Cuccaro e la storia contesa
Cuccaro ha uno strano destino: un castello che è l’ombra di se stesso e una storia rimasta nell’ombra. Una sorte comune, che lega entrambi a doppio filo, fin dalle origini, come fossero rami dello stesso albero.
L’albero inteso come albero genealogico della famiglia Colombo, signori del castello e ascendenti del più famoso navigatore, quel Colombo che scoprì l’America, della cui origine si è dibattuto a lungo, per secoli.
Senza documenti ufficiali che avvalorino le origini di Colombo, non si può che dar credito alla storia che ci è stata tramandata dai libri come unica e al momento inconfutabile che vuole, l’esploratore, genovese di nascita e di parentado, figlio di due umili cardatori, partito povero in canna, ma ricco di intraprendenza, tanto da accedere a una delle corti più importanti d’Europa.
Questo è quanto abbiamo sempre creduto o almeno è ciò che ci hanno fatto credere. La prova contraria si trova a Cuccaro, un piccolo paese adagiato tra le colline del Monferrato che da molto tempo prova a sfidare la superbia di Genova rivendicando le origini monferrine di Cristoforo Colombo.
A portare avanti la battaglia per ottenere l’anelato riconoscimento c’è un suo discendente che ha speso tutta la vita alla ricerca di tracce, prove e documenti atte a smentire la tesi genovese. Ha viaggiato instancabilmente, alla ricerca di indizi e, sulle orme del suo avo ne ha ripercorso il viaggio nella speranza di gettare nuova luce sull’acclarata storia colombiana che non accetta revisioni di sorta.
L’unico indizio che trovò fu una statua recante un cartiglio con la dicitura “Cristoforo Colombo di Cuccaro”. A seguito di questo ritrovamento, il discendente di Cristoforo Colombo ha costruito la sua tesi, secondo cui le origini dell’ammiraglio non sono più un mistero insoluto, ma attestate da un reperto lapidario che rimette in discussione la storia finora tramandata e che, inesorabilmente, riaccende la rivalità con Genova. Tuttavia Genova non si dà per vinta e affonda l’avversario con un documento schiacciante, che rimette in discussione i fatti senza possibilità di replica. Un documento che testimonia la nascita di Colombo sotto la Lanterna nel 1497.
Il botta e risposta prosegue. Cuccaro ha in serbo il contrattacco. Semina dubbi formula ipotesi servendosi degli indizi che l’ammiraglio ha lasciato dietro di sé e ci consegna una versione della storia del tutto diversa, più verosimile alla realtà del tempo.
Quella storia che noi tutti abbiamo studiato sui banchi di scuola, secondo la tesi monferrina, sembra piuttosto un romanzo d’avventura. Al tempo di Colombo, infatti, senza un lasciapassare o comunque senza presentazioni ufficiali, sarebbe stato impossibile, per l’ammiraglio, accedere a una delle più grandi e potenti corti d’Europa. Come avrebbe potuto lui, un mozzo, povero in canna e senza istruzione, incontrare i sovrani più potenti d’Europa, scrivere ad intellettuali di fama, persino in latino, ottenere dalla regina Isabella di Spagna tre caravelle e salpare da Palos per raggiungere l’Asia e senza saperlo, toccare la sabbia bianchissima di El Salvador, baciare il suolo e diventare poi un ammiraglio e uomo più importante del suo secolo se non fosse stato un aristocratico, discendente, appunto, da quella famiglia nobile e facoltosa che possedeva un castello in quel di Cuccaro?
Ora, se si volesse porre fine alla querelle colombiana e placare la rivalità tra i due contendenti si potrebbe dare ragione a entrambi e supporre che vi sia stato un caso di omonimia. Nulla toglie che vi sia stato un Colombo genovese e un Colombo di Cuccaro. Resta comunque il mistero su chi, tra i due omonimi, scoprì l’America. Peccato che, almeno per ora, sia ancora da scoprire.
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