Le chiacchiere di Conte per l’Italia e le realizzazioni concrete della Spagna
Abbiamo appreso ieri dal nuovo Ministro dell’Economia, Daniele Franco, che i Fondi Europei del Recovery Fund previsti per l’Italia non ammonteranno piu’ ai 205 Miliardi di Euro magnificati dall’ex premier Conte, ma soltanto a 191 Miliardi di Euro. Il Ministro parlava avanti la Commissione Bilancio del Senato ove ha ribadito peraltro che il percorso e’ in salita perche’ i tempi sono stretti, dato che il nostro “Piano nazionale di ripresa e resilienza” dovra’ pervenire a Bruxelles entro il prossimo 30 Aprile. Del Piano peraltro si conoscono solo linee generali, prive ancora di concretezza, in poche parole, tante idee, ma zero progetti concreti: questa l’eredità lasciata dal Governo Conte al nuovo esecutivo, che dovra’ ora affrettarsi a concludere d’urgenza il dossier da inviare a Bruxelles, dossier che, forse il Parlamento italiano conoscera’ in anticipo, ma non potra’ ne’ discutere, ne’ tantomeno emendare. Come si vede non solo un deficit di progettualita’, ma anche un deficit di democrazia, in quanti il “Piano” comportera’ azioni che impegneranno il nostro Paese per tutti i prossimi 30anni, mentre chi oggi ci governa ha prospettive limitate al massimo al 20222 (semestre bianco, elezione del nuovo Capo dello Stato, raggiungimento del periodo minimo utile per il raggiungimento della “onorevole” pensione).
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A differenza dell’Italia la vicina Spagna, pur governata da una coalizione di sinistra in cui convivono Socialisti del Partito Socialista Europeo (maggioritari) con gli estremisti di sinistra filo-Maduro di Podemos e i secessionisti baschi e catalani, non solo ha gia’ pronto il suo Piano Nazionale, ma lo ha fatto precedere dalla discussione ed approvazione in Parlamento del Real Decreto Ley n. 36 del 2020, con il quale sono state fissate le “misure urgenti per la modernizzazione della Pubblica Amministrazione e per la esecuzione del Piano di Recupero, Trasformazione e Resilienza”. (Da un punto di vista politica va sottolineato che, pur in presenza delle imminenti elezioni in Catalogna che si sarebbero svolte il successivo 14 Febbraio, il Real Decreto Ley fu approvato, venuto meno l’appoggio dei secessionisti Catalani di ERC, grazie all’astensione del Riformisti e Conservatori Europei di VOX, con 170 voti a favore, 126 contrari e 52 astensioni, corrispondenti al numero dei seggi di Vox nel Parlamento Spagnolo. Vox ha spiegato la sua astensione dichiarando che “L’importante e’ che questi fondi giungano agli Spagnoli. (Infatti) ogni giorno c’e’ un autonomo, un albergatore o un commerciante che chiude la sua attività” e che “se ben investiti i fondi europei potranno dare impulso all’urgente recupero e ad affrontare le principali sfide della nostra economia”).
Il Real Decreto così convertito comprende svariate norme con le quali: a) vengono indicate le strutture di governo del Piano; b) viene introdotta una nuova forma di collaborazione pubblico-privata denominata “Progetto strategico per il recupero e la trasformazione economica; c) vengono introdotte norme per la semplificazione delle procedure amministrative connesse alla gestione dei fondi; d) vengono previsti nuovi strumenti di collaborazione pubblico-privata, tra i quali la costituzione di societa’ miste. Si tratta di un corposo intervento legislativo che in alcune parti, soprattutto per quanto riguarda la pubblica amministrazione e’ destinato ad avere effetti duraturi, oltre il periodo emergenziale e che, peraltro si sta gia’ traducendo in misure concrete come ad esempio: la indizione di un concorso per l’assunzione di alcune centinaia di tecnici specializzati per la valutazione dei progetti che concorreranno all’assegnazione dei fondi, oppure la stipula dell’accordo per la costituzione del consorzio tra lo Stato spagnolo, l’Iberdrola e la Seat per creare “la prima fabbrica per la produzione di batterie per l’alimentazione di auto elettriche di Spagna e tra le prime d’Europa”, come annunciato pubblicamente dal re Filippo VI venerdi’ scorso durante la visita allo stabilimento SEAT di Martorell in Catalogna.
In Italia, invece, ci si preoccupa delle dimissioni di Zingaretti e delle convulsioni dei 5Stelle.
Aldo Rovito