Silvio Pero, il mio e il “nostro” tennistavolo
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Questa settimana, per le nostre interviste ai numerosi personaggi sportivi alessandrini presenti in città, abbiamo il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Silvio Pero, pongista a livello nazionale e internazionale (è stato anche n° 3 in Italia) e, sebbene non abbia mai smesso di giocare a tennistavolo, ora rivive una seconda e stimolante giovinezza in veste di allenatore, preparatore atletico e motivatore.
Silvio, quando hai cominciato ad avvicinarti al mondo del tennistavolo? Come sono stati i tuoi esordi?
Ho incominciato a giocare all’età di circa 9 anni sotto la Chiesa di San Pio V, al Don Stornini. C’era un tavolo ed andavamo lì, io e mio fratello. Ho poi giocato un po’ più seriamente ed ho fatto tutta l’attività giovanile ad Alessandria. Abbiamo vinto il titolo italiano juniores a squadre con il Tennistavolo Alessandria. A livello giovanile, eravamo una buona squadra, poi man mano, crescendo, siamo arrivati ad avere per ben due anni, la serie A2 in Alessandria e poi io nel 1980 mi sono trasferito a Torino a giocare in serie A1 con il Sisport Fiat Torino. Vivevo a Torino, ho fatto gli ultimi anni di liceo lì e giocavo da atleta semi-professionista. E’ da lì che è poi partita tutta la mia carriera e la mia attività nazionale. Sono entrato in nazionale proprio quell’anno, era il 1980 e ho quindi iniziato a giocare lontano da Alessandria. Sono stato in nazionale fino al 1987, ho fatto 3 campionati mondiali (1981 Novi Sad, 1983 Tokyo e nel 1985 a Goteborg) e 3 campionati europei (1982 Budapest, 1984 Mosca e 1986 a Praga).
Il tuo miglior risultato?
I migliori risultati li ho fatti nel 1983 a Tokyo dove sono stato l’unico italiano ad entrare nei primi 64 e nel 1984 a Mosca sono stato, anche lì, l’unico italiano ad entrare nei primi 32 del singolare maschile, sono arrivato addirittura 17°, paradossalmente, quell’anno, ero persino davanti a Waldner (ex n° 1 al mondo).
Poi, come si è evoluta la tua carriera?
Nel 1987 ho iniziato poi a lavorare, quindi ho fatto una scelta di vita. Facevo il rappresentante. Ho continuato comunque a giocare, ad un livello un po’ inferiore, ho lasciato la nazionale. Allora non si era stipendiati, avevi solamente l’ingaggio della società, ecco perché ho fatto gioco/forza quella scelta. Il lavoro autonomo permetteva di gestirmi gli orari degli allenamenti per cui ho continuato a giocare ad un buon livello, ma un poco più basso della mia prima gioventù, fino a che sono sbarcato a Verzuolo, diventata poi la mia seconda famiglia e dove ho giocato per 15 anni tra serie A1 e A2, vincendo una coppa europea e sfiorando lo scudetto, fino a diventare una sorta di giocatore/allenatore. Poi nel 2010, mentre io stavo allenando gli juniores di Refrancore, è arrivata la telefonata del presidente del Tennistavolo San Salvatore che mi chiedeva di diventare il loro allenatore/tecnico. Ho accettato subito e sono riuscito a portare al titolo italiano allievi Roberto Perri e argento nel doppio sempre Perri in coppia con Millo. Abbiamo creato partendo da zero il Tennistavolo San Salvatore, una realtà nel panorama pongistico regionale ed ora anche nazionale visto che attualmente siamo con una squadra, in serie B2 e da quest’anno in serie A2 veterani (giocatori over 40). Abbiamo in totale 6 squadre che militano nei vari campionati a partire dalla D3 fino appunto alla B2 che abbiamo detto prima. E in quest’anno un po’ particolare abbiamo partecipato alla Coppa Italia e ci siamo piazzati tra i primi 8 in Italia. Una bella soddisfazione.
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Ma ora incomincia anche un’altra fase della tua carriera.
Eh sì, sono arrivato a 57 anni, continuo a giocare, continuo a divertirmi e poi, circa un mese e mezzo fa, è arrivata una telefonata dalla Sicilia, di Totò Caruso, responsabile nazionale di “Special Olympics” che si occupa di sport e inclusione per persone che hanno diversi deficit, soprattutto intellettivi, che mi chiedeva di collaborare con loro e mi diceva che c’è un ragazzo in Alessandria che, complice il distanziamento e l’allontanamento sociale del recente lockdown, è regredito a livello psicologico, non parlava più, ovviamente non usciva, non poteva più fare niente di quello che ha sempre fatto. L’unica sua attività casalinga era il disegno. In un disegno ha riprodotto per diverse volte una racchetta da ping-pong. Conoscendo questo aneddoto, il responsabile di Special Olympics, che mi conosce molto bene da molti anni, mi ha messo in contatto con la famiglia di questo ragazzo, sono venuti a San Salvatore a vedere un allenamento ed è così che è nato il mio rapporto con Gianluca Perrone colui che adesso è diventato il mio terzo figlio e del quale sono diventato allenatore, ma credetemi, mi dona molto di più lui di quello che posso fare io. Gianluca ha la sindrome di down e non aveva mai preso una racchetta in mano, quindi immaginate anche i problemi di coordinazione. I primi momenti sono stati veramente molto difficili anche perché con me non c’era dialogo, finché non sono entrato nella sua area di fiducia ed ora guai a chi me lo tocca. Gli ho fatto la racchetta con la quale ora gioca, lui mi ha regalato un paio di pantaloncini uguali ai suoi. Si è instaurato un ottimo rapporto. Insieme facciamo esercizi fisici e per la coordinazione e siamo contenti e felici tutti e due. Quest’anno visto la mancanza di gare per la pandemia abbiamo fatto un filmato per Special Olympics che nel mese di luglio verrà valutato ed eventualmente, nel caso, premiato, nel quale si doveva mostrare il suo miglioramento nei colpi, sia di dritto che di rovescio. Cosa non facile, ma comunque è stato fatto e ci siamo divertiti nel farlo: la cosa più importante. Per me è molto stimolante, Gianluca mi ha risvegliato la voglia di giocare ed anche di allenare e tutta la società mi sostiene in questa mia attività parallela. Ne sono lusingato.
Un grazie a Silvio Pero ed un grande in bocca al lupo a Gianluca Perrone per la sua nuova “avventura” sportiva. La redazione di alessandria24.com seguirà con piacere la vostra attività.
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Foto Silvio Pero con Gianluca Perrone
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