Paolo Camossi: vi racconto il “mio” Jacobs
E’ comodamente seduto al tavolino di un bar, mi sta aspettando. Io sono ovviamente in ritardo, ma per fortuna nessuno me lo fa pesare.
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Accanto a me, Paolo Camossi, un nome ed un cognome normalissimi, se non praticate o se non fate parte del mondo dell’atletica leggera in Italia.
Insomma questo “signore” dell’atletica italiana, si è laureato campione mondiale indoor di salto triplo a Lisbona nel 2001. Campione mondiale, capite? Mica pizza e fichi.
Ma non siamo qui con Paolo per parlare del passato, bensì del presente e del futuro. Sì, perché Paolo Camossi, terminata la carriera da atleta professionista, ha intrapreso quella da allenatore ed attualmente è il preparatore di Marcell Jacobs, uno che ultimamente, di olimpiadi, vittorie, primati e medaglie d’oro, se ne intende abbastanza.
Paolo, innanzitutto, grazie per aver accettato di parlare con la nostra redazione. La prima domanda è una curiosità che certamente interessa i nostri lettori ed anche il sottoscritto. Come e quando nasce il vostro rapporto? Come è nato il fatto che tu sei diventato l’allenatore di Marcell?
Nasce nel 2013 quando il suo allenatore doveva andare a fare uno stage di allenamento in Kenya. Marcell era appena entrato in polizia e non poteva andare all’estero e così hanno chiesto a me se lo seguivo per circa tre settimane. Ci conoscevamo già, ma non avevamo mai lavorato insieme. In quell’occasione ho conosciuto Marcell, poi abbiamo successivamente collaborato con il suo allenatore per due anni circa. In seguito successe che Marcell si infortunò piuttosto seriamente, lesionandosi il bicipite femorale in una gara di salto in lungo. Quando ti infortuni, tutto viene un po’ messo in discussione, perciò la sua società di allora, mi chiese se ero disposto a seguirlo sia nella riabilitazione che nell’allenamento. Marcell era d’accordo per cui nel 2015 abbiamo iniziato a lavorare giornalmente insieme in quel di Gorizia.
Ecco, ricordiamo che Marcell Jacobs, nasce come saltatore in lungo. Si avvicina successivamente alla velocità.
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Sì, esatto. Ecco perché il connubio con me, dato che io facevo salto triplo, in quel periodo seguivo i salti per cui c’è stato questo avvicinamento. Con Marcell, abbiamo fatto salto in lungo fino al 2019. Ha saltato 8.48 con poco vento. Aveva 22 anni. Ci sono stati sempre molti infortuni per le ginocchia che non reggevano bene il salto e quindi abbiamo deciso, pian piano di spostare le gare verso la velocità, dato che un saltatore in lungo è comunque veloce, mantenendo sempre e comunque il salto in lungo. Nel 2019 ci troviamo ad un campionato europeo dove Marcell era il più forte. Fa due salti lunghissimi, da vittoria, da record, ma nulli. Il terzo ed ultimo salto, pessimo, le gambe cedono per ansia ed emozione e quindi siamo usciti da questo europeo dove eravamo favoritissimi, con le ossa rotte. Ci siamo trovati seduti nel corridoio dell’albergo, io disperato, lui affranto e siamo arrivati a dirci che forse noi non eravamo fatti per lavorare insieme, che avevamo sbagliato. Dopo qualche giorno, a mente più lucida, ci siamo ritrovati, abbiamo rivissuto quei momenti ed abbiamo deciso di dare un po’ di pausa al salto in lungo, facciamo più velocità. Lui aveva già fatto qualche gara di velocità, aveva corso in 10.21 praticamente solo con l’allenamento da saltatore, per cui ci siamo detti: facciamo una stagione outdoor solo di velocità e vediamo se i problemi alle ginocchia persistono oppure no. Morale della favola, quell’anno Marcell corre i 100 mt in 10.03. Così, inizi a pensare al 9, a togliere quattro cifre e metterne solo tre, insomma, l’appetito vien mangiando. Abbiamo provato a ritornare in pedana di salto, ma ogni volta veniva fuori qualche fastidio per cui la decisione era presa. Per le prossime Olimpiadi (Tokyo 2020) facciamo velocità e basta. Le Olimpiadi come sapete sono state spostate di un anno e quando ci è arrivata la notizia, non nascondo che noi abbiamo gioito perché sapevamo che non saremmo stati pronti, soprattutto tecnicamente, facevamo ancora degli errori che sicuramente avrebbero pregiudicato una partecipazione olimpica. Un anno in più è stata una manna dal cielo, un tempo utile per cercare di correggere gli errori.
Hai parlato di outdoor. C’è differenza tra outdoor ed indoor, sia come preparazione che come modo di correre?
A parte il vento, che può essere influente, la differenza sostanziale è la distanza. Indoor sono 60mt mentre outdoor sono 100mt e quei 40 metri finali, spesso fanno la differenza. Lo scorso anno abbiamo deciso di fare indoor proprio per perfezionare quelle problematiche che c’erano nella fase finale del 100mt. Marcell, prima di quest’inverno, partiva molto bene, però poi in fondo, faceva un po’ fatica. Oppure a volte il contrario. Partiva più piano ed alla fine esplodeva, quindi abbiamo dovuto calibrare un po’ di cose per riuscire a far bene i 60 e poi portarle all’esterno sui 100.
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So che la domanda è scontata, ma ve lo aspettavate un risultato del genere? Due medaglie d’oro olimpiche?
Era nelle aspettative la vittoria del campionato europeo indoor. Arrivare secondi era una sconfitta. Dopo il campionato europeo, l’obiettivo era fare una gran finale, approfittare degli eventuali errori degli altri e cercar di prendere una medaglia, dove per medaglia si pensava più ad un bronzo che un argento. Certo, l’oro olimpico lo sogni e, sapevo che Marcell stava molto bene e con i dati in nostro possesso era in grado di correre i 100mt con 45 appoggi e 4.6 passi al secondo, cosa che matematicamente porta al calcolo del tempo finale intorno a 9.77. Certo che quando parli di certi tempi e sai che il migliore al mondo in quel momento ha fatto 9.80, inizi a pensare a qualcosa di più, inizi a pensare che possiamo correre un po’ di più di una grande finale, possiamo fare qualche scherzo ai migliori. Nella finale olimpica c’erano altri cinque atleti in grado di poter vincere la gara, però dentro di te, allenatore e staff, ci credi. L’obiettivo era: correre una finale al massimo delle possibilità. L’ha centrato. Ha fatto il record personale, l’europeo e ha vinto l’oro. 9.80. Solo Usain Bolt ha vinto con dei tempi migliori. Per noi un anno pazzesco, incredibile.
Quanti sacrifici ci sono dietro a questi risultati? Sia da allenatore che da atleta.
Risposta inaspettata. Nessuno.
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Nessun sacrificio?
No, perché lo fai perché ti piace. Perché è un sogno. Se tu hai un sogno non ti pesa niente.
E’ vero, ci sono spesso delle famiglie che non stanno al passo, ci sono affetti che purtroppo si perdono, ci sono rinunce che per altri sono tali, per te, che non ti accontenti mai, che hai questo sogno, non sono rinunce, ma le vedi come una soddisfazione della tua vita personale e professionale.
Prossimi appuntamenti?
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Il prossimo anno ci sono i campionati mondiali a Eugene negli Stati Uniti e i campionati europei a Monaco. Tutto è stato spostato in avanti di un anno. Poi ci prepariamo per il 2024 le Olimpiadi a Parigi e per i campionati europei a Roma che per noi italiani, in casa nostra, dove viviamo, hanno un fascino indescrivibile. Marcell ha addirittura tatuato il Colosseo. Questo sarà il nostro percorso per i prossimi tre anni.
Grazie e un grosso in bocca al lupo a Paolo Camossi e Marcell Jacobs. Fate ancora sognare e gioire noi Italiani!
(Foto Paolo Camossi)