Il racconto di una festa popolare in una notte di tarda estate, ad Oviglio, fra piatti della tradizione e quelle canzoni che tutti possiamo cantare.

Questo che vi propongo non ha pretese culturali o giornalistiche particolari; è un racconto di quel che è accaduto in un piccolo angolo di questa nostra terra meravigliosa che è il Piemonte: è la cronaca di una festa popolare di fine Estate, fatta di buon cibo di antica tradizione e di buona musica che tutti abbiamo amato, che molti amano ancora. Una storia di un mondo piccolo, come lo chiamava il grande Guareschi, che potrebbe essere di ciascuno di noi, perché riguarda la terra della nostra anima.

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Appena ho visto il manifesto della Sagra dei Pén (caspita, siamo già alla 35esima edizione!), che comprendeva, nella serata di ieri, anche un concerto di Franco Taulino e della sua Beggar’s Farm dedicato alle canzoni di Battisti e dell’Equipe 84, ho chiamato all’appello (come si usa ora, gruppo di WhatsApp, W la modernità!) gli amici di sempre per una bella festa di tarda estate. Ed eccoci lì, ieri sera, 26 Agosto, in 7, n’a brancà d’amis, perchè gli altri per problemi vari sarebbero venuti ma non han potuto…e ci sta una coda lunghissima, sino a fuori, sino al marciapiede, sino alla piazza!

Ma quanta gente! Però mica siamo dal medico o alle poste, in coda: siamo lì, si chiacchiera, si saluta gente, si dicono un sacco di sciocchezze…ad un certo punto arriva Franco Taulino, amico di alcuni del mio gruppo, saluta, ma poi gli fanno una velenosa battuta calcistica, allora si volta e scappa via! Ed eccoci al tavolo, son passati 40 minuti ma non sembra…poi trovo proprio lì una vecchia amica con cui non scambiavo due parole da anni, e chiacchieriamo qualche minuto di cibo e luoghi belli del Piemonte, poi lei che aveva già cenato va via ed arrivano i Pén…

Che non sono Pén generici, piiti uardia (guardati bene dal pensarlo, sarebbe la traduzione), anzi piiti ben ben uardia (guardati molto bene dal pensarlo, in questo caso),…ma i Pén di Oviglio, come recita orgogliosamente il menù…li assaggio e a me paiono molto buoni…ma per conferma chiedo che ne pensa ad un’amica che mi sta a fianco, che li sa cucinare e li cucina benissimo: “Buoni, dai”, mi risponde “…buoni quasi come quelli che faccio io!”…ma, credetemi, per lei è davvero un notevole complimento! Infatti li mangiamo tutti molto volentieri, innaffiati con un buon Barbera di Vinchio-Vaglio.

E che bello: che bello essere lì fra tanta gente, e salutare vecchi amici visti l’ultima volta anni fa, e vedere tutti questi ragazzi (magari in cucina ci sta anche qualche ragazzo di più di settant’anni!) che si danno da fare e servono e aiutano e sorridono tantissimo. Se esiste qualcosa che possiamo chiamare senso della comunità, ieri sera era di certo fra noi!

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 E poi, il concerto. Franco Taulino e i suoi ragazzi, che probabilmente hanno quasi 1/3 della sua età…ma Franco non ha mica vent’anni, ne ha molti di meno! Almeno a giudicare da come si muove sul palco, da come la possiede, la scena. Ed è appassionato tanto quando introduce con partecipata emozione le canzoni, tanto quando poi le canta. Ma si vede che non ha ancora vent’anni anche da come incita il pubblico a battere le mani, vero e proprio animale da palcoscenico. E tra le tante bellissime canzoni firmate Mogol-Battisti, qualche excursus diverso, come una commovente “Auschwitz” di Francesco Guccini ed una conclusiva, ma molto trascinante, “Impressioni di Settembre” della PFM. Naturalmente non ha resistito nel fare anche un piccolo omaggio ai sui amatissimi Jethro Tull: una splendida versione di Bourée dove suona da par suo il flauto traverso.

Ma era anche davvero commovente il guardarsi intorno, e vedere gente di tutte le età, dai più giovani ai settantenni, cantare con lui e i ragazzi della Beggar’s Farm, le indimenticabili canzoni di Lucio Battisti, con negli occhi e nel sorriso la dimostrazione evidente di quanta gioia possa dare la musica, ben suonata e straordinariamente condivisa come ieri sera.

E allora, la possiamo chiamare magica (termine abusato ma a volte l’unico che si può utilizzare) una notte così, di tarda estate? Penso proprio di sì!

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