Alessandria: la scultura per Baleta

Carlo poi Gino Gemme, ovvero padre e figlio, sono stati davvero unici, con il loro singolare Bar soprannominato Baleta, a creare un locale unico la storia degli alessandrini.
La prima apertura è avvenuta, come la storia ricorda, all’inizio del XX secolo.
Nel 1929 Carlo, rileva il vecchio e sgangherato bar Gaggino per approntare un locale di tutto rispetto, nel cuore di Alessandria, nelle vicinanze dell’Istituto Tecnico per Geometri e Ragionieri.
L’appellativo Baleta ha diverse fonti, forse la più accreditata deriva dal nostro personaggio il quale, nei suoi anni migliori, è stato apprezzato ginnasta, agile al pari del rimbalzo d’una pallina, oltre ad essere compagno di scuola di Costante Girardengo, un ulteriore personaggio fra i più ricordati, emerso nel campo del ciclismo.
Un’altra supposizione potrebbe derivare da “palla”, come è stato scritto dagli eventi succeduti nel locale, di un’enormità tale da non essere creduti, nemmeno dal più sprovveduto degli individui più sprovveduti…
Carlo e Gino Gemme sono stati immortalati con una statua in quanto, senza la penna han scritto un po’ di storia, anzi molta./ Entrati lemme, lemme,/ han arricchito la memoria;/ han cambiato la nostra città,/ per quel ritrovo suggestivo,/ fra uomini d’ogni età.
La statua è stata donata dagli eredi Gemme, scoperta stamane alle ore 11 in vicolo dell’Erba, alla presenza delle autorità, denominata Baleta 1929.
Il progetto è dell’architetto Gian Franco Tremolada di Monza il quale ha colto l’ispirazione da un disegno del 1970, uscito dalle versatili mani di Gino, attuato in metallo zincato dalla Fors s.r.l. di Barbata in Bergamo.
È possibile, a distanza di tempo, proporre:/ Il ricordo ancor non è passato.Aperto da Carlo con destrezza,/ oltre sessant’anni è durato,/ dal 1991 è chiuso con amarezza.
Il pubblico locale è stato in tutta la sua esistenza … Per gli studenti è un buon cantone.Quanti andavan da BALETA/ per fuggir dall’interrogazione,non studiata o incompleta?/ Qui si mescevan a far confusione./ In coro dobbiam esultar/ l’arguzia acuta dei gestori,/ senza mai scordar/ i di lor degni avventori.

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Franco Montaldo