di forza maggiore, lo è in questi giorni“.
Infine l’intervento del Direttore Provinciale Ascom Alice Pedrazzi. “L’emergenza economica deve essere trattata con la stessa straordinarietà e la stessa tempestività di quella sanitaria. Per contrastare l’epidemia di Covid-19 sono state messe in campo – giustamente – misure straordinarie, mai viste nel nostro Paese, pensiamo solo alla limitazioni delle libertà personali o al blocco della stragrande maggioranza delle attività produttive e commerciali. Mai erano state prese decisioni di una tale gravità nella storia recente nel nostro Paese. Ebbene: abbiamo bisogno e chiediamo a gran voce la stessa straordinarietà per le misure economiche, perché le imprese stanno affrontando una situazione drammatica, anche questa mai vissuta prima. Ed è innegabile che sono e saranno i piccoli imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi quelli a pagare più direttamente ed in modo più forte questa crisi. Ciò che è stato fatto non solo non è sufficiente, ma è a tratti inaccettabile per le aziende. Parliamo di preparare la Fase Due, quella delle riaperture: bene, vorremmo avere imprese da riaprire quando sarà il momento, perché se andiamo avanti così rischiamo di averne molte meno. Ed invece non possiamo permettercelo. Nessuna impresa dovrebbe rischiare la chiusura per colpa del Coronavirus. Almeno per la Fase due, visto che per il lockdown non è stato così, chiediamo regole chiare e tempestive. Le imprese devono sapere ORA come e quando riapriranno. Ora devo conoscere i protocolli di sicurezza sul rischio Covid-19 che le riguarderanno e che dovranno attuare. Perché devono avere il tempo di prepararsi. Interventi che dovranno essere attuabili, anche per i piccoli imprenditori, e che non dovranno pesare economicamente sui bilanci, già così provati, delle imprese stesse. E poi attenzione al futuro: dare liquidità alle imprese chiedendo loro di fare nuovo debito, non sempre è la strada migliore. E certamente non può essere l’unica. Perché le imprese non stanno chiedendo finanziamenti per fare investimenti, ma per sopravvivere ad una crisi impronosticabile e non certo a loro imputabile. E questi soldi dovranno essere restituiti: non vorremmo che le altre “vittime” del virus, quelle economiche, arrivassero tra 24 mesi, quando gli imprenditori saranno chiamati a rimborsare i finanziamenti, dopo il periodo di preammortamento. Ecco perché chiediamo a tutte le istituzioni, statali, regionali e locali, lo STOP di tutti i tributi almeno fino al 30 ottobre. Attenzione: non la sospensione, ma la cancellazione. Perché sospendere non avrebbe senso: perché si dovrebbero pagare, anche se in ritardo ma pur sempre pagare e per giunta nella stessa misura, imposte e tributi legati ad una attività che non è stata esercitata? Oltre al danno sarebbe anche davvero la beffa. Facciamo un esempio concreto: i bar ed i ristoranti che si trovano a dover pagare l’occupazione del suolo pubblico per dei dehors che hanno tenuto chiusi per due mesi e forse più. E così moltissime altre categorie del piccolo commercio. Crediamo che gli imprenditori, ancora una volta, abbiano mostrato in questa emergenza il loro lato migliore, con senso di responsabilità e voglia di mettersi al servizio della comunità, hanno spesso fornito quelle risposte e quei servizi che nessuno – non certamente le grandi piattaforme online o la gdo – è state in grado di svolgere in modo così puntuale. E lo hanno fatto, ad esempio, riconvertendosi in fretta a mezzi di vendita, come la consegna a domicilio, che non erano loro familiari. Non solo, l’hanno fatto portando nelle case non soltanto merci e prodotti essenziali, ma anche sorrisi e calore umano, quelle merci che fra le norme del distanziamento sociale tanto stanno mancando a tutti. Ecco, noi crediamo che questo la comunità non lo dimenticherà facilmente e che in qualche modo questa crisi abbia reso evidente a tutti il valore non soltanto economico e occupazionale, ma sociale ed identitario nei piccoli negozi di vicinato. Ora le istituzioni hanno il dovere di fare più di un passo verso questi imprenditori, che spesso sono famiglie, non entità astratte o multinazionali, ma famiglie, per permettere loro di risollevarsi ed andare avanti. Perché possano avere non solo fiducia nel futuro, ma un futuro. Diciamo, anche se ci sarebbe molto da discutere anche su questo punto, che il virus sia arrivato all’improvviso e ci abbia colti impreparati: ecco, tutti gli imprenditori – con grande senso del dovere e responsabilità verso se stessi, i propri dipendenti, i propri clienti e la comunità, oltre che verso medici, infermieri, personale sanitario impegnati in prima linea, si sono fermati. Per provare a fermare il picco e per dare il tempo alle Istituzioni ed al sistema sanitario tutto, di organizzarsi per affrontare questa emergenza con la quale, come ormai tutti noi sappiamo, dovremo convivere forse a lungo. Gli imprenditori hanno fermato le loro attività in modo responsabile e spesso anche anticipando i vari divieti e le sospensioni, gli imprenditori si sono fermati. Perché la salute pubblica ha, ovviamente, per tutti la priorità assoluta. Ora però dobbiamo accertarci che le imprese non facciano un solo giorno di chiusura in più, rispetto allo stretto necessario. Se gli imprenditori fossero costretti a chiudere anche solo un’ora in più di quello che è strettamente necessario, la responsabilità di chi prende queste decisioni sarebbe enorme, di certo non inferiore a quella di non tutelare a sufficienza la salute pubblica. Perché, e lo ripeteremo fino a che avremo fiato, accanto all’emergenza sanitaria, c’è quella economica. Che sta aspettando interventi straordinari ormai da troppo tempo. E’ ora di metterli in campo. Le aziende stanno facendo la loro parte, in ogni modo. Devono essere messe nelle condizioni di avere un futuro. Il futuro che si sono costruite con anni di sacrifici“.