Consiglio Regione Piemonte: “L’ambiente sia una priorità dell’agenda politica”
Transizione verso le energie rinnovabili, riduzione degli sprechi e del consumo del suolo, mobilità sostenibile: sono alcune delle linee d’azione suggerite dagli esponenti del mondo accademico e della ricerca, dell’associazionismo ambientale, delle organizzazioni sindacali e di categoria intervenuti durante il Consiglio Regionale del Piemonte aperto sull’emergenza ecoclimatica.
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Alberto Poggio, professore del Politecnico di Torino, ha affrontato il tema della transizione energetica spiegando che è necessario puntare con tempestività sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili per ridurre le fonti energetiche fossili e arrivare a un calo del 55% delle emissioni climalteranti entro 2030, secondo gli obiettivi dell’Ue. Il professor Claudio Cassardo dell’Università di Torino ha sottolineato le criticità italiane, dove negli ultimi 40 anni è stato registrato un innalzamento delle temperature più del doppio rispetto alla media globale. Ciò in Piemonte, unito alla variazione del regime delle precipitazioni, sta condizionando le biodiversità e in prospettiva rischia di produrre forti impatti sulla salute e sull’agricoltura. Servono parametri per monitorare l’efficacia delle politiche messe in atto: su questo punto si è espresso Jost Von Hardenberg, professore del Politecnico di Torino, illustrando i modelli numerici per comprendere il ruolo delle varie attività umane nel cambiamento climatico e delle misure di mitigazione. “Il tema è la trasformazione della qualità della vita sul nostro pianeta”, ha affermato Silvestro Greco, professore dell’Università di scienze gastronomiche. “I cambiamenti del clima sono già in atto e le azioni di mitigazione devono avvenire per non ampliare ulteriormente i divari sociali”. Franco Fassio, docente del medesimo ateneo, ha spiegato come l’agricoltura sia una delle vittime e al tempo stesso degli artefici delle emissioni climalteranti: “Già oggi alcune produzioni piemontesi come riso e vino subiscono gli effetti delle modifiche del clima. Ora bisogna adottare pratiche agronomiche più sostenibili, ridurre gli sprechi alimentari favorendo un approccio agro-ecologico nella produzione di cibo”. L’interconnessione degli obiettivi stabiliti dall’Agenda 2030 per concorrere a uno sviluppo sostenibile e il ruolo dell’Università a supporto è stata ricordata da Carmen Aina, professoressa dell’Università del Piemonte orientale, che ha citato il Dipartimento interdisciplinare sullo sviluppo sostenibile e il nuovo corso di laurea in gestione ambientale e sviluppo sostenibile attivati presso l’Upo. Roberta Lombardi, docente dello stesso ateneo, ha messo l’accento sulla recente approvazione da parte del Parlamento di una proposta di legge che inserisce la tutela dell’ambiente tra i princìpi fondamentali della Costituzione e sulle sue importanti conseguenze per le salvaguardia delle libertà delle future generazioni.
“Il tasso di riscaldamento globale è superiore a quello degli ultimi 1300 anni con frequenti superamenti record. Dal 1958 le temperature massime sono salite di 2 gradi sul territorio regionale, di 2,5 gradi in montagna, con un aumento maggiore in inverno negli ultimi 60 anni”, ha affermato Angelo Robotto, direttore Arpa Piemonte, agenzia il cui portale offre oltre 350 indicatori sui cambiamenti climatici. “Sono aumentati i giorni tropicali e diminuiti i giorni di gelo. Non piove in modo significativo dall’8 dicembre scorso, e si sta verificando quindi un aumento dei periodi secchi”.
“È inderogabile incrementare la produzione delle fonti rinnovabili e non l’energia nucleare che invece non è mai pulita”, ha affermato Giorgio Prino di Legambiente. “Rilanciamo la mobilità pendolare e le ferrovie sospese, rinunciando alla Tav. Lavoriamo sul riuso e la raccolta differenziata e non sugli inceneritori”. Federico Spadini di Greenpeace si è concentrato sul tema dei trasporti, responsabile di oltre il 25% della produzione di gas serra e ha citato il report di Greenpeace che traccia un percorso per arrivare alla completa decarbonizzazione del settore entro il 2050.
“La riduzione degli sprechi è un elemento chiave per ridurre la pressione umana sul clima”, ha affermato Adriana My di Italia Nostra, richiamando però la necessità di non installare pannelli fotovoltaici e impianti eolici su preziosi terreni fertili e in aree paesaggistiche da tutelare.
Roberto Mezzalama di Torino Respira ha lamentato la mancanza di dati sulle emissioni climalteranti a livello regionale, ha sollecitato l’approvazione di un Piano regionale per il clima e ha giudicato insufficienti le risorse stanziate per la riduzione delle emissioni.
“La diagnosi è chiara: il paziente è gravemente ammalato, ora il tema è la terapia da mettere in atto”, ha dichiarato Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana. “Anzi, la terapia è nota ma non la si vuole mettere in pratica perché è drastica e deve esser immediata. Oltre a puntare sulle energie rinnovabili ci vuole infatti anche il coraggio di fermare i processi pericolosi per l’ambiente. Servirebbe ad esempio intervenire con una legge contro il consumo di suolo, la cui compromissione è irreversibile. Abbiamo bisogno non di nuovo cemento, ma di riqualificare l’esistente patrimonio immobiliare e, ancora, di maggiori investimenti sui parchi regionali a tutela delle biodiversità”.
Paola Mercogliano della Fondazione Cmcc ha giudicato positivamente il fatto che esista una collettività consapevole della necessità di intervenire sul cambiamento climatico e ha sottolineato il ruolo della comunità scientifica nel fornire evidenze sull’urgenza di mettere in atto delle azioni.
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Bruno Migliorati del Cai ha posto l’attenzione sulla preziosità della risorsa idrica e sulle politiche di coesione sociale anche a tutela della montagna.
Infine Alessandro Sciretti, presidente dell’Edisu Piemonte, ha affermato che “l’impegno di Edisu è stato quello di inserire gli obiettivi dell’Agenda 2030 nel piano strategico di mandato. Stiamo svolgendo un ruolo attivo verso la nostra utenza, impegnandoci ad esempio nella formazione degli studenti”.
Per le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil è intervenuto Gianni Esposito, sottolineando che “siamo di fronte all’ultima chiamata per salvare il pianeta e consegnarlo alle nuove generazioni e, in tale contesto, è prioritario coniugare al meglio il problema della fine del mondo con quello dell’arrivare alla fine del mese”. “Disponendo di possibilità finanziarie straordinarie si potrà operare su mobilità sostenibile, riconversione e riqualificazione energetica senza avere paura del cambiamento e coinvolgendo le parti economiche e sociali. Tra le priorità, spiccano senza dubbio la bonifica dall’amianto e la necessità che il Governo individui il sito nazionale per lo stoccaggio delle scorie radioattive”.
Enrico Allasia di Confagricoltura, in riferimento al Piano stralcio per la riduzione della produzione di ammoniaca, ha evidenziato che “da una parte ci sono obiettivi importanti da raggiungere, dall’altro è necessario che le istituzioni ci aiutino a salvare le aziende agricole. Ben vengano le misure del Pnrr per l’utilizzo del fotovoltaico sulle coperture dei fabbricati, così come le misure che contribuiscono allo sviluppo delle comunità energetiche. Fare rete è sicuramente uno strumento importante per affrontare e superare la crisi”.
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Franco Parola di Coldiretti si è detto consapevole che “l’area mediterranea è tra le più esposte ai danni climatici. Per questo sono quanto mai necessarie politiche di risparmio e di efficientamento delle risorse non rinnovabili, a cominciare dall’acqua, e interventi per aumentare la capacità degli invasi. Per quanto riguarda l’agrivoltaico, è fondamentale che sia stato previsto il loro posizionamento sui tetti delle aziende agricole e non sui terreni per limitare al massimo il consumo del suolo”.
Per Gianluca Sala di Confcommercio “i mutamenti climatici in atto hanno prodotto danni per imprese, commercio, turismo e professioni e sono quanto mai necessari interventi per favorire la transizione ecologica e la messa in atto di modelli di sviluppo e di consumo in chiave ‘green’. Come il progetto ‘Imprendigreen’ sviluppato proprio da Confcommercio per sensibilizzare e accompagnare le imprese verso un modello di economia circolare”.
Bruno Scanferla di Cna ha richiamato “l’importanza delle piccole aziende artigiane per raggiungere gli obiettivi ambientali. Esistono difficoltà legate alla complessità della burocrazia per accedere agli aiuti ed è necessario pensare alle conseguenze a lungo termine delle decisioni che vengono prese. L’elettrico per il futuro dell’auto, per esempio, rischia di essere portato avanti senza considerare il futuro smaltimento delle batterie. Sarebbe forse il caso di pensare anche a possibili alternative, come l’idrogeno, per salvaguardare l’occupazione e contribuire allo sviluppo economico del Paese”.
Emilio Delmastro di Pro Natura Piemonte ha fatto presente “la necessità di impegnarsi con tutte le forze per la salvaguardia e il rispetto del suolo razionalizzando al massimo tutti i progetti che ne prevedano un consumo non strettamente necessario. In questo l’azione della Regione potrebbe forse essere più incisiva nell’interesse della collettività”.
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Per Domenico Sorasio di Confcooperative Piemonte “dal 1990 le emissioni inquinanti e i gas a effetto climalterante prodotti in agricoltura sono in graduale diminuzione. È comunque necessario che l’agricoltura sia sempre più sostenibile per qualità e quantità di produzione. In particolare, occorrono investimenti integrati per l’adattamento ai cambiamenti climatici anche grazie all’uso di sistemi digitali che consentano lo scambio di informazioni”.
Gianluca Carcangiu, presidente del Centro sportivo educativo nazionale, ha sottolineato infine “la necessità di dar vita a una campagna di comunicazione sugli obiettivi del 2030 non basata sulla paura ma su concetti quali gioia, aggregazione e appartenenza e di creare tavoli di lavoro aperti cui la società civile possa interviene insieme alla politica: una sorta di Unità di crisi ambientale che coinvolga i cittadini e li motivi al cambiamento”.