Aromi, sapori e colori d’autunno nel borgo antico: la Fiera di San Carlo a Nizza Monferrato.

Eh sì, lo ammetto, Nizza Monferrato è uno dei luoghi della mia anima. Ho per Nizza un amore incondizionato. Con un notevole sentimento di nostalgia. Perché a Nizza, durante le vacanze estive, io che ero un bambino, per anni ci sono andato con mio padre, tutti i venerdì, giorno di mercato, che guidava una corriera (la ditta Aviosi, di Oviglio, che ancora esiste, eccome!) che arrancava fra le blande colline che passano tra Masio, Abbazia di Masio e poi Incisa, e infine Nizza.

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E in ogni posto dove la corriera si fermava salivano uomini e donne di campagna, carichi dei loro prodotti, che in parte finivano nel bagagliaio della corriera e in parte tenevano con loro in grossi fagotti. A ripensarci adesso, sembrava quasi di stare in un film. Tra galline appese a testa in giù e cassette (in dialetto “platò”) piene delle più svariate verdure, tra chiacchiere in un dialetto che assomigliava tanto al mio, ma portava con sé accenti diversi e qualche parola incomprensibile. Un film neorealista? Se ci fossero stati anche dei fucili imbracciati dagli uomini, certamente un film di Sergio Leone, tipo “Giù la testa”! Era un altro mondo, e tutti coloro che lo hanno conosciuto un poco lo rimpiangono.

Mi pareva un viaggio lunghissimo, e un poco lo era, perché la corriera faceva una specie di strano gioco dell’oca, arrancando fra le tante cascine, passando da Masio per poi affrontare la salita che portava ad Abbazia di Masio, fra strade strettissime e tante persone che salivano lentamente, per via di tutta la loro mercanzia. A rifarlo adesso, in auto, questo tragitto da Oviglio a Nizza basta un quarto d’ora o poco più…ma non c’è più quel senso di festa popolare che si viveva in corriera… Io poi ci andavo soprattutto perché nella via principale di Nizza, quella che transita accanto allo stupendo Palazzo del Comune, dove si dipanava il mercato del venerdì, fra mille merci diverse, ma non frutta e verdura, che quelle stavano tutte in una piazza, c’era un banchetto diverso dagli altri, che non proponeva attrezzi agricoli o cinture, lenzuola o scarpe, ma libri e fumetti! Tutti rigorosamente usati, di seconda mano, ovviamente venduti a metà prezzo. Lì si scatenava tutto il mio entusiasmo. Tra Tex, Zagor, Mister No e La Storia del West! Ma anche i Gialli per Ragazzi della Mondadori e tante altre simili cose. Ne comperavo tanti, tantissimi, con mio padre che apriva il portafoglio mugugnando un po’, ma sorrideva, che poi qualche Tex lo leggeva pure lui…e sarebbero state le letture di…appena un’intera settimana di vacanza…e la settimana dopo di nuovo a Nizza a fare rifornimento! E allora non vi stupirete se vi dico che ancora adesso, quando posso, ci faccio volentieri un salto, al mercato di Nizza del venerdì…con immutato piacere…come tornare per un giorno un poco bambini, no? Anche se purtroppo quel banchetto pieno di fumetti e libri non c’è più da tanto tempo…

E quindi anche per tutto ciò è stato bellissimo andarci, domenica 6 novembre, alla Fiera di San Carlo. Che, poi, lo confesso, non c’ero mai stato, forse proprio perché per me l’andare a Nizza ha sempre o quasi coinciso con il mercato del venerdì. Invece è stato bellissimo passeggiare in quel borgo antico, fra portici medievali e botteghe che sanno di altri tempi, con le loro insegne ottocentesche. Ed è stato bellissimo immergermi fra gli aromi della bagna cauda, sorridere per quei cartelli come “Bagna cauda dalle 12 alle 24” o anche “Bagna Cauda da asporto”, che gridano la loro proposta dalla vetrina di una trattoria che pare lì da sempre. E poi sua maestà il cardo gobbo, tipico appunto di Nizza. Per chi non lo sapesse, lasciatemi spiegare cos’è questa prelibatezza. I cardi nascono nei terreni sabbiosi tra Nizza Monferrato, Incisa Scapaccino e Castelnuovo Belbo. Si seminano a maggio, si raccolgono a ottobre e diventano gobbi grazie a una particolare tecnica di coltivazione. Non si irrigano, non si concimano e non si trattano. A settembre, quando sono già alti e rigogliosi, sono piegati e ricoperti di terra. È qui che, tentando di liberarsi per ritrovare la luce, si gonfiano e si incurvano trasformandosi in cardi gobbi, perdendo ogni traccia di clorofilla, diventando bianchissimi e teneri. Dopo un mese di questo trattamento l’imbianchimento è compiuto, così si dissotterrano, si eliminano le foglie esterne e le coste rovinate con il pauren (una sorta di roncola lunga e sottile) e si tiene il cuore. Basta risciacquarli con un po’ d’acqua e sono pronti: straordinariamente croccanti e contemporaneamente teneri. Sappiate che tutti gli altri tipi di cardi si mangiano cotti: soltanto il cardo gobbo di Nizza Monferrato è buono crudo, diventando, ovviamente e come ben sanno i piemontesi, ingrediente fondamentale della bagna cauda.

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Ma a Nizza non c’erano mica solo cardi e bagna cauda. C’erano aromi, colori e sapori di ogni genere, da cui farsi assorbire con voluttuosità, soprattutto quando sono iniziate a calare le ombre di una sera d’autunno non troppo fredda. E allora ecco le classiche caldarroste, cotte nella piazza del Comune da un gruppo di Alpini, e che bello sgranocchiarne un cartoccio in piedi all’angolo della piazza, gustando anche qualche sorso di vin brûlé. E poi, fra i mille colori dei tanti banchetti, la divertente meraviglia di un camioncino coloratissimo dal suggestivo nome “Il Vetusto Monferrato”, che proponeva un “Nizza Burger” con cardo gobbo gratinato e salamino di vacca…non l’ho assaggiato e ancora me ne rammarico! Poi fra i banchetti, una lenta camminata nella via che ne è piena, e come resistere ai profumi e agli assaggi di tome al tartufo e salami veraci? E allora assaggia qualcosa qua e compra qualcosa là, in un divertente delirio di piacere del palato.

Ma, poi, eccola là, la sorpresa: un banchetto di libri! Certo, nulla a che vedere con quello che vi ho descritto prima, qui era la proposta di una piccola ma agguerrita casa editrice di Cuneo, l’arabAFenice (si è scritta proprio così), e come esimersi dall’acquistare un paio di libri? Una giornata bellissima, fatta di gusti, aromi, colori e…di nostalgia.

Eh, lo so: ancora una volta credo di essere stato un po’ troppo sentimentale…ma è davvero bello sentirsi per qualche ora un bambino lasciato libero in un negozio di meravigliosi giocattoli, no?

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