Pfas, DemoS esprime solidarietà a tutta la popolazione di Spinetta Marengo

ALESSANDRIA – “A Spinetta Marengo, frazione di Alessandria, è emerso un grave inquinamento da Pfas provocato dagli scarichi industriali della Solvay, colosso multinazionale della chimica. Si tratta, ancora una volta, di una vera e propria catastrofe ambientale, il biocidio della nostra terra e delle nostre acque, con devastanti ed irreversibili conseguenze per la nostra salute e qualità della vita. L’orizzonte della crisi climatica non riguarda solo il riscaldamento globale, i cui effetti sono sotto l’occhio di tutti, ma si estende in molti modi: riguarda anche l’avvelenamento delle acque, della terra, dell’aria, la distruzione dell’ambiente in cui tutti noi viviamo. Distruzione dei beni comuni, in nome dell’interesse di pochi, della logica spietata del profitto! Le leggi imposte dal mercato ci garantiscono denaro che poi spendiamo per recuperare la salute: e questo lo chiamiamo benessere? I soldi non possono ripagarci la malattia di una persona cara. Nulla può essere scambiato con la salute” si legge nella nota del Coordinamento regionale.

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“La nostra richiesta principale è l’assunzione di limiti zero per le sostanze Pfas, adottati come legge a livello nazionale ed europeo. I Pfas sono sostanze bioaccumulabili, interferenti endocrini, persistenti; alcune sono anche tossiche, pertanto destano molta preoccupazione sia per l’ambiente sia per la salute. Gli scienziati concordano che vista la numerosità di questi composti e la difficoltà di poterli studiare individualmente, essi debbano essere trattati come una classe. In Danimarca non si possono più utilizzare i Pfas nella fabbricazione di contenitori per il cibo, al fine di garantire la salute dei cittadini: e in Italia chi ci tutela? Quali sono i limiti di legge per queste sostanze definite estremamente preoccupanti?” afferma la coordinatrice provinciale di Alessandria, Paola Ferrari che aggiunge: “Le sostanze scaricate nell’ambiente contaminano sia le acque superficiali che quelle profonde di una vastissima area. Questo significa che il nostro territorio potrebbe perdere la risorsa più importante per la vita: l’acqua. Le battaglie, dure, determinate, costanti nel tempo, che hanno mobilitato comitati, associazioni, genitori preoccupati per i propri figli e per le generazioni future, hanno comunque ottenuto dei risultati importanti, sebbene non definitivi. La Solvay ha dovuto intervenire sulla sicurezza nella produzione, i suoi dirigenti sono finiti sotto processo, le istituzioni politiche locali e regionali hanno dovuto riconoscere, dopo anni di complice silenzio, la gravità della situazione, attivare interventi urgenti e progettare soluzioni per il futuro in vari campi, primo fra tutti quello sanitario. Davanti a questo scempio del territorio e mancanza di rispetto della salute, ci chiediamo ancora una volta se sia giustificato il fine del guadagno. Quale prezzo stiamo pagando per l’incuranza e il mancato controllo?”.

Conclude: “In Italia solo la Regione Veneto ha posto dei limiti per le sostanze Pfas nelle acque destinate al consumo umano, fissati a 390 ng/l : un primo accettabile passo, ma siamo lontani dal poter tutelare la salute dei cittadini. Chiediamo al Ministro Costa e all’Europa ancora una volta limiti pari a zero per tutte le sostanze perfluoroalchiliche. Abbiamo poi una questione aperta, la mancanza di uno studio epidemiologico ampio che possa rilevare le malattie correlate ai Pfas maggiormente presenti nell’area interessata e in quelle limitrofe e l’analisi trasparente e certa dei prodotti della catena alimentare, dal momento che l’irrigazione dei campi avviene attingendo l’acqua da pozzi anch’essi inquinati. La vicenda Pfas ci porta a prendere coscienza della pericolosità di queste sostanze e, proprio in nome della preoccupazione che esse destano, chiediamo che venga limitata o meglio ancora bandita la loro produzione e il loro commercio”.