L’avventurosa vicenda di un mistero: la Sindone fra Storia e Scienza.

Ieri sera nella bella Chiesa Parrocchiale di Cerrina Monferrato il Prof. Pio Pannone e la Dr.ssa Antonella Festini ci hanno guidati in una dotta ed avvincente avventura intellettuale, sul percorso millenario di un oggetto tanto affascinante quanto misterioso: la Sindone, che è custodita a Torino ma è patrimonio dell’intera umanità.

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Prima di dare la parola ai due studiosi, hanno dato il via alla serata prima i saluti del Sindaco di Cerrina, poi Massimo Iaretto, Consigliere Delegato alla Cultura dei Comuni dell’Unione Comuni Valcerrina, che ha rimarcato con la consueta passione l’importanza di eventi culturali come quello che ci accingevamo a condividere, che non possono che dare un grande valore aggiunto ad un territorio di per sé stupendo come quello del Monferrato e della Valcerrina.

Ed ecco che, dopo poche parole della Presidente de “I Marchesi del Monferrato”, Emiliana Conti, che ha giustamente rivendicato con orgoglio l’organizzazione di una serata di alto livello come quella che stavamo vivendo, introducendo brevemente il senso profondo del “mistero” legato alla Sindone, per poi passare la parola a Marco Margrita, Presidente Regionale del Movimento Cristiano Lavoratori, che ha introdotto il tema della serata dal punto di vista di un sincero credente, che vede nel telo della Sindone “la narrazione di una grande sconfitta o di una grande vittoria”, ovvero la veridicità della Resurrezione di cristo e della sconfitta della morte. Subito un tema immenso, ad indicare l’altissimo livello della serata. Per concludere con una perplessità: può la scienza dare davvero risposte certe in merito all’enigma della Sindone? Perché non bisogna dimenticare che: “la scienza studio Dio, ma è Dio che ha inventato la scienza”. Per terminare riflettendo che, comunque, ogni studio più che sciogliere fa permanere il Mistero. Io l’ho scritto in un breve riassunto, tutto ciò, ma voglio sottolineare che Marco Magrita si è alzato e ci ha detto tutte queste cose – e altre ancora – con una veemenza davvero entusiasta e fremente di passione assertiva. Il suo punto di vista, ma davvero esposto con immensa convinzione.

La parola è poi passata ai relatori, che alternandosi nell’esposizione e con l’ausilio di moltissime diapositive, ci hanno guidato nel complesso labirinto delle tante strade percorse nei loro studi, fatte di ricerche davvero interdisciplinari, ovvero che utilizzano tantissime branche del sapere, ed al centro del labirinto, sempre lei, la Sindone. Non hanno taciuto delle contraddizioni del Clero, che, quando il telo apparve per la prima volta così come lo conosciamo (ma probabilmente riemergendo invece da un passato durante il quale era stato celato al mondo), nel 1353, presso Troyes (tra Chartes e Reims), ne negò ogni autenticità. Ma forse, semplicemente, all’epoca, non seppero o non vollero compiere quelle indagini tra storia e scienza che oggi siamo in grado di compiere.

Che vanno dai riscontri geografici legati al Golgota ed alla prospicente zona sepolcrale, ma anche dall’analisi del tessuto e dalla stessa tecnica di fabbricazione dello stesso, che parrebbe essere del tutto coerente con il periodo della predicazione di Cristo. Ma ciò che colpisce di tutto il discorso è che dalla sua apparizione ai giorni nostri vi sono state infinite dispute sulla sua autenticità, con prese di posizione talvolta davvero sorprendenti, come quella del teologo Ulysse Chevalier che nel 1855 pubblicò un testo per negarne l’autenticità, e poi, invece, lo studioso Luigi Fossati che smentì lo Chevalier, in un continuo gioco di specchi e di asserzioni/negazioni che permane a tutt’oggi. Devo dire che basterebbe questo inesausto dibattito culturale per rendere straordinariamente attuale ed affascinante ogni discorso in merito alla Sindone.

Un altro tema attraente che poi viene toccato dai relatori è il rapporto con la Sindone dei Cavalieri Templari. E se davvero fossero loro ad averla ritrovata nei luoghi del Vangelo e portata in Europa? E se il volto che alcuni di loro confessarono di adorare non fosse stato altro che quello impresso sulla Sindone ripiegata ad arte e conservata in una bacheca di vetro per proteggerla? Si aggiunge mistero al mistero.

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I due studiosi hanno poi citato la vicenda, anch’essa assai indecifrabile, del mandylion, che potrebbe, forse, ma certo senza alcuna certezza, coincidere con la Sindone. La prima menzione mandylion risale al VI Secolo, ad opera di Eusebio di Cesarea. Ma le fonti sono complesse: chi parla di un ritratto di Gesù fatto per guarire il Re Abkar V di Edessa, chi invece dice di un telo dove lo stesso Gesù impresse, miracolosamente, il suo volto, la cui vista guarì il Re. E se invece la leggenda distorcesse la verità, ed il telo fosse stato portato ad Edessa da un discepolo di Gesù e fosse di fatto la Sindone? Anche qui Storia leggenda si intersecano inestricabilmente, ma con immensa fascinazione.

Ed infine, dopo un più concreto excursus in merito alle prove tangibili di verosimiglianza storica legate all’analisi chimica del tessuto della Sindone, davvero ragguardevoli, il Prof. Pannone ha concluso con una profonda e commovente citazione, quella di Sebastiano Valfrè, uno dei curatori della Sindone, nel 1694, sulla quale versò calde, emozionate lacrime, dicendo di Gesù: “la croce lo ha accolto vivo e lo ha restituito morto, la Sindone lo ha accolto morto e lo ha restituito vivo”.

La serata si è conclusa con alcuni brani sacri, che ci ha cantato con intensa partecipazione la Corale parrocchiale di Cerrina, accompagnata da un ottimo organista, che ci ha donato, davvero “dulcis in fundo”, come bis, una notevole interpretazione della famosissima “Toccata e Fuga in re minore” di Bach. E come terminare meglio di così una serata come questa?

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