Le irrequiete meditazioni di Mietta J. Mizzi, poetessa fra le dolci colline dell’Oltrepò Pavese.
E chi lo aveva mai sentito nominare il paesino di Castana, provincia di Pavia…o, meglio: fra le dolci colline dell’Oltrepò Pavese? 700 abitanti e 290 metri di altitudine. Un luogo piccolo e splendido: per me che amo i paesi e che amo le colline, semplicemente stupendo. Poi però la presentazione del libro, domenica scorsa, si è tenuta in un luogo ancora più piccolo, ma dal nome bellissimo: Monteveneroso, 150 abitanti, forse meno, ma che ha un Circolo Ricreativo che organizza un sacco di cose, il cui Presidente, Ercole Bongiorni, scrive libri sul mondo contadino (e me ne ha regalato uno, con mio grande piacere) e, domenica, ha organizzato la presentazione dell’ultimo libro di Poesie di Mietta J. Mizzi, uscito per i tipi di Primula Editore, dall’affascinante titolo “Irrequiete Meditazioni”.
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Mica male, per un borgo così piccolo, no? Che è poi frazione di Canneto Pavese, 1500 abitanti circa, più o meno quelli del paese in cui vivo…e allora come non sentirsi a casa propria o quasi? Quando, dopo essere sceso dall’autostrada, mi sono facilmente inerpicato fra queste dolci colline, ho pensato due cose: “Ma come assomiglia al Monferrato!”, la prima…e la seconda: “Ma quanto è meravigliosa l’Italia?!” Del resto a ben guardare l’atlante (beh, dai, a ben guardare Google Maps), si vede che siamo praticamente sullo stesso identico meridiano di Vignale Monferrato, altitudine 300 metri, 1000 abitanti. Mi sa che siamo un po’, anzi parecchio, cugini di quella gente lì, pure loro felicemente circondati da boschi e colline tappezzate di vigne.
Eccomi allora a Monteveneroso, con Mietta che mi fa leggere in anteprima il suo discorso, intenso ed importante, che si è preparata. Guardo lei e guardo Luigi, suo marito, e faccio una proposta per la quale mi inguaio da solo: “Secondo me tu dovresti si leggere il tuo bellissimo discorso, ma almeno un po’ delle tue poesie le dovresti far leggere a qualcun altro, per cambiare timbro e persona, e rendere più varia la presentazione…”…Mietta mi guarda sorridente, e lui pure…e capisco che toccherà a me, quella lettura…infatti mi dice: “Dai, allora: è vero hai ragione, dunque leggile tu, un po’ delle mie poesie…”. Capisco che ormai non posso più tirarmi indietro, amen: la frittata è fatta e io…sono in effetti molto contento di leggere in pubblico un po’ delle belle poesie di Mietta. Ed eccoci la, al tavolo dei relatori, e ci siamo io e Mietta, un orgoglioso Ercole Bongiorni, per la saletta piena e il successo di pubblico, e ad accompagnarci un simpaticissimo musicista, Giovanni Quantelli (idraulico in pensione), con una piccola fisarmonica oppure una chitarra, che alla fine della presentazione ci ha cantato un bellissimo brano del repertorio di Pierangelo Bertoli, dedicata ai Poeti, nel bene e nel male, e un paio di splendidi pezzi popolari, fra cui uno in lingua occitana. Applausi molto convinti, giusti e calorosi anche per lui.
E applausi, tanti, convinti e molto calorosi, per Mietta Jenny Mizzi. Di lei avevo letto una delle sue precedenti raccolte poetiche (lei ci ha spigato che in effetti non segue un filo conduttore particolare, nel raccogliere le sue poesie per la pubblicazione: si tratta proprio di raccolte poetiche) che aveva l’affascinante titolo “L’inverno del mio scontento…e altre stagioni”, che mi aveva molto colpito proprio perché Mietta riesce a tessere i suoi componimenti poetici, brevi ma molto coinvolgenti, modulando le poesie come piccoli ma intensi brani musicali. Leggendoli mi era venuta in mente la definizione che il grande pianista Cortot aveva dato degli stupendi Pezzi Lirici di Edward Grieg, norvegese: “Bonbon sotto la neve”. E ora sono davvero curioso di leggere questa sua nuova raccolta, che peraltro ha la caratteristica di essere scritta anche in inglese, testo a fronte. Un suo modo, ci dice, di porgere un piccolo omaggio al padre, che non c’è più, che l’ha avviata allo studio ed all’amore per quella lingua.
Mietta ha introdotto il pomeriggio poetico parlandoci di sé, del suo essere nata a Milano, ma anche di essersi sentita per lungo tempo, anche a causa di una madre…diciamo complicata…sempre un po’ straniera in terra straniera e anche un po’ straniera a sé stessa, come una valigia messa lì, e un po’ dimenticata…sino a che non ha trovato la terra della sua anima proprio qui, fra le dolcissime colline dell’Oltrepò Pavese, dove vive gioiosamente, in una splendida casa con vista sulle colline, da più di un ventennio. E infatti una delle sue poesie, che ho letto per ultima dedicandola propria a lei stessa, ci parla dell’immenso amore per la sua casa: Non fuggo più il titolo.
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Come la lumaca ho addosso la mia casa come un vestito.
La amo con le sue crepe, i suoi labirinti e il suo disordine.
Ascolto i suoi silenzi e i suoi respiri anche attraverso le infauste stagioni.
L’ho scelta con l’istinto e la fiducia del rabdomante perché non volevo più fuggire.
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Il mio riparo è ben affrancato alla terra, ma ha elevazione verso il cielo per pensare e fantasticare meglio.
Avvolta nel mio singolare rifugio respiro gli umori del mondo non fuggendo più neppure da me stessa.
Una poesia apparentemente semplice, dai termini colloquiali, quotidiani, ma che ci dimostra che Mietta sa scavare in grande profondità dentro sé stessa, che ci narra che, nell’aver trovato nella casa, nel luogo dove vive e che intimamente ha fatto suo e possiede, e da cui si fa possedere, il luogo della pace, ha contemporaneamente trovato il suo territorio da vivere e calpestare, che la conduce verso il cielo, verso la fantasia…in una parola, verso la fonte della sua Poesia.
Non citerò qui altre poesie di Mietta, ma credo che chiunque di voi si ritrovi fra le mani questo (oppure Le raccolte poetiche di Mietta) non potrà che ritrovarvi intense e profonde emozioni. Le sue raccolte possono essere tranquillamente acquistate (quest’ultimo libro anche in formato elettronico, a prezzo davvero assai contenuto) su Amazon. Ma sappiate, che ogni singolo euro che Mietta introita per i suoi libri di poesia viene interamente devoluto ad associazioni animaliste.
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Io però non posso che concludere questo mio racconto ringraziando Mietta per avermi fatto conoscere le persone che hanno popolato domenica il Circolo di Monteveneroso, perché ho trovato in quelle persone un’accoglienza ed una cordialità davvero meravigliose. Grazie.
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