Inceneritore a Casale, PD: “Una proposta costosa, non dimensionata, anacronistica, per nulla virtuosa”

CASALE MONFERRATO – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Circolo e Gruppo Consiliare del Partito Democratico di Casale Monferrato.

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La proposta dell’inceneritore con un dimensionamento a meno di 13mila t/a è fuori scala.

Il conto economico presentato da COSMO, che sembra basato sui soli costi di investimento e non con i costi di gestione, è insufficiente.

Quasi il 40% del verde raccolto anziché andare al compostaggio come strutturante, finirebbe addirittura a incenerimento(!), chiaramente per aiutare l’impianto nei volumi e nel potere calorifico.

Soprattutto, deve essere approfondito il criterio dei calcoli, che paiono fatti in una situazione illegittima.

Il dato iniziale proposto è infatti di circa 11.200 tonnellate anno di RUR (Rifiuto Urbano Residuo), quando nel 2019 ne sono state raccolte 11.600, ma la norma regionale prevede che ne debbano essere prodotti al massimo 159 kg/ab anno ovvero 11.165, in pratica, il dimensionamento non prevedrebbe nessun tipo di miglioramento della situazione attuale, quando invece nel vicino comune di Bra (che nel 2019 ha adottato scelte di raccolta per aumentare la raccolta differenziata) il RUR è sceso a 75 kg/ab anno! Dunque, sarebbe un obiettivo fattibilissimo per tutto il consorzio casalese, il che equivarrebbe ad avere poco più di 5mila tonnellate. O no?

Appare poi strano il prevedere un generico impianto di biogas senza interconnetterlo ad un eventuale trattamento anaerobico dell’umido.

Insomma, ancora prima di parlare di questioni tecniche, si tratterebbe di errori di dimensionamento, a meno, ovviamente, di non voler bloccare la situazione ai dati del 2019, con una scelta tutt’altra che virtuosa.

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La progettazione dovrebbe essere di tutt’altra natura, per soddisfare: la riduzione del rifiuto residuo, le direttive europee, gli studi di settore e le azioni intraprese oramai da diverse nazioni e società anche in Italia, con tutti i benefici conseguenti. Non a caso i tanto spesso citati paesi nordici hanno iniziato a prevedere lo spegnimento degli impianti di incenerimento. E in Piemonte vi è già un inceneritore.

D’altra parte, da un punto di vista puramente economico nel caso in cui si volesse fare oggi un inceneritore (termovalorizzatore), tralasciando tutti gli altri aspetti (cosa che comunque non può essere più fatta né oggi né in prospettiva) bisognerebbe farlo almeno da 200 mila tonnellate importando rifiuti da altre regioni; occorre però considerare che, a differenza del passato non ci sono aiuti economici né finanziari quindi il costo in bocca di impianto non sarebbe comunque inferiore ai 150 euro/t indicativamente.

Dunque, dove stia il vantaggio oggi di ragionare su un impianto di incenerimento, non si capisce. E non abbiamo neppure toccato altri importanti aspetti di natura ambientale e di tutela della salute.

Si chiede quindi all’Amministrazione, a COSMO, al Consorzio Casalese di attivare celermente un approfondimento progettuale con la richiesta di valutare studi e soluzioni alternative che promuovano la riduzione del rifiuto, unica strada conveniente e coerente alle direttive.

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