Massimo Rava, il “mio” Giro d’Italia.

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Lo incontriamo nel mini salotto del suo negozio alessandrino, circondati da biciclette splendide, tra cui campeggia, in bella mostra quella usata da Jakob Fuglsang. Sì, proprio lui, il famoso corridore dell’Astana.

Massimo Rava, responsabile tra l’altro dell’assistenza neutra ai grandi Giri ciclistici, fornita da Shimano.

Massimo, grazie per l’accoglienza. Ci racconti qual è il tuo compito all’ interno della carovana del Giro d’Italia?

Io mi occupo di assistenza meccanica ai corridori, laddove le ammiraglie delle squadre in corsa non possono intervenire per un guasto o un problema ad un ciclista della propria quadra. Inizio il lavoro di assistenza neutra in corsa con Mavic nel 2006, poi sono passato a Vittoria e successivamente siamo passati a Shimano nel 2018. Io in quell’anno sono diventato team-leader del servizio neutro di Shimano in Italia. Ad oggi abbiamo 4 servizi neutri: uno in Italia, uno in Spagna, uno in Francia che farà il Tour de France e uno in Belgio. Con il personale di questi quattro gruppi, faremo anche i mondiali e le olimpiadi.

Quindi, possiamo dire che un alessandrino alle olimpiadi ci sarà?

Diciamo di sì, avrei sperato in Valeria Straneo, però ahimè, ci vado io non come atleta, ma come meccanico professionista.

Prossima “tappa”?

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Il Giro d’Italia, che partirà ufficialmente il prossimo 8 maggio con la cronometro di Torino, mentre il “mio” Giro comincia un po’ prima, il 5 maggio per ragioni organizzative. Io gestirò come ormai da alcuni anni, tutti gli uomini e i meccanici Shimano in Italia.

L’assistenza neutra che voi fate, è comunque utile in occasione di un guasto o problema meccanico qualsiasi, per un corridore che lotta per la vittoria di tappa o addirittura del Giro stesso. Visto che ogni squadra professionistica ha i propri materiali, le proprie biciclette, i propri componenti che sono spesso differenti uno dall’altro ci saranno delle difficoltà immagino?

Sì, diciamo che adesso le cose sono migliorate molto. Ad esempio noi abbiamo un data-base con le misure di tutti i corridori, per cui prima di partire per una corsa, sappiamo quanti pedali ci sono in un modo, quanti in un altro, quanti cambi, quante e quali ruote. Insomma, abbiamo una media e diamo una priorità alle biciclette. Quelle posizionate a centro ammiraglia e quindi più difficili da raggiungere in caso di guasto, saranno quelle che montano le componentistiche meno utilizzate dai corridori in gara. Poi a volte succede che, per la legge di Murphy, chi rompe la bicicletta è il corridore che ha bisogno la bici più difficile da raggiungere, però insomma, sono proprio casi. Noi cerchiamo di dare assistenza a tutti. Perché siamo fondamentali? Perché in certi momenti di corsa, dove le ammiraglie non possono arrivare, ci siamo per forza noi e dobbiamo far sì che il corridore possa ripartire in sicurezza con una bici funzionale nel minor tempo possibile.

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Ho in mente una scena al Tour de France di qualche anno fa con Froome che corre a piedi per la salita aspettando la bici dall’ammiraglia.

Quella è stata la situazione che ha dato il là al cambiamento a questo tipo di lavoro. Una volta si tendeva a portare solo componentistiche utili all’azienda che curava il servizio neutro, oggi noi abbiamo sulla macchina 6 biciclette, montate con tutti i tipi di componentistica presenti in gruppo, in maniera tale da cercare di essere di aiuto a tutti i corridori in gara. Abbiamo ruote montate con ogni tipo di disco. Devo aggiungere che noi si lavora solo ed esclusivamente in situazione critica, non in tranquillità e non abbiamo la radiolina con la quale il corridore ci può comunicare quello che gli è successo, quindi dobbiamo agire a vista. Si vede il problema e si agisce, il più rapidamente possibile. Non è così semplice. Il meccanico della squadra professionistica, sa la componentistica utilizzata dal corridore e immediatamente agisce con  gli attrezzi ed i ricambi corretti.

In gruppo, penso che almeno l’80% dei corridori, se non di più, abbia ormai il freno a disco. Nei primi anni di utilizzo si vedevano interventi per cambi ruota, alquanto problematici rispetto ai “vecchi” freni tradizionali.

Sì, in effetti sì. Ora le cose sono molto migliorate. La nostra difficoltà sono proprio gli standard. Ogni squadra ha il suo. All’interno della nostra ammiraglia ad esempio, ci sono 10 ruote. Tutte diverse. Abbiamo anche noi il famoso trapano, ma non puoi avere quattro trapani con quattro punte diverse, per cui capirete bene che difficoltà ci possano essere. Alcuni anni fa se parlavi ad un meccanico di freno a disco, si metteva le mani nei capelli, ora, non parlargli del contrario. Il mondo della bici da strada è un po’ più restio ai cambiamenti, quello della mountain bike invece è l’esatto opposto. C’è una novità, si prova.

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Domanda tecnica dopo tutto il discorso che abbiamo appena fatto. Secondo te, per un amatore, freni a disco oppure freni tradizionali?

Io dico freno a disco senza dubbio, perché a livello di frenata, di sicurezza e di consumo freni sono decisamente meglio. Oggi con la ricerca sempre del particolare migliore, non posso pensare ad un freno tradizionale, sebbene qualche piccolo problema di messa a punto in passato lo abbiano dato, come tutte le grandi novità introdotte nella meccanica.

Ultima domanda, più che altro, la curiosità di un amatore. La bici di un professionista, quanto dura?

Dipende in che termini. La bicicletta di un pro, è pressoché identica a quella che viene messa in commercio e venduta al pubblico, poi ci possono essere delle personalizzazioni, come ad esempio il manubrio, la lunghezza dei pedali, ognuno ha le proprie geometrie, però il telaio è esattamente quello che viene venduto anche perché le bici devono avere tutta una serie di omologazioni da parte dell’ UCI che non varrebbe neanche la pena farne diverse e speciali solo per i corridori per poi doverle omologare tutte. La tendenza quindi è quella di dare la stessa esperienza dal professionista all’amatore. La durata varia, ovviamente dall’ uso, ma sicuramente anche più di una stagione. Per esempio, io curo anche i rapporti con Astana e quest’anno abbiamo cercato di non far cambiare troppe bici anche perché sono perfette e ancora in buonissime condizioni.

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Grazie Massimo per la simpatica chiacchierata e per le spiegazioni.

Non è escluso che ci sentiremo nuovamente quando sarai in “Giro” per l’Italia.

(foto Facebook Massimo Rava)