Coldiretti Alessandria: maltempo, grandine a macchia di leopardo in Valcerrina, preoccupazione per filiera mandorlo

Alessandria – La grandinata che si è abbattuta ieri nel territorio monferrino è stata a macchia di leopardo: colpita la Val Cerrina, in particolare Sala, Camino, Murisengo, Alfiano Natta, Villadeati.
“Nelle zone interessate dal maltempo sono particolarmente concentrate le coltivazioni di frutta, orticole e vigneti ma anche nocciolo e mandorlo: quest’ultimo, al momento in piena fioritura, è stato quello maggiormente compromesso – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Dopo mesi di siccità, la grandine è l’evento più pericoloso nelle campagne per i danni irreversibili che provoca nei campi poichè distrugge le colture già pronte alla raccolta in campo ma anche i fiori sulle piante che di conseguenza non potranno produrre la frutta estiva. In questo caso risulta fondamentale la protezione delle reti antigrandine che tuttavia non sono ancora sufficientemente diffuse. Ricordiamo che il moltiplicarsi di eventi estremi ha fatto perdere oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne”.
Ciò che serve è, invece, la pioggia. Le precipitazioni dei giorni scorsi sono state insufficienti a portare un po’ di sollievo dopo oltre cento giorni di siccità: forte preoccupazione per la mancanza di riserve idriche e per gli abbassamenti dei livelli di falda e della portata dei corsi d’acqua, elementi fondamentali per garantire l’irrigazione estiva delle colture.
“L’arrivo del maltempo con un brusco abbassamento delle temperature preoccupa le campagne, è alto il rischio di gelate tardive che possono provocare danni irreparabili alle primizie in campo e alle piante da frutto che si trovano in piena fioritura. Serve l’acqua, fondamentale per avviare le semine primaverili di riso, girasole, mais e soia necessari all’alimentazione degli animali, ma a beneficiarne sono anche le coltivazioni di grano seminate in autunno, ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Per essere di sollievo la pioggia però deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti”.
L’agricoltura è il settore che più contrasta gli effetti del cambiamento climatico, un monito per investire su nuove produzioni agricole, sulla tutela del patrimonio boschivo e sulle energie rinnovabili con fotovoltaico sui tetti e biogas dai reflui zootecnici.
Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie è stato elaborato da Coldiretti e proposto, insieme ad Anbi, un progetto concreto immediatamente cantierabile nel PNRR.
L’idea è di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto l’ambientale laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.
Un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale.
Il progetto prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto e ottimizzare i risultati finali. Con l’obiettivo di sfruttare la possibilità concessa dall’Unione Europea alla coltivazione di ulteriori 4 milioni di ettari aggiuntivi in Europa dei quali 200mila in Italia: decisione che dovrebbe consentire all’Italia di aumentare di 15 milioni di quintali la produzione di cereali necessari per ridurre la dipendenza dall’estero.

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