Di aria e di terra, il teatro di due splendide donne di Monferrato: Paola Sperati e Silvia Perosino

Una domenica pomeriggio d’ottobre, Canelli, Teatro Balbo. Va in scena “Tra le pagine di Beppe Fenoglio”: una voce-guida, 5 lettori, due donne e tre uomini. Pagine bellissime che vengono introdotte e lette molto bene. Io che amo da sempre Fenoglio sono coinvolto e colpito. Vi parlerò in un articolo a parte di quella bella giornata fenogliana. Ma poi è arrivata lei, Paola Sperati. E il Teatro, quello vero, quello che ti cattura a fa fremere l’anima, è salito con lei sul palco e mi ha donato momenti di straordinaria emozione. Paola ha recitato, in costume contadino d’epoca, “La sposa bambina”, uno dei “Racconti del parentado” di Fenoglio. Si tratta della breve vicenda della giovanissima, Catinina, 13 anni e neppure ancora sviluppata, che va in sposa ad un diciottenne, commerciante di stracci fra Savona e le Langhe, ma il suo desiderio è continuare con i suoi giochi di bambina. Il racconto di Fenoglio, molto breve, è narrato in terza persona, mentre Paola lo recita in prima persona. Lo recita con una voce acuta, timbratissima e duttile, lo recita con le mani, gli occhi, il corpo…è minuta, leggera come uno spirito dell’aria…e non è più Paola, mentre recita, no: lei è diventata, semplicemente diventata, Catinina. Una Catinina leggera leggera….

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Già…leggera come uno spirito dell’aria…infatti, chissà perché, mentre la guardavo, anzi, ammiravo, recitare, mi è tornato alla mente Ariel, lo spirito dell’aria e della luce della Tempesta di Shakespeare…e credetemi, è un paragone che non vuole essere retoricamente elogiativo, ma la semplice constatazione di emozioni teatrali vive e importanti. Ma non era la prima volta che pensavo a Paola come ad una creatura dell’aria. Perché Paola l’avevo vista recitare nella breve pièce teatrale che aveva proposto a in quella stupenda scenografia architettonica che è Monastero Bormida, quest’estate, il 31 Luglio. Nientepopodimeno che Stefano Benni, autore da me peraltro amatissimo, di cui ho letto non dico tutto tutto, ma poco ci manca. Peraltro in un brano che Benni ha scritto direttamente in forma di monologo teatrale: “Topastra”.

Ma debbo confessare che io ero andato lì, quella sera, con alcuni amici, soprattutto per assistere alla pièce di Silvia Perosino: “Storiella anagrafica del Monferrato”, di Gian Marco Griffi. Di quella splendida serata ho narrato in un lungo articolo (per chi fosse interessato, questo il link: https://www.alessandria24.com/2022/08/03/un-monastero-che-si-trasforma-in-teatro-anna-che-si-trasforma-in-matilde-detta-tilde-e-silvia-che-ce-lo-ha-raccontato/ ) ,  che parlava sia dell’ottima performance di Silvia che della qualità straordinaria della proposta teatrale che ci era stata donata a Monastero.

Ma, ahimè, non parlava di “Topastra”. Non ne avevo avuto lo spazio e mi dispiaceva scrivere qualcosa di frettoloso, pur di scrivere. Infatti Silvia mi aveva immediatamente fatto notare che l’articolo era piaciuto moltissimo anche a Paola, che si aspettava, ovviamente, un simile articolo anche dedicato a lei. Sul momento non ce l’ho fatta, ma ho promesso a Silvia che avrei volentieri parlato di Paola in un apposito articolo, appena se ne fosse presentata l’occasione, che poteva intersecarsi anche con un’intervista. Così ho approfittato del pomeriggio a Canelli per una conversazione con entrambe, al tavolo di un bar di Canelli, in una sorta di intervista informale e serena. Solo che nello scrivere questo articolo l’idea di raccontarvi le emozioni di un confronto fra due modi così diversi, persino in qualche modo antitetici, di vivere l’espressività teatrale, fra Paola e Silvia, mi ha un po’ preso la mano, per cui vi farò il resoconto dell’intervista a Paola e Silvia in un articolo successivo a questo. Qui vi parlerò di come lo esprimono, il loro teatro.

Ma lasciatemi allora tornare a Topastra. Anche perché Paola, ad una domanda sulla sua interpretazione di quella sera, non mi ha dimostrato di esserne stata molto soddisfatta. “Forse ci ho messo troppa tecnica e poca emozione” …mi ha detto. Non sono molto d’accordo, da spettatore. Anche se pure io avrei una riflessione da proporre a Paola. Perché la sua interpretazione mi aveva molto colpito. Intanto una Topastra molto sexy, lasciatemelo dire, che è entrata in scena su una balconata con grinta ed avvenenza da vendere, per poi scendere fra il pubblico e mettersi a giocare con questo suo ruolo che, come sa fare magistralmente Stefano Benni, è sempre in sospeso fra un’immensa ironia, a volte un po’ crudele, ed una chirurgica analisi della realtà. Beh, Paola riusciva a far ridere i tanti bambini presenti, perché era buffa e simpaticissima, con quel visetto topastrato, ma anche in grado di coinvolgere con parole dure, sospese fra il sociale e l’ecologico, tutti noi. E poi quel suo modo di recitare: quella voce acuta e timbratissima, molto duttile. Poi quel suo muoversi incessante, totale, vorticoso, coinvolgente. Ecco, fu proprio nell’osservare quella sua performance che mi venne alla mente il paragone con l’Ariel della Tempesta shakespeariana… Una Topastra più leggera dell’aria, poco “terrosa”, mi ero detto. Non era una critica, ma la costatazione di un modo molto personale e peculiare che aveva Paola nel proporre quella pièce.

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Quella sera a Monastero Bormida avevo visto recitare da poco Silvia. Pensavo al suo timbro di voce così pastoso, dal timbro profondo, ai suoi gesti quasi ieratici, lenti e dotati di una notevole solennità. Considerate poi che entrambe fanno parte, da  molti anni, di un gruppo dall’appellativo affascinante “Gruppo Teatro Donne”, e anche che le due sono molto amiche. Mi è venuto quindi spontaneo paragonarne il modo così diverso di recitare, di proporre le loro splendide interpretazioni teatrali. Sono giunto alla conclusione che Silvia rappresenta la femminilità di una donna con le radici ben piantate nella terra di Monferrato, mentre Paola recita con la femminilità di uno spirito dell’Aria dello stesso cielo monferrino. Me le sono immaginate in una pièce teatrale dove entrambe sono “masche”… Silvia che mescola il calderone e Paola che arriva dall’aria, e vivono un dialogo teatrale intenso e profondo…Paola seduta fra i rami dell’albero, Silvia seduta sulle radici dello stesso albero. Vi faccio una confessione? La sto già scrivendo…