Il futuro del nostro Servizio sanitario nazionale tra guerra e pandemia

La nona edizione della Summer School di Motore Sanità dal titolo “ IL PNRR TRA ECONOMIA DI GUERRA ED INNOVAZIONE DIROMPENTE ” si è conclusa
portando a casa risultati concreti e proposte da attuare.
Tre giorni di lavoro, 200 relatori, 3 sessioni parallele, durante le quali hanno fatto sentire la loro voce clinici, istituzioni, associazioni di pazienti, professioni sanitarie e politici, che hanno espresso la loro idea sulla sanità del futuro con al centro il paziente e i suoi reali bisogni.
Questi i principali punti emersi dal dibattito: Mancano 30mila infermieri per soddisfare le aspettative del PNRR: 20 mila per far fronte
all’introduzione del nuovo “infermiere di comunità” che prevederà un infermiere ogni 3.000 abitanti; mentre altri 10 mila infermieri saranno necessari nelle 1.200 nuove “case di comunità” previste dal PNRR.
Mancano 4.500 medici nei pronto soccorso, senza possibilità di un ricambio: tra turni logoranti e remunerazioni poco attrattive, i concorsi per i contratti (a tempo determinato) vanno deserti. In totale, tra pensionamenti e dimissioni, entro il 2024 si stima che ci saranno 40mila medici specialisti in meno.
La formazione del personale sanitario che, senza uno stanziamento ad hoc delle risorse, sarà spostato da altri apparati dei Servizi sanitari regionali per rispondere alle esigenze del PNRR.
Una necessità impellente, per permettere a medici e infermieri di svolgere funzioni diverse al meglio.
Il binomio salute-ambiente. È necessario adottare un piano nazionale per fronteggiare la crisi climatica, perché la situazione è molto seria: 180mila decessi per tumore all’anno, in Italia, sono ambiente-correlati.
Per le malattie croniche del fegato (2 milioni di decessi nel mondo), occorre istituire un modello di assistenza multidisciplinare affiancato da reti territoriali. Rete che, peraltro, la Regione
Veneto ha istituito proprio quest’anno.
I dati AIFA sull’efficacia dei farmaci vanno resi pubblici. A tal proposito, in occasione di questa edizione della Summer School, Motore Sanità ha lanciato una raccolta firme.
1. Malattie rare. È necessario affrontare le sfide ancora aperte delle circa 8mila malattie rare note, che in Italia riguardano tra i 2,2 e i 3,5 milioni di persone. Senza dimenticare che dell’ampia famiglia delle malattie rare fanno parte anche i tumori rari, quelli che hanno un’incidenza inferiore ai 6 casi su 100mila.
2. Interventi inappropriati. Ogni anno in Italia si eseguono circa 70 mila interventi di asportazione dell’utero (isterectomie), il triplo di quanto avvenga nel Regno Unito. Dodicimila di queste sono certamente necessarie perché dovute a tumori dell’utero; quelle rimanenti sono in buona parte inappropriate e condizionate dalla persistenza di falsi miti sulle patologie uterine.
3. Troppa burocrazia. L’Italia è al ventisettesimo posto al mondo per spesa in ricerca in rapporto al Pil, tuttavia si piazza all’ottavo posto in termini di produttività, competendo alla pari con le grandi potenze mondiali della ricerca mondiale. Nel campo della ricerca oncologica, in particolare, il nostro Paese ha inciso non di rado nella produzione di evidenze scientifiche che hanno cambiato le linee guida cliniche a livello internazionale, ma questa eccellenza spesso si scontra con una burocrazia farraginosa che non riesce a favorirla.
4. Sanità digitale. Bisognerà capire e stabilire quali competenze digitali debba avere un medico. Altro fattore importante da comprendere è cha la telemedicina non è solo televisita o teleconsulto, ma uno strumento che consente di utilizzare un importante flusso di dati anche in ottica di interazione tra regioni diverse.

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