Il mio amico Eric

Erik Cantona identificato al tempo in cui giocava con il Manchester United come il “King” dei ‘Diavoli Rossi’ con Ken Loach il nobile Regista di film che tratta tematiche a sfondo ‘sociale’ con particolare sguardo agli ultimi della classe lascia un segno indelebile ai fruitori ricamando una ‘Trama’ per offrire un architettato frammento di vita vissuta o meno di un suo ‘supertifoso’. Un film < Il mio Amico Erik > – in parte – nei contenuti potrebbe apparire ‘raccogliticcio: ma non sarà così.

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di antonino freni

La conclusione dell’Opera lo confermerà. Con ‘leggerezza’ assume un carattere’didascalico’. I due Protagonisti entrambi a nome Erik interpretano il primo quel mitico campione di Calcio Erik Cantona e l’altro Erik ‘il Postino’: un uomo semplice, umile e mite travagliato da molteplici problemi personali.
Un film ‘melenso’ con il sergente Erik Cantona che dispensa ‘ordini’ con significative similitudini nelle istruttive ‘Parabole’ di Vita vissuta. “Tu credi che i miei amici siano meglio dei tuoi?” “Se non entri nella tana della tigre… “Se cambi le cose cambi le possibilità…”. “Devi prima sorprendere te stesso”. “Se non sei più alto devi saltare” “Se l’avversario viene a sinistra tu devi andare a destra o viceversa”. ” 60 mila ” Persone sugli spalti ti guardano e io cerco di far loro un regalo”. Loro da me vogliono che io compia l’Impresa; ce la metto sempre tutta, vado in campo e ci provo giocando al massimo, quando ci riesco sono immensamente Felice”. “Il mio miglior gol è stato il passaggio ad un mio giovane compagno di squadra che stimavo e lo vedevo come futuro campione “. “Se non hai fiducia non puoi andare avanti”. Senza prendere alcuna ‘Cantona-ta’. Cantona si presta – idealmente – con successo per confezionare la nostra ‘Figurina Parlante’.
Un Uomo: un Uomo tutto d’un pezzo senza fronzoli che ha badato sempre al sodo quando giocava; quando faceva spogliatoio e si adoperava come secondo Tecnico senza dare tanto nell’occhio ai suoi Allenatori.
I Tecnici che lo ‘gestivano’ comprendevano la Grandezza atletica ed umana di quell’Erik: di quel ‘Tizio’: di Eric ‘Cantona’ che rese come non mai grande il ‘Manchester United’ con una certa continuità. Sembra che i Geni provengano – in gran parte – da quella favolosa Cittadina britannica.
Riconosceremmo le giocate e l’andatura di Cantona anche se indossasse un’anonima maglia senza il ricamato suo nome sulle spalle; del resto saremmo in grado di riconoscere altri immensi campioni – purtroppo – non di Tutti. Quelli che non riconosceremmo – con dispiacere – navigherebbero nell’anonimato. Non ci sarebbe l’Illuminazione. Qui la differenza col cedere il passo, lo scettro a fior fiore di autentici Campioni.
“Devi fidarti dei tuoi Compagni altrimenti tutto è perduto”. Un punto fermo.
Questo ‘Duo’ nella ‘vessata’ prosa in duplice azione realizza imprese impossibili mettendo in recita una vera e propria ‘Psicologia applicata’ da condividere pienamente nelle più difficili circostanze che la vita possa sistematicamente riservarci – nessuno escluso – .
Eric Cantona veste la parte ‘ ìndice ‘ ed Erik ‘Il Postino’ quella di ‘ Vìndice ‘. Tra loro Il mago della cinepresa Ken Loach – non smentendosi – sfodera l’asso dalla “Manica” nell’Oltre Manica, cucendogli addosso una ulteriore ‘Medaglia’.
Un Reale … Vero Asso del ‘Pallone’ assume un ruolo guida anche fuori dal Calcio: quell’ Erik Cantona, ordinato, determinato, altruista – apparentemente ‘spigoloso’ – Uomo simbolo baciato dall’ascendente compartecipativo: tra il solista del gol e l’uomo ‘Timoniere’. Completa consapevolezza di sé. Il Faro della squadra che non si è mai ‘montato’ la Testa: che ogni allenatore vorrebbe avere sempre con sé. Oggi scelto da Noi non a caso ma con ‘artata’ e mirata causalità. Una Perla di rara grandezza, se (non) di eccelso valore: sicuramente di eccezionale caratura per il ruolo di ‘Consigliere’ ad un suo tifoso in ‘deprivazione sensorale’ che versava in ‘trance’ nei dispersi fragilissimi ‘Giorni Perduti’ che accompagnano ogni Individuo nel corso della propria Vita: messo a dura prova in un momento di crisi coniugale.
Negrito Blanco: “In un mondo che pensa in grande a saziarsi del superfluo con spregio di ogni elementare Regola di Vita, rifugiarsi nella Poesia – nell’aiuto concreto di un autentico Amico – è salvifico per poter superare gli ostacoli che la Vita para davanti anche ai presunti ‘Padri Eterni’ dotati dalla più subdola megalomania che altera i loro ‘limiti’ travolgendo una sana e virtuosa Esistenza”.
“Quando l’Esperienza è capace di attenuare le reazioni emotive. Erik il Tifoso, Ammiratore che conosce di Cantona – a menadito – ogni gol realizzato: con che squadra e dove; ricordando persino i ‘passaggi’ più azzeccati. Possiede anche una memoria storica ‘enciclopedica’ strettamente riferita al suo omonimo pupillo. Il fedele tifoso Erik era riuscito a cogliere incontro dopo incontro, partita dopo partita vista e rivista allo Stadio e al Pub coi suoi amici tutti ‘Postini’ le Gesta di un autentico Campione; immortalandole in foto ritagli e di giornali nella sua intima stanzetta e nel profondo dell’Anima. Tiri al fulmicotone da ogni angolazione.
Uno svago straordinariamente appagante che lo intrideva di una malattia ‘tifoidea’ sotto il punto della contagiosità sportiva. Così, dal Postino di Pablo Neruda con Troisi e la Cucinotta passiamo dalla Poesia alla Psicologia con studiata e voluta ‘Macchina da Presa’.
“Il deus ex machina” Ken Loach capace di studiare i più disparati e misteriosi ‘meandri’ dei fenomeni terreni li mette alla prova, in ogni scena così da erigerli a Fenomeni ‘Ultrà-Terreni’ compiendo nuovamente l’ennesimo miracolo.
Ken Loach con la maestria del regale regista che lo contraddistingue porge a Cantona l’occasione per recitare una parte a lui congeniale: visti i buoni risultati raggiunti con la sua proverbiale capacità di fare spogliatoio. La parte di uno ‘psicoterapeuta’, un ‘Padiglione auricolare’ posto a presidio di un suo giovane tifoso attraversato da uno dei tanti drammi esistenziali. “Mio Dio come si perde quest’Uomo…”. “Senza rischiare non possiamo superare le difficoltà”. “Porta a termine le tue rivincite…”. “Ridere è la medicina migliore”. “Io non sono un Uomo! Io sono Cantona!”. “I ricordi più belli sono i più difficili da affrontare”. Invita l’amico ad aprire il baule dei ricordi così facendo il Postino leggerà un biglietto d’amore della compagna Lily nel quale la medesima scriveva: “Caro … debbo darti una spiegazione, ti amavo e te ne sei andato, mi hai lasciata a crescere i figli da sola e sono andata a pezzi” Da questo ‘messaggino’ si prendo lo spunto per la ‘Ripartenza’, per la riconquista della donna a suo tempo ‘perduta’ a causa d’intrigate vicende familiari. Cantona gli suggerisce che “La più nobile vendetta è il Perdono”. “Hai voluto la bicicletta adesso devi pedalare”. “I tuoi problemi si chiamano ‘attacchi di panico’. “Sì è vero ero terrorizzato, avevo paura di tornare a casa, sono diventato un commediante”. Caduto in depressione e non presentandosi più agli appuntamenti calcistici viene spronato anche dai suoi amici: “Erik puoi cambiare moglie, fede religiosa e altro ancora ma non la tua squadra”. Allora Cantona con un’altra salutare lezione gli dice: “Impara a dire di no! Prima ti avevo insegnato a dire di sì, adesso ‘tira fuori le palle’:’ tirare fuori le palle!’ Hai capito? Altrimenti rimani bloccato a vita”.
Da “Il Pensiero fluttuante della Felicità” di Mario Luzi
< Tu che ne sei come il vessillo spiegato e medichi e risarcisci il disinganno patito nei miei simili e in me dai tempi dei tempi e dal mite e dal terribile … Un anno sorge dal suo Enigma > .
Erik il Postino davanti alla foto di Erik Cantona in un momento di sconforto lo implora ed ‘esotericamente’ Cantona gli appare come una ‘madonna’. La separazione pilotata, indotta indebitamente dal possessivo genitore invasivo, invadente lo obbliga ad abbandonare la relazione con la giovane piccola Lily. Da qui nasceranno i problemi.
Così accadde e da lì l’andar di matto, fuori di testa: fumate e ‘fumatine’ per affrontare la drammatica crisi coniugale. Inizia un calvario devastante e l’aiuto di Cantona e i suoi consigli lo porteranno a recuperare un certo equilibrio che sembrava sfuggitogli di mano.
“IL figlio di un dio inferiore’ così si salverà attraverso piccole ma efficaci lezioni di vita, con una ‘sequela’ di comandi, inviti, sollecitazioni a cui il tifoso Erik non era avvezzo. Non aveva acquisito le necessarie ‘difese immunitarie’ poiché avendo sempre duramente combattuto per la Vita e lavorato com umiltà non aveva trovato il tempo necessario di acquisire quella benché minima cultura sufficiente per superare piccoli e grandi ‘Drammi’.
Un momento difficile apparso nel percorso esistenziale di una delle tante persone normali semplici e umili che popolano le nostre periferie e che senza un adeguato supporto psicologico si rifuggerebbero nell’alcol e nelle droghe devastandosi anima e corpo. Fino allo stordimento totale delle forze fisiche e morali nelle svariate e molteplici difficili prove esistenziali.
“Erik campione del mio cuore – se sei proprio tu! – dimmi qualcosa in francese?”: “Apri il baule dei ricordi”. “I ricordi più belli sono i più difficili da affrontare”. Erik asserisce dicendo: Il mio ricordo più bello sono le mie scarpe scamosciate blu come il colore dell’anima; poi inopinatamente le ho bruciate e me ne dispiaccio”. La prima lezione inizia con l’incamerare e seguire il primo punto fermo: dire “No!”, No!! con forza, con convinzione, con risolutezza ai guasti dell’avverso destino.
“Tu devi dire no alla malattia”. Grande opera di persuasione.
Metaforicamente: “Niente Lavoro, Impegno: niente ‘mangiare'”. ‘Noò!’ Qui la mimica è davvero esilarante e convincente anche per ‘Noi’ presunte vittime di ferite e torti. Il problema – si risolve, si realizza col rischiare, solo così si otterrà ‘qualcosa ‘… Questo il secondo punto efficace e indifferibile per iniziare il percorso di recupero. Psicologia applicata con linearità d’intenti. Poi man mano imparerà a dire “Sì”, assaporando migliori momenti. Un “Sì” in contrapposizione all’iniziale “No”. Un film sotto questo aspetto ‘formativo’: quasi da “Maestri di Scuola – Maestri di Sempre”.
‘Erikino’ Si era risposato: aveva preso in affidamento i due problematici ragazzi della nuova compagna ma la variabile del discorso non cambiava; sembrava ancora dovesse peggiorare. L’ inconveniente e il vortice causato lo avrebbe sovrastato. Nella sua sacrale bacheca: racchiusa la guarigione.
Cantona gli appare in effetti provvidenzialmente come uno ‘Spirito Santifico’ di un dio interiore che si manifesta e dà dei buoni consigli. Le giuste dritte per risollevarsi dalla tragedia. Cantona non ha mai preso ‘cantonate’ pur se talvolta una sonora ‘scantonatina’ l’abbia pure manifestata – filmata nella sua esecuzione – comunque non paragonabile alla ‘testatina’ di Zinedine: non sapremo mai se salutare o meno.
Erik Cantona come un ‘Salvatore’ . Erik inizia le sue Lezioni apprese a suo tempo sui campi di gioco e nella sua vita personale con salutare dignità riversandole altruisticamente al suo speciale tifoso.
Alla fine dell’avventura l’uscita dal ‘Tunnel’ campale avverrà con brillantezza. Cantona applica il ‘metodo Liedholm’: In quelle poche apparizioni televisive – il taciturno e schivo Nils – ai microfoni e ai taccuini sfoderava ‘url’ verosimili, come: “Llato è una delle migliori ‘Ale Destre’ del mondo”. Tutti noi suggestionati dal flemmatico Nils lo svedese ci convincevamo che così in effetti stessero le ‘cose’. Stessa dinamica di Cantona nel risvolto che si para davanti.
La forza e la determinazione che Costui vestirà: coronerà un successo che mai e poi avrebbe potuto ottenere con le sole proprie forze. L’amico provvidenziale gl’innesterà alcune ‘metodiche’ da lui ‘saggiate’ nel preparare e portare a termine durante le partite di Calcio.”Tu ricordi le tue imprese? Ti rivedi nelle immagini della Tv? No! Le ho ‘prescritte’. Non ne aveva bisogno poiché consapevole della sua ‘Unicità’.
E, guarda caso così concluderebbe il nostro Mario Luzi: < L’intelligenza tra due quando tramutata in grazia si guardano e si scambiano come offerta con nitore di mandorla mondata il senso preciso delle cose spiccato alla loro alba e cantano l’unisono, il concorde di là dal dialogo, di là dal diverbio… >