Parlando di guerra d’Ucraina, il pericolo qual è? Che ci vogliano prendere per la cavezza
Cosa vuole dire prendere per la cavezza? Vuol dire che la pubblica opinione venga formata in modo tale da condurla come si fa con un animale legato per le corna e indotto a seguire il conducente dove e quando vuole lui.
Tutti parlano di pace, a proposito ed a sproposito, tutti invocano l’intervento di mediatori in grado di far ragionare le parti contrapposte sul campo. Ma chi sono in realtà le parti contrapposte?
C’è chi indica senza alcuna reticenza che le parti in causa decisive per una eventuale pace siano in ultima analisi Russia e Stati Uniti, più che la stessa Ucraina e la Comunità Europea.
La notizia dell’ultima ora è quella che riferisce di un possibile ruolo di papa Francesco, che potrebbe essere accettato addirittura dal despota Putin, che non pare più molto sicuro del fatto suo, avendo dovuto subire se non proprio delle batoste sul campo, almeno dei contrattempi pesanti sulle sue mire di supremazia militare, necessarie per risolvere il problema in breve tempo, secondo quelli che erano i suoi piani.
Evidentemente se l’Occidente europeo ha di fronte dei gravissimi problemi di tenuta, non è che la Russia possa vantare migliori prospettive, anche se il suo popolo è sicuramente più assuefatto alle rinunce alla vita comoda. Molto di più sicuramente di quello nostrano.
Mi pare però che l’eventuale figura mediatrice di papa Francesco, pur nella sua indubbia autorevolezza, essendo del tutto slegato rispetto ai due poli militari principali in campo, porti però un difetto di fondo: è pur sempre il capo del mondo cattolico, cui farebbe riferimento solo la parte occidentale dell’Ucraina, cioè le province di Leopoli e Ivano-Frankivsk che furono un tempo quelle in qualche maniera legate prima al mondo polacco e lituano e poi al mondo austro-ungarico contrapposto al mondo ortodosso di osservanza russa. Sarei curioso di sapere se una eventuale mediazione di papa Francesco sarebbe ben vista dal patriarca Cirillo di Mosca, quello con l’orologio da parecchie decine di migliaia di euro e che è lo specialista nell’uso dei turiboli
d’incenso davanti a Putin, prima ancora che davanti alle icone preziose della sua cattedrale. Che la pubblica opinione del nostro paese possa essere condotta non dico fuori strada, ma in una direzione non proprio corretta, mi pare abbastanza probabile. Prendiamo per esempio il nodo della Crimea, occupata nel 2014 dai russi e tolta agli ucraini.
Non capisco come un uomo istruito come Gennaro Sangiuliano, nei giorni scorsi eletto ministro del nuovo governo e fino a oggi direttore del TG2 della Rai, abbia potuto scrivere senza nemmeno un’ombra di dubbio, che la Crimea è la Russia, per cui in definitiva Putin non ha fatto altro che riprendersi quello che era suo. Storicamente, lui dice, la Crimea è sempre stata russa, in termini di cultura, religione, composizione etnica ed economica.
Questo non è affatto vero, stando a ciò che ho letto in questi giorni per documentarmi meglio sulla questione.
È vero che nel 1954, per affari interni e per questioni interne del Partito Comunista e al fine di mantenere un equilibrio tra le forze, Krusciov assegnò la Crimea all’Ucraina, sottraendola al territorio della Russia. E questa decisione è stata presa nelle condizioni di un regime totalitario e
tutt’altro che democratico. Ricordo che le origini di Krusciov erano ucraine.
Poi il Dr. Sangiuliano, che evidentemente non ha in simpatia gli ucraini, aggiunge altri riferimenti storici che darebbero ragione a quello che va ripetendo Putin, cioè che durante la Seconda Guerra Mondiale molti ucraini si schierarono dalla parte dei nazisti. In molti campi di sterminio la bassa forza che sterminava gli ebrei era fatta dagli ucraini perché già prima della guerra c’era stato un forte antisemitismo in Ucraina. “Oggi quei movimenti ucraini che sono più fortemente antirussi usano i simboli del nazismo.
Che durante la guerra una buona parte degli ucraini si sia appoggiata ai tedeschi è del tutto vero, ma bisogna tener presente il ruolo giocato dalla ribellione antirussa conseguente ai pogrom degli anni precedenti, quando Stalin fece morire di fame i contadini ucraini che avevano rifiutato la collettivizzazione forzata. Si parla di diversi milioni di individui innocenti, uccisi o finiti in Siberia.
Che il sentimento antisemita sia stato presente in Ucraina è altrettanto vero, ma d’altra parte era diventato comune anche in altre nazioni dell’est Europa, come Polonia e Ungheria, più per effetto della propaganda che voleva addossare la colpa della fame del popolo alla classe dirigente di stirpe israelitica che aveva appoggiato inizialmente l’avvento della rivoluzione comunista. In realtà gli ebrei ucraini erano poveri tali e quali i loro vicini di casa. Erano forse solo un poco più istruiti perché sapevano leggere e scrivere e anziché limitarsi a fare i contadini si davano al commercio ed all’artigianato in generale, ma anche all’oreficeria.
Sta di fatto però che nei campi di concentramento, oltre ai tedeschi che comandavano, c’erano anche degli ucraini che obbedivano, facendo morire dei poveri ebrei (oltre che gli zingari e altre minoranze razziali e culturali).
Ma, tanto per non farmi tirare per la cavezza, ho però fatto una mia ricerca personale riguardo alla storia della Crimea, che, tanto per cominciare, non è vero che sia totalmente abitata da russi.
Leggo infatti che nel 2001 la popolazione della “Repubblica autonoma di Crimea” (integrata con l’Ucraina, ma autonoma amministrativamente) era per il 58,5 per cento di etnia russa, per il 24,4 per cento di etnia ucraina e c’era ancora un 12,1 per cento di tatari di Crimea, quelli che in origine
discendevano dalla dominazione del Kanato di Crimea, di religione musulmana, formalmente autonomo, ma vassallo infine dell’Impero ottomano. Infatti, fino alla fine del diciannovesimo secolo, i tatari rappresentavano la maggioranza della popolazione e dopo furono sconfitti in seguito alle guerre di conquista della zarina Caterina la Grande. L’ultima sconfitta fu per opera di Stalin, che li fece deportare in massa oltre gli Urali per toglierseli di mezzo.
Negli ultimi due secoli, per effetto delle guerre e delle deportazioni di massa in Asia centrale, ai tatari ed alle altre minoranze caucasiche, si sostituì l’immigrazione massiccia russa ed ucraina. Solo dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica un certo numero di tatari poté tornare in Crimea
Nei secoli questa regione fu sempre un crogiolo di popoli e di razze, dagli sciti ai greci, ai bizantini,ai bulgari e agli ebrei, senza dimenticare le importanti e fiorenti colonie genovesi e veneziane del Medioevo. I genovesi avevano fatto del porto di Caffa la loro capitale, mentre i veneziani stavano a Tana, città verso il fondo del Mare d’Azov, fin tanto che nel 1343 Caffa fu assediata dal Khan Gani Beck che alla fine ebbe la meglio, nonostante le due muraglie di cinta che proteggevano la città.
Soltanto nel 1784 la Crimea fu conquistata ed annessa all’Impero Russo, ma poi con la Guerra di Crimea del 1854-1856 una parte della stessa, con l’importante città di Sebastopoli fu conquistata dai turchi e dalle potenze occidentali Francia ed Inghilterra, con l’aiuto anche dei piemontesi
mandati da Cavour (vi ricordate la carica di Balaclava dei cavalleggeri e dei bersaglieri di La Marmora?)
Tornando all’anno 1343, l’assedio degli eserciti mongoli durò ben due anni, ma ad un certo punto furono costretti a fermarsi dopo essere stati decimati dalla peste nera, scoppiata fra di loro. Prima di ritirarsi, il mongolo Gani Beck decise di gettare con le catapulte i cadaveri della peste oltre le mura della città. Questa strategia è nota come uno dei primi usi di un’arma batteriologica nella storia. Colpiti a loro volta dall’epidemia, i genovesi furono costretti ad abbandonare la città dopo che l’assedio fu tolto dai mongoli. La dispersione dei mercanti italiani nel Mediterraneo, portando con sé topi infestati dalle pulci, fu la causa della seconda pandemia di peste in Europa, quella, per intenderci vissuta dal nostro San Rocco. La prima epidemia di peste passata alla storia fu quella detta di Giustiniano, verso il primo secolo.
Vedete che la storia ha sempre avuto un carattere di globalità, toccando popoli e regioni anche molto distanti fra loro.
Per informazione di coloro che, come il Dr. Sangiuliano, hanno adottato, forse per compiacere Salvini, una visione partitica filorussa della questione Crimea, aggiungo una breve nota riguardo il nome della regione. Leggo testualmente:
“ll toponimo deriva da Qırım, il nome originario in lingua tatara di Crimea del centro abitato di Stary Krym, antico capoluogo della provincia della Crimea durante l’Orda. La parola in tataro di Crimea significa la mia steppa/collina deriva dalla parola, che in turco antico indica genericamente un luogo selvaggio (cima o cresta di una montagna, steppa, prateria, terreno, deserto). Con l’annessione all’Impero russo nel 1783/84, la parola tatara venne russificata in Крым (Krym), da cui derivano tutte le forme moderne del nome della penisola.” Come può tale illustre personaggio politico, nonché giornalista di rango, affermare con assoluta certezza che la Crimea è sempre stata russa? Si fosse almeno documentato.
Evidentemente deve dare ragione a Putin per altri motivi. Se fossi la presidente Meloni farei fare una veloce indagine al riguardo, dato che certi alleati è meglio perderli che trovarli.
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Luigi Timo – Castelceriolo