Biobanking: modello innovativo di ricerca scientifica
ALESSANDRIA – Le prime cellule sono state prelevate e congelate nel 1989. E sono ancora disponibili per la ricerca nazionale e internazionale, insieme al materiale biologico di novecentocinquanta pazienti malati di mesotelioma (i campioni sono tutti anonimi), completato dai dati clinici correlati. Raccolto in trent’anni di attività è un patrimonio unico, quello della Biobanca biologica del mesotelioma dell’azienda ospedaliera di Alessandria che si prepara a cambiare sede e dopo l’intitolazione di ieri a Pier Giacomo Betta. Medico e ricercatore, nato nel 1949 e scomparso nel 2015, Betta aveva lavorato ad Alessandria dal 1976 come assistente medico di Anatomia e Istologia Patologica, poi come primario a Casale Monferrato nel 1984. Nel 1997 era diventato direttore dell’Anatomia Patologica dell’azienda ospedaliera di Alessandria, incarico che ha tenuto fino al 2011 quando era andato in pensione. Grazie a lui è stata creata la banca biologica del mesotelioma pleurico che è stata riconosciuta come centro regionale dalla Regione Piemonte nel 2009. Betta è stato anche presidente della sezione alessandrina della Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori).
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‘AlessandriaBiobank’, entrata nella rete nazionale dell’Infrastruttura di Ricerca Europea delle Biobanche e delle Risorse BioMolecolari (Bbmri-Eric), ha radici robuste. «Nata nel 1989 attraverso una raccolta di campioni biologici all’interno di Anatomia e Istologia Patologica dell’ospedale, è stata creata sulla base dell’esigenza di migliorare la diagnosi e la cura del mesotelioma maligno mediante la caratterizzazione molecolare a livello genomico e proteomico del materiale biologico proveniente dal singolo paziente donatore» spiega Roberta Libener, dirigente biologa del Centro Raccolta Materiale Biologico – Infrastruttura Ricerca Formazione Innovazione che fa capo al Dipartimento Attività Integrate Ricerca Innovazione, diretto da Antonio Maconi, che ha iniziato a lavorare in Anatomia patologica ha seguito la nascita e l’evoluzione della Biobanca biologica del mesotelioma e della ricerca collegata alla patologia. Oggi non nasconde l’emozione per questo passo in avanti. Nei grandi congelatori in cui verranno trasferiti i materiali biologici, conservati a -81 gradi, non troveranno solo posto biopsie tessutali, liquidi di versamento pleurico e sangue, ma la stessa memoria di una patologia che ancora oggi continua a fare vittime (125 mesoteliomi nel 2020, 140 nel 2019) benché la ricerca stia progredendo. Ed è proprio alla ricerca che guarda la Biobanca che, come si legge su una pubblicazione della rete nazionale biobanche, «può essere paragonata a un grande gioco di squadra, un’azione di sistema multidimensionale basata su trasparenza, inclusione, partecipazione, engagement reciproco. Essere informati, resi edotti del processo scientifico cui apre il biobanking, comprendere come si configura questo modello innovativo di ricerca scientifica – profila risposte diagnostiche e terapeutiche personalizzate, così come i diritti, le tutele e le scelte in gioco – diventa fondamentale, per potervi contribuire, per partecipare e nel tempo fruire dei risultati. Si evidenzia un accordo, un patto di partecipazione tra cittadini, pazienti e ricercatori, progressivamente mediato dai professionisti della sanità, e tutelato dai comitati etici e dalle biobanche, che rappresenta un patto di responsabilità tra tutti gli attori in gioco, tutti reciprocamente necessari allo sviluppo del nuovo modello scientifico che richiedono il biobanking e la scienza basata sui dati».