Eleonora Minetti: “Milanismo nel sangue e giornalismo nel futuro”
Di nonno in nipote. Giovane, preparata, determinata ed ambiziosa: la storia di Eleonora Minetti che sogna di diventare presentatrice sportiva.
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Eleonora Minetti, giovane, determinata e con le idee molto chiare.
Ho 18 anni, frequento il Saluzzo Plana e l’andare in questa scuola mi ha permesso di crescere, soprattutto, a livello linguistico. Sono orgogliosa di questo e auspico di diventare come tante personalità femminili calcistiche che mi piacciono molto e che vanno oltre l’aspetto fisico per la passione del calcio.
Come è la nata la tua passione per il calcio?
La mia passione per il calcio è nata grazie a mio nonno: lui mi ha trasmesso questa grande passione che mi permette di sentire il nonno sempre vicino a me. Era appassionato di calcio tifava Milan, come anche la sottoscritta.
Il calcio mi travolge. Tutti gli sport sono belli ma il calcio è come se entrasse dentro la mia mente, dentro il mio cuore, non soltanto il Milan ma tutte le squadre.
Il calcio ha un livello di attrazione verso le persone: è questa è una cosa fantastica.
Con il nonno guardavamo le partite in televisione perché lui, avendo passato tutta la vita a lavorare, non riusciva a portarmi allo stadio e a dedicarmi del tempo: ricordo le partite della Nazionale italiana ma in realtà più le gare disputate dal Milan: le guardavamo insieme con un grande tifo.
Mio nonno era proprio un ultras e le partite erano rigorosamente seguite con il vestiario corredato da siarpe e maglie. Questo aspetto voglio che resti nella mia mente: è un ricordo che rimarrà sempre con me e di questo lo ringrazio.
Mi fa piacere essere a contatto con i tifosi perché lo stadio trasmette delle emozioni fortissime che non tutti gli sport sono in grado, forse, di dare. In curva è ancora più emozionante seguire le partite.
Allo stadio mi è capitato di andare da sola: è come se lo stadio mi isolasse da tutta la realtà e diventasse il mio mondo fantastico: in realtà non esiste ma c’è.
Eleonora Minetti dove si vede meglio all’interno dello stadio da addetta ai lavori?
A bordocampo ma mi piace anche commentare anche la singola partita con gli spettatori, con chi osserva anche la partita dall’esterno.
Una delle cose che mi piace del calcio, e molti lo vedono in maniera superficiale, è che un singolo giocatore ha una storia che non va assolutamente sottovalutata. Molti calciatori, vedi Cristiano Ronaldo, vengono da una realtà molto difficile e che, secondo me, deve fare ragionare le persone. Il calcio è uno sport molto sottovalutato soprattutto dai maschi e questo pregiudizio, tipicamente maschile che le donne non devono capire di calcio, è sbagliato in quanto le donne hanno diritto di capire questo sport e non deve essere un pregiudizio: siamo tutti uguali e lo sport è per tutti, non è solo una singola categoria ma è universale ed è bello per questo.
Nel mondo del giornalismo sportivo femminile quale giornalista ti piace di più?
Monica Bertini è una grandissima giornalista sportiva, telecronista ma anche presentatrice e, sotto questo punto di vista, la invidio in quanto il suo lavoro è proprio quello che vorrei fare nella mia vita. Oltre alla figura un po’ scenografica di Diletta Leotta direi che Monica Bertini ha una grande personalità che combacia con il mondo del calcio.
Eleonora Minetti effettua anche una collaborazione giornalistica.
Collaboro con Newsmilanlive ed è anche per questo che ho partecipato ad un’intervista su Rtl 102.5 ed ho commentato Salernitana-Milan e Inter-Napoli.
Sono molto orgogliosa di questo è stata una soddisfazione grandissima e questa è, per me, una grande vittoria personale che dedico a mio nonno e alla mia famiglia in quanto è una costruzione mia personale.
Un tuo giudizio sulla partita Milan-Roma?
Domenica sera ero allo stadio: vado sempre a San Siro, a Milano e, se posso, seguo il Milan anche in trasferta.
Dallo stadio ho sentito molte critiche all’allenatore del Milan Stefano Pioli. Non è lui il punto cruciale su cui focalizzarsi è la difesa. Il mister ad un certo punto della partita ha schierato la linea arretrata a cinque uomini, più difensiva: il gol del 2-2 non andava incassato. Ovviamente si addossano le colpe sull’allenatore essendo lui il capo espiratorio: è la scelta più facile. La colpa maggiore l’ha avuta la difesa. In area di rigore i giocatori della Roma non venivano marcati e questo è stato un gravissimo errore.