Notizie dall’Oltre Bormida
Premetto che l’argomento del mio scrivere è oggi alquanto desueto e fuori moda, anche nel mondo della stampa cattolica, orientata verso i problemi dell’etica e della morale.
Domenica scorsa mi è venuta l’idea di andare, accompagnato da un ristretto numero di confratelliì amici di San Rocco, ad Ovada, per assistere alla cerimonia conclusiva del Raduno Interregionale delle Confraternite, organizzato in quella cittadina nella settimana scorsa.
Erano presenti circa 120 confraternite, i cui rappresentanti provenivano per la maggior parte dal Basso Piemonte e dalla vicina Liguria, ma c’erano anche delle confraternite lombarde e del Piemonte Nord. Ho avuto anche la sorpresa di incontrare un gruppo di Paruzzaro (Novara), il paese del nostro ex parroco padre Lorenzo, che sarebbe stato ben felice di salutarli.
Alla santa Messa delle dieci, la chiesa principale di Ovada era stracolma e la gente assisteva alla funzione in tutta la piazza antistante, raggruppata intorno alle insegne delle varie confraternite.
Dopo la messa, officiata dal vescovo titolare di Acqui Terme, ebbe luogo la solenne processione per le vie di Ovada, con un lunghissimo corteo di tutte le confraternite, intervallato dalla musica di ben tre bande musicali, con in testa quella civica di Ovada.
In mezzo al corteo della processione facevano bella presenza i portatori degli storici crocifissi, molti dei quali portati da uomini visibilmente attempati, ma anche da qualche giovane “apprendista”. Talune confraternite esibivano anche ragazzi, poco più che bambini, che si peritavano di reggere crocifissi più grandi di loro, sostenuti da piccole imbragature adatte per la loro piccola corporatura.
Il corteo era chiuso dal Vescovo che precedeva la statua della Madonna portata a braccia da ben otto portatori per volta, che si alternavano per sostenere lo sforzo con le lunghe stanghe di legno
Poiché io non ero in condizioni fisiche di sorbirmi tutta la fatica della processione a piedi, mi sono fermato sulla piazza e così per la prima volta nella mia vita di confratello di San Rocco ho avuto la piacevole opportunità di vedere lo scorrere dei personaggi davanti a me.
Al ritorno in piazza del corteo processionale, prima della benedizione finale, le tre bande musicali insieme hanno intonato una musica dal tono trionfale, durante la quale i portatori della Madonna l’hanno fatta ballare a ritmo di danza insieme alla gente intorno che applaudiva.
Fino a poco tempo fa ero sempre stato dubbioso circa l’opportunità di arrivare a tali manifestazioni di giubilo, pensando che certe espressioni della pietà popolare possano travalicare l’aspetto religioso per sconfinare nella antica tradizione vetero-pagana, sempre presente nel popolo
cosiddetto “basso”.
Vi confesso ora che mi sto ricredendo, perché ho visto invece qualcosa di diverso, che noi uomini del secolo dell’informatica e della comunicazione istantanea non riusciamo più a percepire nel suo grande ventaglio scenografico pluridimensionale, estetico e intimo nello stesso tempo.
Mentre la Madonna ballava, circondata dallo stuolo dei suoi angioletti di legno scolpito, vedevo donne emozionate e uomini dallo sguardo lucido che sorridevano contenti, come se la Madonna, scesa dalla sua nicchia, fosse stata proprio una come loro, una madre pietosa che per una volta
partecipava anche lei alla festa del suo popolo di gente qualunque, gente assediata senz’altro da problemi di vario genere, ma anche speranzosa in un domani.
Allora mi sono chiesto: perché scoraggiare o proibire certe manifestazioni di una antica tradizione popolare radicata nell’animo del popolo, classificandole come roba superata dalla moderna convivenza civile?
Anche il semplice sentimento religioso rischia di diventare altrettanto superato ed inutile, se ci fermiamo a ragionare con la freddezza di un animo incapace di sognare una diversa realtà, oltre quella divisiva ed individualistica che ci domina attualmente.
Io forse mi sono illuso, il giorno che ho accettato di far parte di una confraternita del mio paese, quella che un tempo aggregava tanti semplici esseri umani in balia del destino, che si illudevano, stando insieme, di alleggerire il peso delle loro pene. Qualcuno dirà: le cose ormai sono cambiate; non vedi la fine che hanno fatto anche tutte le altre aggregazioni popolari, come ad esempio le società operaie di mutuo soccorso che un tempo non mancavano in gran parte dei nostri paesi qui intorno, compreso Castelceriolo?
Sì, però in fondo, cosa ci abbiamo guadagnato da tutto questo sconquasso provocato dal cambiamento di mentalità?
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Luigi Timo – Castelceriolo