Piercarlo Fabbio: la strumentale ricerca del dissesto è stata la più grave colpa della Giunta Rossa

Abbiamo chiesta a Piercarlo Fabbio, Sindaco di Alessandria dal 2007 al 2012, un commento in merito al deposito della sentenza, immediatamente esecutiva, del Tribunale delle Imprese di Torino che ha condannato il Comune di Alessandria al pagamento a fronte del Fallimento ATM   di 22,6 milioni di Euro, cifra “derivante dalla sommatoria dei risultati negativi degli esercizi 2012-2013-2014-2015”

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“La sentenza del Tribunale delle Imprese sul fallimento ATM rivela alcune questioni che un buon amministratore pubblico dovrebbe sempre tenere in considerazione.
Innanzitutto che la strumentale ricerca del dissesto come scorciatoia nel regolare i rapporti tra Ente Comune e fornitori, nonché società partecipate intese come erogatrici di servizi, è del tutto priva di senso. Se pur potrebbe servire per obnubilare le menti degli elettori, come qualsiasi altra bugia costruita ad arte, certo non può funzionare alla prova della realtà.
Trovare un capro espiatorio su cui fare convergere la semplificazione di ogni messaggio politico – la colpa, per così dire – è altra operazione priva di valore nel tempo. Prima o poi si viene smascherati. E l’effimera vittoria nel tempo breve diventerà una sconfitta davanti alla storia per coloro che improvvidamente hanno perseguito la menzogna, anziché la verità.
Non importa se a correlare un’azione antirealtà ci si trova a far strada insieme ad altre istituzioni afferenti ai poteri dello Stato. Vale per loro, la magistratura della prima stagione persecutoria, lo scoprire che esiste, sempre all’interno dello stesso ordine, un percorso di continua revisione, che finisce per negare l’antecendente e confermare che la realtà è assai più complessa e diversa rispetto alla ricostruzione processuale, specie quando quest’ultima è condizionata dalla pressione mediatica.
Detto ciò, nel merito, ci si trova di fronte ad una seconda conferma del rovescio del dissesto come strumento di regolazione dei rapporti politici e non come meccanismo per migliorare il governo di una città.
Il primo passaggio lo aveva realizzato la Corte dei Conti, individuando come, nei bilanci della Giunta Rossa, non fossero stati inseriti i 46 milioni di disavanzo. Praticamente quattro anni di bilanci falsi, distrattamente rilevati dai media e non considerati come notizia criminis per eventuali azioni penali, pur se la segnalazione avveniva dalla stessa Magistratura. In ogni modo un falso in bilancio, che ha costretto la Giunta Cuttica ad inserire nel documento contabile la cifra e a organizzare la sua dislocazione su più anni, in quanto lo Stato ha sì prestato la liquidità, ma ha anche preteso la restituzione della cifra.
Il secondo è quello che commentiamo. Stante la chiusura al 2011 dei bilanci che avevano generato il debito ora trasferito nei ratei che Cuttica e altre Amministrazioni future stanno pagando allo Stato, dal Luglio/agosto 2012 in avanti, tutto avrebbe dovuto essere in discesa. Invece no. In quattro soli esercizi, che coincidono con il governo di Rita Rossa dal 2012al 2015, ATM ha realizzato una massa passiva di oltre 21 milioni, nonostante qualche spericolata manovra di bilancio dovuta ad una supervalutazione degli immobili di proprietà, iscritti a inventario per un valore superiore a quello di cessione avvenuta precedentemente.
Ciò ha portato al fallimento di ATM, che non avrebbe dovuto verificarsi, visto che il ripiano della massa passiva spetta al Comune. Così hanno ragionato i giudici, ulteriormente utilizzando il principio che il fallimento non può essere uno strumento utile, quando si devono erogare servizi strategici ai cittadini. Non a caso non vi è stata interruzione di pubblico servizio, ma, terminata l’epoca ATM, ne è immediatamente nata un’altra. Utilizzare il fallimento come arma politica – dicevamo – e come sistema per semplificare lo stock di debito riconoscendo minori cifre ai fornitori sembra più un percorso truffaldino, che una vera operazione di ristrutturazione dei costi di servizio, di razionalizzazione della spesa, di abbattimento degli sprechi.
Quest’ultime sono obiettivi da perseguire. Le scorciatoie dalla premialità politica immediata non servono al bene di una comunità.”

Piercarlo Fabbio

Il passaggio della sentenza che individua le responsabilità della Giunta Rossa: