C’era una volta l’Egitto: il faraone fanciullo Tutankhamon – Prima parte

Sono orgoglioso di presentare ai nostri lettori questo articolo con il quale inizia la sua collaborazione ad Alessandria24 il Dott. Ferdinando Caputi, archeologo, paletnologo, presidente del CISREI (Centro Internazionale di Studi e Ricerche Etnografiche Italiano). Il Direttore Massimo Taggiasco
In occasione del centenario della scoperta della sua tomba (1922) pubblichiamo una serie di articoli dedicati a Tutankhamon, il   faraone (suo malgrado) più conosciuto al mondo.
E siamo arrivati al più famoso ma insignificante faraone, non solo della XVIII dinastia, ma poverino, era un bambino o poco più, per governare l’Egitto ci vuole ben altro. Questo lo aveva capito benissimo il marpione Ay che riuscì a salvarsi dalla persecuzione dei seguaci di Aton e non solo, ma riuscì a portare la situazione a proprio vantaggio. Personaggio molto potente oltre a staccarsi dall’Aton riuscì a mantenere il diritto alla successione al trono all’erede di Akhenaton, Tutankhamon ovvero “Immagine vivente di Amon”, nonostante questi avesse tra i nove e i dieci anni. Il prenomen con cui era maggiormente conosciuto Tutankhamon era Neb-Kheperu-Ra. Poche fonti ci parlano di questo faraone fanciullo, Flavio Giuseppe, in un’epitoma di Manetone, parla di un certo Rahotis che regnò 9 anni, mentre Sesto Giulio Africano lo chiama Rathos.
Sicuramente, durante l’eresia amarniana, la parte teofora del suo nome era riferita all’Aton, quindi il suo nome era Tutankhaton, ma di questo ne abbiamo già parlato. L’esatta genealogia di Tutankhamon non è chiara, per alcuni sarebbe figlio di Amenhotep III e della regina Tye, e quindi fratello di Akhenaton, ma potrebbe anche essere figlio di Akhenaton e Nefertiti o di quest’ultimo re e di una regina minore, altri suggeriscono che potrebbe essere figlio di Akhenaton e della propria figlia Maketaton. Data la tenera età con la quale ascese al trono certamente non avrebbe potuto assolvere a tutti i compiti che competevano al sovrano, non solo la “normale” amministrazione dello Stato ma in quanto re era il capo dell’esercito ed inoltre doveva presenziare alle funzioni religiose. Venne quindi costituito un “Consiglio di Reggenza” che avrebbe assolto a tutti i compiti che competevano al sovrano. Capo del Consiglio fu il “Padre Divino”, cioè Ay, altri componenti furono: Maya, sovrintendente reale e poi sovrintendente della necropoli reale tebana ed il generale, comandante dell’esercito Horemheb. Assistito dalla ferrea reggenza di Ay, Tutankhaton intorno ai 10 anni viene fatto sposare con Ankhesepaaton “Che lei possa vivere per Aton”, più o meno coetanea.
La decisione di abbandonare Amarna per Tebe non la prese certamente lui, questa venne presa dal “Consiglio di Reggenza”, sicuramente ad opera dei due più potenti a corte, Ay e Horemheb anche per fornire al clero di Amon un segnale forte di distacco dall’eresia amarniana. Abbandonata Amarna sia Tutankhaton che la moglie Ankhesepaaton mutarono subito i loro nomi in Tutankhamon e Ankhesenamon e il sovrano aggiunse alle sue titolature anche quella di “Sovrano di On del sud” con chiaro riferimento a Tebe dimostrando, seppure non in modo esplicito, il riconoscimento della stessa quale capitale del Regno. Non ci sono eventi di particolare rilievo durante il regno di Tutankhamon, pare abbia regnato 9 o 10 anni e data anche la giovane età non commissionò grandi opere, si fece costruire una sua statua di granito nero che lo ritrae in posa offerente (oggi al British Museum) oltre ad un’altra dove compare come Amon (oggi al Metropolitan Museum of Art di New York).
Nell’enfasi di rendere omaggio al dio Amon, spodestato dal suo predecessore, fece ripristinare la’antica “Festa di Opet”, soppressa durante l’eresia amarniana. Festa che consisteva nel ricreare la trinità alla base della religione egizia, il dio Amon e la dea Mut concepivano annualmente il divino figlio Montu. Fece inoltre costruire nel grande tempio di Luxor un monumento dove compariva assiso con la sua Grande Sposa Reale Ankhesenamon. Il monumento verrà in seguito usurpato da Ramses II che farà sostituire i cartigli dei due sposi con quello suo e della regina Nefertari. Nulla si sa sulle cause della morte del faraone fanciullo, dalle analisi ed esami clinici effettuati sulla mummia è stato possibile evidenziare alcuni problemi che lo affliggevano. Oltre ad avere il piede destro equino aveva malformazioni anche al piede sinistro, soffriva della Malattia di Kohler che colpisce i bambini (generalmente i maschi) dai 3 ai 5 anni d’età e si verifica su un solo piede.
Questo gonfia e provoca dolore che aumenta più si carica il piede camminando, facendo tenere un’andatura claudicante, per questo il sovrano necessitava di appoggiarsi ad un bastone. Nella sua tomba sono stati rinvenuti ben 130 bastoni da passeggio, tutti con evidenti tracce di usura. E’ stato accertato che si trattava di un ragazzo molto fragile al quale tutti quei disturbi potrebbero aver generato delle infiammazioni cumulative che in un soggetto così debilitato avrebbero portato ad un’infezione malarica che avrebbe potuto essergli fatale. Gli esperti inglesi, che hanno eseguito ulteriori indagini con l’aiuto di periti legali si sono indirizzati sulla morte per cause traumatiche. Questo in base al fatto che la mummia si presenta frammentaria con molte lesioni sul lato sinistro, stranamente è priva del cuore che non veniva mai asportato, perché era considerato la sede dell’anima. Le lesioni gravi sul lato sinistro del corpo indurrebbero a pensare che sia stato asportato in quanto troppo danneggiato dall’evento traumatico. Evento che fa pensare ad uno schiacciamento del corpo, le lesioni sono compatibili con l’essere parzialmente travolto dalla ruota di un carro. Certamente dopo 3000 anni, completamente impregnata da resine e oli essenziali che la tenevano incollata al sarcofago, non hanno giovato alla sua integrità le operazioni di estrazione dal sarcofago messe in atto da Carter e dal dottor Douglas Derry. Ttankhamon fu sepolto nella Valle dei Re nella tomba KV62 dove venne trovato da Haward Carter nel novembre 1922 mentre lavorava ad una missione per conto di George Herbert, V, Conte di Carnarvon. Fortunatamente la tomba era sfuggita ai profanatori in quanto l’ingresso rimase sepolto sotto le macerie prodotte durante la costruzione della tomba di Ramses VI, la KV9, costruita oltre 200 anni dopo, cosa che dimostra che già a quell’epoca della tomba di Tutankhamon si erano perse le tracce. La tomba si presentava quasi inviolata ed ha restituito una ingente quantità di oggetti che non sto qui a citare, cosa che richiederebbe un tempo enorme, per chi fosse interessato esistono parecchie pubblicazioni a riguardo sicuramente molto dettagliate. Vorrei però evidenziare un ritrovamente decisamente interessante, in due piccoli sarcofagi vennero rinvenute le mummie di due feti di sesso femminile, con ogni probabilità figlie di Tutankhamon e della regina Ankhesenamon.
La mummia di Tutankhamon venne sfasciata da Carter che rinvenne tra le bende oltre 150 oggetti. Per quanto riguarda la tomba c’è ancora da dire che rimangono aperte alcune ipotesi circa la possibilità che esistano altre camere oltre quelle scoperte, nel marzo 2016 vennero eseguite indagini con il georadar, secondo il ministro delle antichità egiziano Mamdouh al-Damati esiste il 90% di probabilità che esistano altre due camere non ancora scoperte. Notizia che a quanto pare sarebbe stata smentita da ulteriori indagini col georadar nel maggio 2018.
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(Fonti e bibliografia:
Franco Cimmino, “Tutankhamon. Un faraone adolescente al centro di una questione dinastica”, Rusconi, 2002
Andrew Collins e Chris Ogilvie-Herald, “La cospirazione di Tutankhamen”, Newton & Compton, 2003
Philipp Vandenberg, “Tutankhamon, il faraone dimenticato”, Sugar, 1992
Henri T. James, “Tutankhamon. Gli eterni splendori del faraone fanciullo”, White Star, 2000
Thomas Hoving, “Tutankhamon”, Milano, Mondadori, 1995
Bob Brier, “L’omicidio di Tutankhamon. Una storia vera”, Corbaccio, 1999
Haward Carter, “The Tomb of Tutankhamon”, Barrie & Jenkins, 1972
Christian Jacq, “L’affare Tutankhamon”, Milano, RCS, 2001
H.V.F. Winstone, “Alla scoperta della tomba di Tutankhamon”, Grandi tasc. econ. Newton, 1975)
Ferdinando Caputi