Covid, cibo da rider per 4 su 10: è boom di richieste ma prioritaria attenzione a qualità

Il boom registrato nell’ultimo anno con la consegna dei pasti a domicilio grazie ai rider in azione sul territorio alessandrino interessa quasi quattro consumatori su dieci (37%) che hanno ordinato dal telefono o dal proprio personal computer pizza, piatti etnici o veri e propri cibi gourmet durante l’anno.

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E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti/Censis sul food delivery in riferimento all’obbligo di assunzione come “lavoratori coordinati e continuativi” per gli addetti alle consegne di Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo.

“Cambiano le abitudini e anche in provincia di Alessandria si impenna il settore della food delivery diventato un importante business – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Il boom del cibo a domicilio ha portato a un’accesa competizione sui costi tra le diverse piattaforme con offerte gratuite di trasporto, promozioni e ribassi, che rischia a volte di ripercuotersi sull’intera filiera, dal personale ai conti dei ristoratori fino ai loro fornitori dei prodotti agricoli e alimentari”.

Non a caso quattro consumatori su dieci (38,1%) che ordinano il cibo sulle piattaforme web ritengono prioritario migliorare il rispetto dei diritti del lavoro dei riders.

“Ma oltre alle condizioni dei lavoratori, sono diversi gli aspetti del food delivery che andrebbero cambiati a giudizio di chi fa ricorso a questo tipo di piattaforme – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. Il 28% di chi riceve il cibo a casa richiama l’esigenza di una maggiore sicurezza dei prodotti durante il loro trasporto garantendo adeguati standard igienici, evitando ogni contaminazione e preservando la qualità del cibo, ma c’è anche un 25,3% che chiede alle piattaforme web di promuovere anche la qualità dei prodotti e degli ingredienti che propongono nei loro menù di vendita, e un altro 17,7% vorrebbe migliorare anche l’utilizzo di prodotti tipici e di fornitori locali”.

In cima alla lista delle motivazioni di ricorso al cibo a domicilio c’è il fatto di essere stanchi e non avere voglia di cucinare (57,3%), ma c’è anche un 34,1% che indica di farvi ricorso in caso di cene con amici e parenti per stupire i commensali con piatti di qualità ma con l’esplosione della pandemia Covid si è aggiunta anche la ricerca di maggiore sicurezza rimanendo tra le mura domestiche. A facilitare il ricorso al food delivery c’è il fatto che i tempi di consegna sono in alcuni casi prefissati e non superano i sessanta minuti ma è anche possibile stabilire una fascia oraria precisa, mentre per quanto riguarda il pagamento è diffuso quello on line e non sempre è possibile quello in contanti.

“Il successo del food delivery porta con sé la necessità di assicurare a tutti coloro che utilizzano le piattaforme una sempre maggiore qualità e sicurezza di quel che si vedono recapitare a casa – concludono Bianco e Rampazzo -. La sfida è anche quella di qualificare ulteriormente il servizio puntando sulla trasparenza dell’origine e sull’uso di prodotti tipici locali, incontrando la domanda di quella maggioranza di consumatori che indica l’italianità, la tracciabilità e il km zero come i tre requisiti principali che regolano le scelte di acquisto”.