“Cristo”, 2193 anni fa l’origine del nome della località di Alessandria, ora Quartiere
L’origine del nome del Quartiere di Alessandria denominato “CRISTO”, è corretto ritenere che sia la distorsione dell’antico nome di CARISTO (in greco Karystós; in latino Carystus), città abitata da Liguri Stazielli distrutta nel 173 avanti Cristo dagli antichi Romani (l’attuale Acqui Terme, ove nei pressi c’è egualmente una località Cristo).
Una leggenda vuole che il nome della zona, poi quartiere, Cristo derivi da un affresco col volto di Gesù Cristo dipinto sulla facciata di una casa, ma occorre considerare che l‘uso della denominazione era preesistente di molto alla costruzione di quell’abitazione. Come pure sono preesistenti le citazioni rintracciabili in testi seicenteschi, che appunto andavano a confermare la denominazione corrente.
Non vi sono che labili tracce è vero, desunte da testi in merito all‘esistenza di un Borgo Carysto che sarebbe stato edificato sulla strada che da Genova porta a Tortona. Di certo v’è che in quel tempo la zona ove ora insiste il “Cristo” c’era una striscia di terra abitabile inserita a ridosso di una palude: quella stessa, prosciugata, secoli dopo divenne la Città di Alessandria (detta anche città della palea, della palude appunto), nata ufficialmente nel 1168 attorno al preesistente nucleo abitativo di Rovereto (ora Borgo Rovereto, inglobato nel centro cittadino).
(estratto dal saggio “CARISTO, la città rubata” che sta in “Scrivere cinema low budget in Alessandria”, Claudio Braggio, Opificio delel Arti, Alessandria, 2009)
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Caristo è una città rubata dalla storia: fondata dai Liguri Statielli, sorgeva più o meno dove ora è insediata Acqui Terme (in provincia di Alessandria); venne distrutta dai Romani nel 173 avanti Cristo, gli abitanti uccisi o dispersi; ma il Senato di Roma riconobbe l’errore di quell’azione che aveva ormai segnato lo sviluppo futuro del territorio attualmente detto alessandrino.
Quella di Caristo (in greco Karystós; in latino Carystus) è una storia affascinante.
Una città abitata da Liguri Stazielli o Statellati, ma definiti da vari autori anche Statiellesi, Statiglieli oppure Statelli e che fra loro si chiamano Ambrones.
Una città rubata non soltanto perché venne distrutta nel 173 avanti Cristo dagli antichi Romani, che uccisero almeno diecimila dei suoi abitanti.
Un mistero avvolge quella vicenda.
Il console Marco Popilio Lenate si accanì anche l’anno successivo contro gli abitanti, uccidendo forse addirittura altri seimila Liguri Statielli.
I sopravvissuti di quella furia senza motivazioni furono venduti come schiavi, ma la vendita venne poi invalidata dal Senato di Roma.
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Altri si dispersero per il territorio andando ad accrescere alcuni borghi o creandone di nuovi tutt‘attorno alla città distrutta.
Così fu per Cartosio, Denice, Silvano d’Orba, Visone in provincia di Alessandria e Campo Ligure in provincia di Genova.
Dei prigionieri deportati s’è perduta ogni traccia, tranne che per labili notizie concernenti il centro di Cariseto, che insiste sul territorio comunale di Cerignale in provincia di Piacenza.
I Liguri in fuga si stabilirono anche sui terreni dell’attuale Quartiere Cristo di Alessandria e senz‘altro ebbero contatti con il centro romano di Forum Fulvii, l’attuale Villa del Foro sobborgo di Alessandria (c’è una zona archeologica con annesso antiquarium).
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I dispersi giunsero sino a Gamondio, l’attuale Castellazzo Bormida (in provincia di Alessandria).
Il Senato di Roma riconobbe il torto subito gli Statielli e fece restituire i beni malamente tolti.
Sul luogo ove sorgeva Caristo ora insiste la Città di Acqui Terme (in provincia di Alessandria), prima detta Acquae Statiellae dai Romani che la ricostruirono interamente.
Quale fine fecero gli abitanti della città rubata?
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Le tracce sono perdute e l’unica cosa che si può fare è tentare di tracciare una sorta di mappa.
L’importanza di Caristo era dovuta all’importanza strategica di una pista se non di una vera e propria strada che permetteva di valicare agevolmente gli Appennini: un tracciato che venne sfruttato dai Romani quando costruirono l’Aemilia Scauri che assicurava il collegamento fra Piemonte e Liguria e quindi verso la Francia e la Spagna.
Una delle più antiche vie degli Stazielli correva da Caramagna a Cassinelle passando per la Cappelletta, mentre l’Aemilia Scauri nasceva a Dertona (Tortona), sfiorava Acqui Terme, costeggiava il fiume Bormida all’altezza di di Spigno e si inoltrava nell’Appennino scavalcandolo presso Cadibona, quindi scendeva verso Vado Ligure per proseguire per la Gallia e garantire l’accesso sino alla Spagna.
V‘è da considerare anche per la presenza di acque termali particolarmente apprezzate anche dagli antichi Romani.
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Una grande concentrazione di barbari, nel nostro caso forse alcune decine di migliaia, era sempre considerata un pericolo da Roma, che preferiva lasciar sviluppare agli autoctoni piccoli centri così da poterli più facilmente controllare.
Infine, c’era sempre la necessità per il Senato di acquisire nuovi territori fertili ove insediare coloni nelle zone d’influenza e favorire l‘emigrazione da Roma, subissata dai gravi problemi della sovrappopolazione.
Ma dove andarono gli abitanti in fuga da Caristo?
Il bosco della zona di Marengo era considerato sacro e parte del territorio alessandrino era allora una palude, quindi zona poco appetibile per i Romani.
I Liguri erano insediati da molto tempo nell’attuale Basso Piemonte: vi erano molti piccoli villaggi sparpagliati e le genti di Caristo preferirono farsi accogliere in questi o costruirne di nuovi piuttosto che rimettere in sesto la loro grande città.