“Horn please”: dopo la Gambarina domani 26/09 presentazione a Conzano

Dopo l’affollata presentazione al Museo Etnografico della Gambarina “C’era una volta” in Alessandria, Simonetta Gorsegno presenterà domani, domenica 26 settembre a Conzano, in Piazza Australia (in caso di maltempo nel Salone Convegni),  alle ore 17,30,  il suo primo libro “Horn Please, viaggio nel Paese dei Maharaja”.
La presentazione è prevista nell’ambito della manifetsazione “Colline in festa”.
L’evento  sarà accompagnato dalle letture dell’attrice Maria Grazia Esposito.

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“Horn please” suona come un mantra. Un invito all’uso del clacson che campeggia su tutti i camion istoriati del continente indiano. Una “regola” al di fuori delle regole, praticata da chiunque sia alla guida di un’auto, moto o tuk tuk. Sulla scia di incessanti e fastidiosi frastuoni si snoda il racconto per le strade del Rajasthan tra ingorghi colossali, pittoreschi villaggi, animali sdraiati nel bel mezzo delle carreggiate e colorati mercati straripanti di carretti, di frutta e spezie. Il leit motiv è il viaggio in automobile di una turista italiana con Lok, un autista indiano, un tipo bislacco, che suona il clacson continuamente e a cui interessa soltanto il tintinnare delle rupie in tasca. L’itinerario di viaggio si schiude agli occhi della turista in un universo di bellezze impensate diventando soprattutto esperienza morale e sensoriale. L’India, da tempo sognata, si rivela come un incantesimo inspiegabile dentro cui è piacevole cadere, ma una volta entrata non c’è via d’uscita, proprio come in un cerchio magico, in cui ruota la società indiana accecata di spiritualità e presidiata a ogni angolo da un Dio declinato in infinite forme e reincarnazioni, disseminato nella natura, sottoforma di animale o nascosto tra le colonne di un tempio. Nel corso del viaggio non mancheranno i contrattempi le tensioni, le situazioni difficoltose, né tantomeno le sorprese. Le capiterà infatti di arrivare al tempio del motociclista su cui aleggia la strana leggenda di un centauro che perse la vita in un incidente in motocicletta e di come quest’ultima, più volte recuperata e portata al commissariato, continuasse a ritornare sul luogo dell’incidente. Il popolo indiano interpretò questo fatto come un segno divino e perciò fece erigere un tempio per venerare la motocicletta divinizzata.

Di città in città il viaggio continua. Accanto a luoghi leggendari, fortezze e residenze fiabesche, che paiono vere e proprie illusioni ottiche, ruotano gli sguardi dolenti del deplorevole teatro della povertà. Nell’aria che profuma di incenso, tra il maleodorante odore dei rifiuti per strada  e il rumore incessante delle auto in corsa, la turista osserva quel modo di vita estraneo a un occidentale, riflettendo sui temi che si ripropongono e si contrappongono a ogni angolo di strada: bellezza e orrore, ricchezza e povertà.

L’India, in un primo momento, parrà priva di logica agli occhi dell’incantata turista. La destabilizzerà salvo poi ammaliarla, per quel concentrato di contraddizioni di cui quasi mai riesce a cogliere il senso profondo. Non le resterà altro da fare che introiettarle come fosse un grande assurdo spettacolo che si presenta al finestrino dell’automobile su cui viaggia, fino a quando con il passare dei giorni le immagini affastellate di quello strano paese diventeranno più chiare e decifrabili, come la tela  imbrattata del pittore si trasforma in dipinto. L’autista gioca un ruolo chiave nella storia. Lo stretto contatto con lui, malgrado i suoi madornali difetti, descritti non senza ironia, contribuisce a trasformare l’avventura di viaggio in esperienza di vita. Nonostante alcuni lati del carattere di Lok siano per la turista italiana difficili da sopportare, non tutto  di lui è da buttare. Anzi, grazie a Lok, sarà invitata a una cena particolare, a casa di parenti. Entrerà così in contatto con l’autentico sapore della tradizione indiana.