XV Giornata Scientifica: salute, ambiente e network per la ricerca
ALESSANDRIA – Si è conclusa con successo la XV edizione della Giornata Scientifica che ha tirato le somme delle numerose progettualità di ricerca, assistenza e didattica in corso e svolte durante l’ultimo biennio, segnando un ulteriore tappa nel rafforzamento delle sinergie con il territorio e i partner più vicini quali l’Università del Piemonte Orientale e l’ASL AL, oltre che verso il riconoscimento a IRCCS per le Patologie Ambientali e il Mesotelioma.
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A sottolineare fin dal principio l’importanza dei network è stato il Direttore Sanitario dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria Luciano Bernini: “Sono fiero e orgoglioso di essere tornato in questa Azienda e aver trovato trasformato in realtà quello che prima era solo un embrione dedicato alla ricerca. Se si sta facendo un percorso verso l’IRCCS è grazie al coordinamento del DAIRI, all’impegno di tutti i professionisti e alle sinergie che si sono costruite in questi anni e che durante la Settimana della Ricerca si sono ulteriormente rinvigorite attraverso eventi come la Giornata Scientifica e la presentazione del Rapporto OASI”. Concordi anche il Viceprefetto Ponta e il Presidente della Provincia Baldi che hanno sottolineato come queste iniziative permettano di far cadere le torri d’avorio della conoscenza, rendendo la ricerca scientifica un valore condiviso dalla comunità su cui occorre investire per rispondere ai bisogni di salute, come è accaduto con il vaccino per il Covid-19.
“Il fatto di essere giunti alla XV edizione di questa giornata – ricorda Antonio Maconi, Direttore del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione – è già un forte segnale dell’impegno profuso da tutti per mettere a sistema realtà già presenti in Azienda e integrarle con il DISIT nell’ottica di uno degli elementi salienti della storia sociale e sanitaria di questo territorio, ovvero il mesotelioma. Le sinergie consolidate quest’anno sono fondamentali per il percorso intrapreso: in primis con l’ASL AL, aprendo anche una sede del Dipartimento a Casale, e poi con l’Università del Piemonte Orientale su diversi livelli, dai ricercatori Invernizzi e Marchese che hanno arricchito le nostre attività, all’ingresso in corsia degli studenti di Medicina e al termine della prima edizione del Master in Data Management, fino ad arrivare al secondo reparto a direzione universitaria con il Prof. Castello e l’integrazione dei laboratori di ricerca. A tutto questo si aggiungono le collaborazioni con reti nazionali, enti e istituti di ricerca ormai divenuti nostri stakeholder, come ARPA, Mario Negri e Ramazzini, e la scommessa vinta della ricerca infermieristica”.
I lavori si sono aperti con la lectio magistralis di Carla Ancona, ricercatrice del Dipartimento di Epidemiologia del Lazio e Coordinatrice della Rete Italiana Ambiente e Salute (RIAS), dedicata all’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana e alle opportunità offerte dal PNRR: “L’inquinamento atmosferico ricopre un ruolo fondamentale nella sanità pubblica in quanto il 91% della popolazione mondiale respira aria inquinata, con 3.7 milioni di morti premature annuali per inquinamento outdoor e 4.7 milioni per quello indoor. Si tratta della quarta causa di decesso nel mondo, ma i fondi raccolti per la ricerca su questo tema sono irrisori rispetto alle malattie infettive, nonostante l’inquinamento abbia un effetto immediato e prolungato su diversi organi e favorisca la fragilità. Ritengo però che i giovani abbiano dato un grande slancio nelle attenzioni all’ambiente e al suo rapporto con la salute, in un’ottica One Health che guarda sempre di più al futuro e al coinvolgimento di tutti i cittadini”.
Il focus della giornata era infatti proprio il legame tra ambiente e salute, filo conduttore delle attività di ricerca dell’Azienda Ospedaliera ed elemento cardine della progettualità del Centro Studi Patologie Ambientali che ha lo scopo di raccogliere, documentare e analizzare le evidenze scientifiche per capire come le alterazioni ambientali incidano sulla condizione di salute, contribuendo allo sviluppo di politiche per la riduzione degli effetti sulla salute dovuti alle esposizioni ambientali e al miglioramento della qualità del servizio sanitario. A presentare lo stato dell’arte insieme al Direttore del Centro Marinella Bertolotti, il Direttore Generale di ARPA Piemonte Angelo Robotto che ha sottolineato come, per quanto si sia già lavorato affinché inquinanti come benzene, piombo, biossido di zolfo e monossido di carbonio rispettino i limiti prefissati, ancora molto resta da fare per rendere la Pianura Padana un luogo meno inquinato e con aspettative di vita più lunghe.
La sessione dedicata alle patologie gastrointestinali pediatriche ha invece visto Alessio Pini Prato, Direttore di Chirurgia Pediatrica, ed Enrico Felici, Direttore di Pediatria, illustrare l’aggiornamento sulle attività del Centro Bosio che cura malattie del bambino che coinvolgono qualunque segmento dell’apparato gastrointestinale, dalla bocca all’ano, con risultati ben oltre le aspettative che hanno portato a 53 pubblicazioni scientifiche e 29 progetti di ricerca/studi clinici attivati in questo primo triennio. In particolare, tra le principali attività di eccellenza figurano il Servizio di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Pediatrica, la Chirurgia Colorettale, l’Ambulatorio Labiopalatoschisi e il Centro NAD, nonché l’Ambulatorio dedicato a bambini con grave disabilità neuromotoria e il percorso interdipartimentale per la gestione del campione biologico del paziente con dismotilità intestinale.
Dal Presidio Infantile si è poi passati a quello Riabilitativo, ora sede anche del Corso di Laurea in Fisioterapia UPO. Dopo una panoramica più generale del Dr. Marco Polverelli, Direttore di Medicina Fisica e Riabilitazione, circa le numerose attività di ricerca, clinica e didattica che si svolgono al Borsalino, il Direttore del Corso Marco Invernizzi si è focalizzato sulla riabilitazione nelle pazienti con carcinoma mammario come esempio di approccio traslazionale, ovvero di come dalla ricerca di base si possano trasferire i risultati alla ricerca clinica per migliorare la qualità di vita delle pazienti, riducendo problemi a livello osseo e dolore cronico, affaticamento cronico e linfedema dell’arto superiore. Sono poi state affrontate le attuali progettualità in ambito di riabilitazione respiratoria, come gli studi sul Long Covid e uno studio pilota sul trattamento riabilitativo respiratorio e motorio in pazienti affetti da Mesotelioma pleurico, nonché l’applicazione della robotica alla Neuroriabilitazione e le attività di ricerca sulle lesioni da decubito in pazienti post-Covid-19 grazie alle presentazioni di Luca Perrero, Direttore dell’Unità Spinale, e della collega Manuela Marchioni.
L’ultima sessione del mattino era invece dedicata alla ricerca infermieristica e alle reti che si stanno creando per supportarla. “Sono in particolare tre i Paesi che hanno una maggiore influenza sui network – ha spiegato Alberto dal Molin, Professore Associato di Scienze Infermieristiche UPO – ovvero Australia, USA e Inghilterra, dove c’è quindi una più alta produzione scientifica a livello infermieristico. Creare collaborazioni con altri centri è fondamentale innanzitutto per la diffusione del sapere e formazione al servizio del paziente, va a beneficio della dimensione campionaria dello studio e della generalizzablilità dei suoi risultati e permette anche di presentarsi a bandi di ricerca in una posizione di rilevanza. Istituzionalizzare Centri di Ricerca specifici come nel caso dell’Azienda Ospedaliera è infine importante per coordinare e stimolare lo sviluppo delle attività”. Come hanno sottolineato Tatiana Bolgeo, Referente Unità delle Professioni Sanitarie DAIRI, e Lorella Gambarini, Direttore DIPSa FF, infatti, la ricerca infermieristica non è solo produzione di conoscenza e nuovi dati, ma è anche produzione di nuovi spazi culturali a partire dalla messa in discussione la routine. Grazie alla rete interna, che vede 11 referenti per i dipartimenti e 67 per le unità operative, sono stati implementati 42 studi nati dall’analisi critica della quotidianità e dalla volontà di migliorare outcome, come negli esempi portati da Elisa Ferraro, Coordinatore Infermieristico di Pneumologia, e Roberta Di Matteo, Infermiere di Ricerca URPS.
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Il pomeriggio si è aperto con la presentazione della Rendicontazione Scientifica da parte di Marta Betti, Responsabile del Clinical Trial Center aziendale, ovvero il documento che contiene i risultati delle progettualità e della produzione scientifica del 2020, anno a cui è legato il calcolo dell’impact factor, ossia l’indicatore che misura la performance aziendale in ambito di ricerca: in particolare si sottolineano i numeri della ricerca che vedono 211 pubblicazioni scientifiche indicizzate e impattate, 316 studi clinici attivati, 7.890 pazienti arruolati, 58 collaborazioni scientifiche, 112 persone impegnate nella ricerca, 136 eventi formativi dedicati e 1,5 milioni di euro raccolti per la ricerca.
Guglielmo Pacileo, Direttore del Centro Studi Management Sanitario DAIRI, ha invece evidenziato l’importanza della ricerca manageriale in sanità come valore in termini sia economici sia di multidisciplinarietà applicata, oltre che di posizionamento strategico in quanto nessuno degli IRCCS attivi in Italia presenta un centro di questo tipo che costituisce quindi un’importante occasione di sviluppo e di supporto ai processi di cambiamento in atto. Un altro tipo di valore aggiunto di cui si è discusso è quello del ruolo del bibliotecario biomedico a supporto dei ricercatori. Introdotta da Federica Viazzi, bibliotecaria del Centro Documentazione aziendale, Ivana Truccolo, Presidente del Gruppo Italiano Documentalisti dell’industria Farmaceutica e degli Istituti di Ricerca Biomedica (GIDIF-RBM), ha ricondotto il compito di questa importante figura nella ricerca scientifica ad alcuni filoni principali: formazione continua del personale, supporto nella stesura degli articoli e nella progettazione della ricerca, valorizzazione della produzione scientifica e ruolo di mediatore delle informazioni dalla comunità scientifica ai cittadini.
La sessione finale della Giornata Scientifica è infine stata caratterizzata dagli interventi di numerosi ricercatori dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria e del DISIT dell’Università del Piemonte Orientale a dimostrazione della completa sinergia e integrazione tra i due enti nell’ambito dei laboratori di ricerca. “Il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica ha raggiunto grandi risultati grazie a questa collaborazione – ha spiegato Leonardo Marchese, Direttore del DISIT – che vanno dalla possibilità di applicare la scienza direttamente alla salute umana all’attivazione di nuovi corsi e crescita delle iscrizioni. In particolare ricordo il Master in Data Management e Coordinamento delle Sperimentazioni Cliniche appena terminato che ci ha permesso di formare professionisti nell’ambito della ricerca che per il 95% hanno subito trovato lavoro”. Come hanno spiegato Annalisa Roveta, Dirigente Biologa del DAIRI e Coordinatrice delle Unit di ricerca, e Lia Mele, Coordinatrice dei tutor AO AL e DISIT, e i diversi ricercatori intervenuti per presentare gli studi in corso, le attività di ricerca svolte dai laboratori delle due realtà in maniera integrata, sono focalizzate sulle patologie ambientali e riguardano in particolare ad esempio lo studio degli inquinanti emergenti, il mesotelioma, la vigilanza genomica per il contrasto della pandemia da Covid-19, l’antibiotico resistenza e la definizione e sviluppo di metodologie informatiche a supporto alla decisione medica.
Una giornata quindi ricca di spunti per il futuro e utile a un’ulteriore presa di coscienza di quanto le attività svolte fino ad oggi e ancora in corso abbiano portato a un costante miglioramento delle cure per cui la ricerca gioca un ruolo fondamentale da non dimenticare e sottovalutare.
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