L’allarme di Federconsumatori: internet, pandemia e truffe in aumento, il prezzo pagato dai consumatori
Internet e pandemia. La tecnologia ha aiutato a essere vicini anche se lontani, a rendere il lavoro più ‘agile’, a studiare, a fare acquisti. Ma la rincorsa spasmodica all’online ha anche fatto esplodere il fenomeno delle truffe e dei raggiri. E chi ha pagato il prezzo più alto? Chi era meno preparato e attrezzato. Senza contare un altro fenomeno: la chiusura degli sportelli bancari e degli uffici postali. Non sono solo venuti meno dei presìdi sul territorio, è scomparso quel contatto fisico che era indispensabile per gestire al meglio le piccole pratiche quotidiane che una larga parte di popolazione riusciva a concludere anche grazie al rapporto diretto con i responsabili dei servizi. L’esplosione delle truffe è sotto gli occhi di tutti, il fenomeno di cui si parla relativamente poco è al contrario sempre più diffuso con i primi baluardi di difesa, le associazioni dei consumatori, che sono quotidianamente travolti da richieste di assistenza. La vita degli italiani durante il primo lockdown è davvero cambiata in modo radicale e l’indagine sui comportamenti dei consumatori nel periodo della pandemia, promossa da Adiconsum, Adoc, Associazione consumatori Piemonte, Federconsumatori Piemonte (con il patrocinio e il contributo della Camera di Commercio di Alessandria – Asti), lo ha confermato. I responsabili delle organizzazioni, Ernesto Pasquale, Vincenzo Bronti, Paolo Graziano, Bruno Pasero e Roberto Masini, lo dicono chiaro e tondo e la presentazione dei risultati della rilevazione lo ha confermato. Una rilevazione, svolta online, che ha confermato tendenze ormai note – elevato ricorso agli acquisti su internet, difficoltà a relazionarsi con pubbliche amministrazioni e banche, cambiamenti delle abitudini alimentari, una gestione del tempo libero che il trentaquattro per cento del campione ha affidato proprio alla tecnologia contro il ventotto per cento che scelto di uscire e passeggiare – e ha acceso i fari su alcuni effetti negativi dell’uso del web, a cominciare dalle truffe.
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Gli sportelli delle associazioni hanno ben presto fatto i conti con i consumatori che avevano ricevuto una mail falsa, ma ben costruita, da istituti finanziari o siti web che richiedevano l’accesso con una registrazione. Il messaggio ovviamente invitava in modo fraudolento a fornire i dati riservati di accesso al servizio. Spesso nel messaggio c’è anche un collegamento (il link) che rimanda a un sito che sembra identico a quello originale, benché non lo sia. E se l’utente inserisce i dati questi sono immediatamente disponibili da parte dei criminali informatici. E se non è aprendo un collegamento che si viene truffati, ci può pensare un virus che si comporta nello stesso modo quando si apre un messaggio o si scarica un allegato. Succede con le mail, come con i messaggi sms (una delle truffe più diffuse è quella che simula un corriere che deve consegnare un pacco e c’è sempre un link che si chiede di cliccare), con il risultato che è sempre lo stesso: truffati.
Ma non finisce qui. Le associazioni dei consumatori rilanciano anche un altro allarme. «Sempre in conseguenza dell’aumento dell’uso del web durante il primo lockdown molti utenti – spiegano i responsabili di Adiconsum, Adoc, Associazione consumatori Piemonte, Federconsumatori Piemonte – hanno dovuto fare ricorso a soggetti esterni, dando in mano le loro identità digitali, per svolgere operazioni che da soli non erano capaci di gestire. Ma questi soggetti erano poco seri e hanno approfittato per fare delle truffe online». Questo è l’effetto della rincorsa spasmodica, e obbligata, di fatto, a internet che ha però portato a commettere errori anche non indifferenti. «Non c’è stata alcuna gradualità, che invece era necessaria – affermano Pasquale, Bronti, Graziano, Pasero e Masini – per tutti coloro che non avevano alcuna dimestichezza e aiuto da parte di familiari o amici».