Nostra intervista a Capitan Ultimo: “Una vita sotto scorta”
Per tutti coloro che amano l’ onestà, la legalità, per gli alessandrini onesti l’ incontro, avvenuto il 23 settembre 2021 nel cortile di Palatium Vetus sede della Fondazione Cassa di Risparmio della nostra città, con un grande Ufficiale dei Carabinieri Capitan Ultimo.
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Presente all’ incontro lo scrittore e giornalista Pino Corrias, amico di lunga data di Sergio De Caprio per presentare il suo libro “Fermate il Capitano Ultimo” nella cui biografia sono raccolte le gesta del famoso colonnello dei carabinieri.
A moderare l’incontro sarà Piero Spotti che è titolare della libreria Terme di Acqui che ha organizzato le presentazioni con la sua Associazione “Grappolo di Libri”.
Questo Uomo umilissimo, dalla volontà e dalla tenacia al di fuori del comune che il 15 gennaio 1993 è riuscito insieme alla sua squadra dopo ore, giornate e notti di appostamento è riuscito ad arrestare il boss di Cosa Nostra Totò Riina e per questo passato all’ onore delle cronache.
Il colonnello Sergio De Caprio, noto il suo soprannome Capitan Ultimo, è un Eroe Antimafia, come
una specie di Robin Hood degli ultimi, dei deboli, degli indifesi, ma soprattutto un “Servitore del popolo”.
Questo militare dal lungo e molto glorioso servizio, l’ex comandante dei Ros che fondò i Crimor ( Unità Militari Combattenti), all’ inizio degli anni ’90, ha speso tutta la sua vita per combattere le ingiustizie e illegalità.
“ Essere combattente vuol dire considerare, su tutto, il valore e l’importanza dell’azione rispetto alla celebrazione. E’ una scelta chiara e nitida, dove non sono ammesse falsità. Un combattente non mente mai”.
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La sua esistenza è una vita vissuta sotto scorta, sempre nel mirino delle mafie. In realtà, quando sono stato in reparti combattenti, la scorta ce la facevamo a vicenda io ed i carabinieri che erano con me. L’ associazione Cosa Nostra, la mafia siciliana, aveva stabilito di uccidermi e quindi aveva lasciato questo conto aperto. Non abbiamo chiesto nulla e scambievolmente ci siamo guardati le spalle a vicenda. Il problema è nato quando mi è stata tolta la possibilità di svolgere qualsiasi attività di combattimento”.
Lui stesso dice: “Con la paura ci vivo da quando ero piccolo, ho imparato a conoscerla, ci ho fatto amicizia e ora sono felice di averla sempre accanto a me. Mi dà consigli su come muovermi”.
“Quando sono stato trasferito alla Sezione Anticrimine di Milano, cioè i reparti che ora si chiamano Ros e che sono stati costituiti dal generale Dalla Chiesa, era obbligatorio avere un nome di battaglia. Era un sistema di difesa da possibili intercettazioni delle comunicazioni radio e quindi un modo per nascondere la propria identità. E copro il volto con una bandana perché sono costretto, non ho altre alternative. Questa è la mia difesa, significa scomparire, non essere niente, diventare l’ incubo del nemico e rendere difficile la certezza dell’ individuazione a chi vuole colpire. Queste cose ce le ha insegnate il generale Dalla Chiesa e sono fiero di averlo fatto seguendo i suoi insegnamenti”.
“ Io da bambino sognavo di fare il carabiniere dei poveri. Intendo dire il carabiniere che difende i più fragili, che impedisce l’abuso e la violenza sugli altri. E questo l’ho visto fare ai carabinieri di basso grado, che operano in piccoli centri, in piccole stazioni. Questo era il mio sogno, ci sono riuscito. Sono felice di averlo fatto”.
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Dopo i ricordi, Capitan Ultimo ritorna sul caso Riina, quando con l’unità militare, dal gruppo di carabinieri con i quali si svolta una ricerca informativa nascosta a Palermo. In pratica seguendo la famiglia Ganci, nel quartiere Noce di Palermo e tramite le dichiarazioni del pentito Balduccio Di Maggio siamo riusciti ad arrivare sulle tracce di Riina e siamo riusciti a catturarlo. Abbiamo utilizzato lo stesso modo catturando Riina abbiamo catturato anche gli altri , seguendo la tecnica del generale Dalla Chiesa.
“E quando abbiamo arrestato Riina, l’ ho guardato negli occhi ed ho visto un uomo terrorizzato che aveva paura di morire. Aveva lo sguardo del perdente, dello sconfitto, l’ho trattato con il rispetto che si deve a chi ha perso”.
Dopo una vita passata in uno stato di esistenza passata nella lotta dopo la condanna a morte della mafia mi sono poi ritrovato negli uffici con due o tre collaboratori a svolgere tutte le attività per il disciolto corpo della Forestale”.
Nel 2019 gli è stata revocata la scorta perché secondo il comandante Nistri, per il lavoro che svolgevo in quel momento non vi era alcun pericolo.” Invece di pericoli ve ne erano e molti per cui fatto il ricorso al Tar far valere le mie ragioni. Ed il Tar mi ha dato ragione e ora ho una scorta che mi è consentita e solo grazie al Tar, avendo contro sia il Ministero degli Interni che il Comando generale dell’ Arma”.
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”. Nel 2020 la Governatrice della Calabria Iole Santelli l’ ha chiamata a ricoprire l’incarico di Assessore all’ Ambiente ed io ho accettato perché mi fu chiesto proprio da Iole Santelli e sono stato fiero di aver donato tutte le mie forze per questo incarico e per la Calabria perché penso sia una regione che merita di essere valorizzata.
Il pubblico presente, purtroppo non numeroso causa covid, come avrebbe dovuto essere per un uomo straordinario al di fuori del comune.
Maria Fiore Ameri
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