Voti ed ex voto
Il giorno è buio, la notte è chiara. Quando si tratta di scrivere è sempre la notte a portarmi consiglio.
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La mente di giorno assimila, nutrendosi di fatti, di accadimenti, di impressioni a cui non concedo subito l’importanza che meritano, o l’immediato interesse. Solo nella calma della notte essi diverranno lauta ricompensa: un bottino per nuove storie.
Storie della buonanotte che si irradiano dalla mia testa ai luoghi fertili del Monferrato: immenso serbatoio per scrittori e poeti. Sono le proiezioni di una domenica pomeriggio trascorsa a camminare tra Mirabello e Lu con le distrazioni che il luogo promana. Non ci avevo mai fatto caso che una strada dai tratti pianeggianti conservasse lungo i suoi cigli testimonianze storiche, al di là di una mera passeggiata.
Il confine tra i due paesi è labile che non ci se ne accorge perché non cambia la sostanza. Il paesaggio sembra incurante di conoscere la propria appartenenza.
Prati, alberi e noccioleti accolgono il camminatore lungo la strada inghiaiata, facile da percorrere.
Una prima deviazione cela un santuario dedicato alla Beata Vergine della Neve. Un’immersione per lo spirito per chi come me vuole unire la curiosità al benessere di una giornata all’aria aperta. Vi accedo tramite una stradina fiancheggiata da una fila di alberi che termina in un cascinale a cui è addossato il Santuario che sorprendo aperto. A decine gli ex voto ricoprono le pareti di grazie ricevute, di pericoli scampati, di morti evitate, di guarigioni miracolose avvenute per intercessione della Vergine che appare assunta in cielo nell’intimo spazio devozionale che ognuno le ha dedicato. Ogni dipinto, ogni cuore d’argento o di latta che sia, immortala una tragica storia accaduta e ne testimonia il senso di fede profondo che nel tempo abbiamo dimenticato.
Quella fede esportata dal vecchio al nuovo continente si riflette nei folkloristici retablos messicani. che l’ispirazione della notte non ha tardato a servirmi. Mi tiene sveglia, obbligandomi a rigirarmi nel letto. Sopra alla mia testa, appeso al chiodo c’è un retablo di latta dipinta che acquistai per pochi pesos in un mercato messicano. Reca un’epigrafe che è una vera e propria storia scritta in corsivo. Narra del ringraziamento rivolto a un santo da parte di una giovane donna per aver potuto riabbracciare il suo “novio”, il fidanzato, partito per il fronte durante la rivoluzione messicana. E’ datato 1916: insieme ai cuori di latta e d’argento hanno finito per perdere la propria originaria missione. Si sono trasformati in oggetti d’arredamento o d’ornamento, che dir si voglia scimmiottando una fede ormai decaduta. La stessa fine è toccata ai nostri ex voto, finiti per essere cianfrusaglia impolverata per le chiese.
E’ lo specchio dei tempi, penso io, mentre, passo a passo, riprendo la strada. In lontananza, quando già il territorio di Mirabello cede il posto a quello di Lu, si impone l’antica pieve di San Giovanni di Mediliano, sotto un cielo azzurro molato a specchio che promette imminenti fioriture anche quando, intorno, il paesaggio svela l’autunno incipiente.
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Nella solitudine e nel silenzio posso dare briglia sciolta ai pensieri, quando si profila all’orizzonte un uomo vestito di nero. Non distinguo molto bene la figura, è ancora troppo distante e non riesco a metterlo a fuoco con il sole in fronte.
Quando si avvicina tiene l’altro lato della strada ed è assorto in preghiera. Ha l’abito talare e al seguito ha alcune novizie non più che ventenni, intente a sgranare il rosario e a recitare preghiere, invece di smanettare con l’I phone. Mi fermo a guardarle attonita per la lezione di fede offertami che a dispetto delle mie considerazioni sopravvive nella forma più pura e spontanea. Spicciole riflessioni mi hanno portato fuori strada, sgretolandosi come polvere dinanzi all’inaspettata vocazione che si esaudirà con la pronuncia dei voti. Voti ed ex voto o comunemente promesse per chi ha creduto e per chi ancora crede come me nella notte e nei suoi consigli.