Fabbio: “Rita Rossa sulle orme di Robespierre!”

La Corte dei Conti del Piemonte ha condannato l’ex presidente della Provincia, Rita Rossa, a risarcire l’ente per 15 mila euro. La sentenza concerne la somma complessiva di 92 mila euro che Rossa decise di assegnare ai dirigenti della Provincia per definire un contenzioso relativo alle loro retribuzioni.

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Abbiamo chiesto, al riguardo, un commento all’ex sindaco Piercarlo Fabbio, a suo tempo protagonista di un contenzioso con la giustizia amministrativa estremamente enfatizzato dagli organi di stampa locali.

“Il caso più classico è quello di Maximilien de Robespierre, inflessibile giacobino, vero leader del periodo del terrore, nel quale le teste cadevano sotto i colpi della ghigliottina con sanguinaria frequenza ed esemplare severità. Lui stesso troverà la morte per decapitazione quando il vento della politica era girato e al terrore si sarà sostituito il terrore bianco antigiacobino. Giustizia o politica? O ancora, politica della giustizia? Ovvero uso politico della giustizia?
Il nostro caso è meno eclatante, ma pur sempre esemplificativo. Riguarda Maria Rita Rossa, ex sindaco di Alessandria, famosa per aver dichiarato il dissesto della città e per avere difeso la sua interpretazione dei bilanci a furor di talkshow dell’era santoriana in tv. Rimembranze di un terrore mediatico che colpiva chiunque fosse dichiarato un avversario dalla sinistra giustizialista.
Ora Rossa, dopo aver compilato bilanci per un quadriennio senza allocare il debito al Comune di Alessandria, viene condannata dalla Corte dei Conti per danno erariale, ma nel periodo, coevo con quello di sindaco, nel quale svolgeva il compito di Presidente della Provincia, rea di aver pagato competenze non dovute ai dirigenti dell’Ente.
Spontaneo verrebbe da dire: “chi di spada ferisce…”, ma la questione andrebbe approfondita, al di là di naturali soddisfazioni personali nel verificare come il sistema messo in piedi dai giustizialisti finisca per travolgere gli stessi suoi allievi più diligenti.
Poco sappiamo della sentenza della Corte. C’è dolo o qualche colpa pur grave ma minore? Il danno complessivo arrecato all’Ente è di circa 90 mila euro. Quanto è da ascrivere al Presidente e quanto ai dirigenti che hanno dato esecuzione al pagamento non dovuto?
Si sostiene che la Provincia avrebbe dovuto pagare, nel caso di soccombenza avanti al giudice, circa 350 mila euro e che tale scelta discrezionale riduceva ad un quarto circa l’esborso dell’Ente. Ovviamente la difesa è nominale ed ipotetica. Quanta certezza si poteva avere che il giudice desse torto alla Provincia?
C’è un ultimo aspetto fin troppo sofferto dalla politica nell’ultimo trentennio: la riduzione degli spazi di discrezionalità nell’assumere decisioni. Spazi invasi dalla Magistratura contabile e penale, che così ha potuto allargare l’ambito della propria sfera inquirente, demolendo dalle fondamenta l’unico spazio legittimo in mano alla politica. I giustizialisti, bramosi della loro retorica legata a sentimenti basati su stereotipi astratti, poco legati a situazioni concrete ed alla soluzione di problemi reali, sono dunque già colpevoli per aver diffuso i loro slogan in una pubblica opinione purtroppo alimentata per lungo tempo ad invidia e ad istinti primordiali.
Aver perseguito un qualsiasi avversario politico coniugando questi concetti appare dunque, alla luce della condanna della Corte, ancor più paradossale e antidemocratico di ciò che si possa credere a prima vista.”

Piercarlo Fabbio