Calventia, la città Templare nei pressi di Tortona che esistette senza esser stata fondata

questa breve ricerca è apparsa sul nr 2 del maggio 2020 Anno XVI  del Bollettino del Marchesato, organo di informazione dell’associazione culturale “I Marchesi del Monferrato” con sede in Alessandria.

Dopo quella di Caristo (137 a.C.; oggi Acqui Terme), una storia che mi ha sempre interessato per trarne un altro saggio, un nuovo documentario è quella della città perduta di Calventia (non si trova sulla carta geografica; avrebbe dovuto essere nei pressi di Tortona ora provincia di Alessandria).

Molte fonti testimoniano che nel XIII Secolo i Cavalieri Templari possedevano una località Calventia, perimetro non meglio precisato posto fra Tortona, provincia di Alessandria, e Casei Gerola, provincia di Pavia.

Una nuova Mansione Templare a far da punto centrale, compresa fra le già esistenti ed attive Mansione San Pietro, nel territorio di Casei Gerola, e Mansione Santa Marta, in quello di Castelnuovo Scrivia, in quel tempo terre di Lombardia.

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I Templari furono presenti a Tortona dal 1249 fino al 1310, accompagnati da una leggenda che li vorrebbe depositari e gelosi custodi del Sacro Graal.

Dell’esistenza di Calventia, non ancora propriamente definita città, si hanno prime notizie in un documento dell’Agosto 1249 e in un altro del 7 Ottobre 1252, testimonianze della diatriba intercorsa fra i Cavalieri del Tempio ed Ugo, Vescovo di Tortona (reggente 1183-1193), il quale si oppose all’insediamento in una Mansione già dell’Ordine religioso degli Umiliati.

Occorre tener conto che nella vicenda debbono aver avuto parte o comunque conoscenza anche i vescovi Guglielmo (1134-1152) e Oberto (1153-1181).

Ecco, proprio quella casa o Mansione templare avrebbe dovuto essere il nucleo originario di un progetto di città.

Una questione di carattere legale, perché i Cavalieri ebbero l’ardire di prender possesso e arredare subito quel primo insediamento, dando per scontata l’approvazione del Vescovo, troppo sicuri della loro potenza.

In cambio del pronunciamento dell’assenso, sarebbero stati costruiti un ospedale ed un oratorio “ad honorem Dei e Beata Virginis”.

La controversia giunse sino a Papa Innocenzo IV (1195-1254), il quale si pronunciò a favore della sospensione del progetto e decretò comunque la restituzione della casa disputata e di tutti gli arredi ai legittimi proprietari, i Cavalieri del Sacro Tempio.

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Invece, accadde che furono proprio i Templari ad essere espulsi con la forza dalla loro proprietà: i beni mobili ed immobili, gli arredi che già erano stati trasportati nella tenuta, furono trattenuti dalla Chiesa locale in quanto nel verdetto, dai tratti di certo ambigui, venne stabilito che la questione della restituzione sarebbe stata trattata in altra sede giudiziale.

La Città già citata come Calventia, che i Cavalieri Templari avrebbero voluto far nascere intorno a quell’insediamento, non è mai stata davvero fondata, per quanto vi sia stata davvero l’intenzione.

Nonostante il pronunciamento palale, non vi fu alcun ulteriore dibattimento in merito alla controversia ed i beni non vennero mai restituiti; perciò, di Calventia restano soltanto labili tracce nelle carte processuali.

Tra la fine del 1100 e la metà del Secolo successivo, nelle attuali province di Alessandria ed Asti si contavano numerosi insediamenti dei Cavalieri Templari, essendo zona di passaggio della Via Francigena.

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Le Mansioni non erano particolarmente ricche di tesori, ma erano pur sempre interessanti dal punto di vista economico o commerciale.

Sull’onestà dei Cavalieri del Santo Sepolcro. tutti di nobile origine e legati al voto di povertà, si poteva fare affidamento, tant’è che era affidato loro il compito di trasportare e conservare oro ed altre ricchezze, molte frutto di donazioni, senza dimenticare i molti prestiti fatti a Papa Clemente V (1264-1314) e Filippo IV re di Francia, detto il Bello (1268-1314).

I siti Templari della zona sono pressoché scomparsi: rimangono documentazioni e memorie sufficienti per tracciare alcuni avvenimenti, basandosi su costituzione degli insediamenti e loro trasferimento in seguito alla soppressione dell’Ordine.

Inoltre, si possono reperire elenchi dei personaggi notevoli, taluni assurti ai massimi livelli nell’Ordine, nonché una possibile mappa dei luoghi con localizzazione dei punti ove sorgevano le mansioni.

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Molte denominazioni sono rimaste immutate sino ai giorni nostri, come accade ad esempio con parte del nome che include la parola Spina, derivata dalla denominazione “Cavalieri della Madonna della Spina”.

Questa ci riconduce ad un luogo, non lontano e appunto detto “della spina”, che collega le Commende o le Mansioni e diventa spesso il nome di un paesino, una chiesa, un santuario, una foresta; insomma un simbolo, la Spina che difende la Rosa, quindi occorre oltrepassarla per giungere all’Entrata Segreta che conduceva alla Casa Templare.