L’intrigante connubio fra Musica, Cinema e Teatro a Pasturana, in una splendida serata dedicata ad Ennio Morricone
La sala è completamente al buio. Poi entrano insieme la magia del Cinema e quella dalla Musica. La magia del Cinema sta nelle immagini di scene tratte dal bellissimo e potente film Mission, del 1986, diretto da Roland Joffe, con tra gli altri, Jeremy Irons e Robert De Niro, la magia della Musica entra con quella straordinaria, bellissima, colonna sonora di Ennio Morricone. Non mi aspettavo questo meraviglioso incipit della serata e resto come incantato e sospeso, anche nel ricordo di quando, tantissimi anni fa, avevo visto al cinema questa pellicola (caspita avevo 26 anni! Ora ne ho qualcuno di più), che mi aveva emozionato e coinvolto tantissimo.
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Poi dopo pochi minuti, buio in sala e Paola Sperati, vestita di nero – è lei che mi ha proposto di venire qui a Pasturana a vedere questo spettacolo e le esprimo qui la mia sincera gratitudine per avermi invitato – sale sul palco. Il palco è semplice, spoglio: un tavolino con sopra il bricco del caffè, uno sgabello, una sedia, un quadro caduto e dal quale è mezzo uscito dalla cornice il dipinto di un transatlantico, una pianta spoglia e un poco triste…e basta.
Paola legge con la sua voce acuta e timbratissima una breve introduzione al film, presentando la scena questa volta teatrale che vuole in qualche modo essere emblematica del film stesso. E non è una scena di grida o combattimento, ma la scena, che ci proporrà un concentratissimo e appassionato Paolo La Farina, che ha firmato anche la regia del tutto, dove viene letta la splendida esaltazione dell’amore che sta nella Prima lettera ai Corinzi di San Paolo. Sale sul palco, Paolo, il suo aspetto, barba e capelli lunghi e bianchi, il suo fare dimesso e nello stesso tempo ieratico, la grande espressività della sua recitazione dal punto di vista sia scenico che vocale, ne fanno un lettore perfetto di questo testo bellissimo, che contiene, tra le altre, parole come queste: E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi l’amore, non sarei nulla.
Il pubblico in sala (compreso il sottoscritto) è come sospeso in un silenzio attento e pieno di intensa partecipazione. Poi Paolo La Farina esce e sale sul palco Marco Marino, che ci propone con la sua armonica a bocca una sorta di evocazione della musica di Ennio Morricone, donandocene una versione che il suono di quel minuscolo strumento rende incredibilmente struggente e gonfio di echi nostalgici.
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Bellissimo, penso…e penso che sia davvero inusuale e coraggioso iniziare uno spettacolo con la Lettera ai Corinzi di San Paolo, con la nostalgia evocata da un’armonica, con emozioni così importanti e profonde. Capisco che mi aspetta una serata davvero notevole. E non sbaglio affatto, perché andrà esattamente così. Tutto questo è accaduto pochi giorni fa a Pasturana, piccolo paese (1300 abitanti circa) in provincia di Alessandria, dove hanno il coraggio di proporre, in una specie di splendida cantina antica, che sta sotto il Comune, una Settimana della Cultura. Oltre a questa serata teatrale c’è pure una bella mostra dedicata alla “Grande Guerra”. Piccoli miracoli della provincia italiana.
Ma torniamo alla serata teatrale, davvero notevole. Sarà infatti tutto un susseguirsi di scene, direi rievocazioni, dei grandi film a cui Ennio Morricone ha donato musiche indimenticabili, dove, dopo l’incipit cinematografico – musicale, uno dei due interpreti presentava il film e la scena emblematica che ne veniva rievocata, e l’altro poi la proponeva, sempre con grande immedesimazione ed intensità. Non tutte ma svariate di tali scene si concludevano nella magia malinconica e struggente del suono dell’armonica a bocca di Marco Marino. Consentitemi di citarne almeno qualcuna. Intanto tre formidabili capolavori di Sergio Leone: C’era una volta il West, Giù la testa, e C’era una volta in America. Film visti e rivisti, amati infinitamente, dalle colonne sonore che posso definire, sic et simpliciter, indimenticabili e geniali.
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Nel brano emblematico di Giù la testa è Paolo La Farina ad interpretare, con notevole veemenza e passione, molto convincente, il momento in cui il bandito Juan Miranda (nel film magistralmente interpretato da Rod Steiger) esprime la sua invettiva contro la rivoluzione, che è quella cosa dove “c’è qualcuno che sa leggere i libri e va da quelli che NON sanno leggere i libri, che poi sono i poveracci, e gli dice che qui ci vuole un cambiamento…e la povera gente lo fa, il cambiamento…poi quelli che sanno leggere i libri si siedono intorno ad un tavolo e mangiano, e mangiano…e intanto che fine ha fatto la povera gente? Tutti morti! Ecco la tua rivoluzione!”.
In C’era una volta il West è invece Paola Sperati a donarci una notevole interpretazione dell’addio al West del personaggio interpretato da Claudia Cardinale, Jill McBain. È per Jill un momento di scoramento, la fine di un sogno. Paola ha interpretato questo momento con un tono dimesso, malinconico: seduta al tavolo, l’idea di un tempo concluso dove tutto poteva andar meglio, ma così non è andata…bravissima. E l’armonica di Marco, alla fine del pezzo, ci ha regalato davvero una genuina commozione.
Detto che, entrambi in scena, Paolo ha interpretato con notevole intensità la bellissima dichiarazione d’amore che Nudle esprime a Deborah in C’era una volta in America, e che Paola ha invece proposto con altrettanta intensità un monologo tratto dal libro La Califfa, prima e dopo aver visto alcune scene dell’omonimo film, con la regia dello stesso autore del testo, Alberto Bevilacqua, lasciate che vi parli del bellissimo finale, e qui il film era quell’immenso capolavoro che è Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore, dove l’anziano e ormai cieco proiezionista parla al suo giovane assistente innamorato , di quell’altro giovane innamorato che, sfidato dalla donna di cui è come impazzito, di sostare cento giorni sotto la sua casa e poi lei lo avrebbe amato, al novantanovesimo giorno di cento, volutamente, se ne va, se ne allontana, si allontana da quella sorta di delirio…Paolo e Paola erano seduti accanto, lui si è espresso con molta verve, con parole urgenti e potenti e brevi gesti, quasi disperati, lei con sguardi e pochissime parole…ma non sembrava un monologo, sembrava, era, un bellissimo duetto. Un trio, anzi, perché nel finale il tenero, stupendo suono dell’armonica tutto ha concluso con straordinaria intensità. Sinceri, meritati e convinti applausi ai tre, entusiasti applausi ad Ennio Morricone, in un finale straordinariamente coinvolgente.
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Lasciate che vi lasci, infine, con un sommesso consiglio: a Monastero Bormida, che di suo è un posto magnifico, il 7 Dicembre verrà replicato questo spettacolo coraggioso ed originale. Fateci un pensiero: credetemi, ne varrà la pena.