Cronaca di due Trovatori che si sono incontrati a Mombello Monferrato.

Se il termine “magico” non fosse usato, strausato e abusato, sarebbe perfetto per la serata di giovedì sera a Mombello Monferrato, splendido paese fra le più belle colline del Monferrato. Perchè si sono incontrati lassù, fra quelle splendide colline, due personaggi davvero notevoli, due Trovatori: uno si chiama Matteo Zenatti, che si autodefinisce “Trovatore in transito”, ed è armato di un'”arpa salterio” dal suono armoniosamente antico. Viene da Verona ed ha girato il Monferrato a piedi, con un’attenzione sconfinata…l’altro si chiamava Raimbaud de Vacqueyras, e da quella località provenzale è partito per le sue peregrinazioni, ed è arrivato in Monferrato nel 1192.
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E si sono incontrati proprio lì, a Mombello, una delle sedi della corte di Bonifacio I di Monferrato, dove Raimbaud ha a lungo soggiornato, dove ha composto, cantato e suonato le sue canzoni, e dove si è innamorato, riamato (pare) della di lui sorella, vedova, Beatrice…ed era stimato e benvoluto al punto tale che poi Bonifacio lo fece Cavaliere ed insieme partirono per la IV Crociata…e non tornarono più…Matteo Zenatti ci ha spiegato che, visto che è storicamente certo che Bonifacio I morì in un’imboscata in Tessalonica (venne ucciso in un agguato mentre era di ritorno da un’incursione nel territorio bulgaro, il 4 settembre 1207), ma non abbiamo prova che Raimbaud facesse una composizione musicale per celebrare la morte di questo suo grande amico e mecenate, cosa che sarebbe stata imprescindibile, è probabile che ci fosse anche lui, quel giorno, con Bonifacio, e che i due siano morti insieme.
Eh sì, Matteo ci ha spiegato questa e molte altre cose, perché non solo ci ha presentato la musica e la poesia di Raimbaud: ci ha anche accompagnato in un viaggio in quel tempo di quasi mille anni fa, e l’ha fatto con discrezione, passione e coinvolgimento. Raimbaud era quello che noi potremmo definire oggi un cantautore, ovvero scriveva testi e musiche delle sue canzoni trobadoriche. Matteo ha recuperato online, dalla Biblioteca di Parigi, grazie alla straordinaria digitalizzazione di queste carte antiche che la Biblioteca ha fatto, le canzoni di Rambaud con testi e musica, appunto, le ha studiate, e…le canta.
Ma la straordinarietà della serata è dovuta anche al fatto che lui non è che canta e amen, se non capite affari vostri…lui ti fa entrare nel brano che esegue con una vera e propria devozione, ne spiega il testo, poi, dato che si tratta di brani assai lunghi per le nostre abitudini d’ascolto, ne canta solo delle parti, essenziali a far comprendere senso, melodia, ritmica. E ci spiega tutto sempre con un filo di ironia e a volte con commozione…come quando ci ha parlato dell’amore fra Raimbaud e Beatrice. E ci ha spiegato che i trovatori vivevano amori “proibiti” per le Dame di alto lignaggio di cui si invaghivano, perché appunto appartenetti a classi sociali troppo diverse…e allora usavano chiamare la propria amata, nei loro canti, con un soprannome che solo loro due comprendevano…nel caso di Beatrice, Raimbaud la chiamava Bel Cavalier nelle sue canzoni…perché un giorno, mentre il trovatore stava spiando la sua amata dalla finestra, vide entrare il marchese nella camera di sua sorella. Costei, nell’attesa del suo spasimante, si era allungata sul letto in abbigliamento intimo, con gli occhi chiusi. Suo fratello allora ha posato la sua spada al fianco di lei. Beatrice afferrò la spada alla maniera di un cavaliere, estraendola dal fodero, maneggiandola con notevole con destrezza facendola roteare. Da qui il soprannome, direi molto azzeccato!
Ma c’è almeno uno dei brani di Raimbaud che tantissima gente conosce, ed è Kalenda Maya, la canzone del maggio, che è comunque ancora una canzone dedicata a Beatrice. Per darvi un’idea vi cito una frase direi assai eloquente: “Difficilmente avrei gioia, Bel Cavaliere, se mi separassi tristemente da voi perché altrove il mio cuore non si rivolge né mi attira il mio desiderio”. Pare però che Raimbaud ne abbia composto solo il testo, mentre la musica sarebbe di due giullari arrivato per caso alla corte di Bonifacio. Un bell’esempio di collaborazione musicale, no? Degna di tempi assai più moderi, avete presente Mogol-Battisti? Per riprodurre in qualche modo questa “collaborazione musicale” Matteo, che prima ha detto di non amare troppo il brano, per via della sua eccessiva fama, lo ha poi egregiamente interpretato: lo ha cantato con l’aiuto di un altro musicista che lo ha accompagnato con uno strumento che è una sorta di chitarra-liuto: non sarà stato proprio un suono del 1200, ma credetemi, il tutto era davvero molto efficace.
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Ma proprio tutta la serata è stata un’immersione in musiche e tempi lontani che erano diventati per noi, qualcosa di vivo e presente, che ci circondava: il pubblico composto da persone attente ed affascinate…che ha spesso applaudito con sincero calore e soddisfazione. Ma la serata si è anche conclusa con uno squisito rinfresco, offerto dai titolari de La Cantinetta Resort, di Mombello, dove eravamo appunto tutti ospitati, per il concerto, a base di dolci fatti in casa o ottimo vino.
E non la vogliamo definire magica una serata così?
E lasciatemi dire, last but not least, che per questa straordinaria serata, dobbiamo dire un immenso grazie ad Emiliana Conti, la Presidente dell’associazione culturale “I Marchesi del Monferrato” per la sua incredibile energia e caparbietà nell’organizzare eventi come questo, così intriso di un’ineffabile, antica, meravigliosa poesia…
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