Federlogistica: sulla digitalizzazione dei porti è tutto fermo, se non i soldi pubblici sprecati

1) La digitalizzazione è la chiave di volta per il rilancio dei porti e del sistema logistico italiano. Essa
non solo rappresenta un’opportunità ma è diventata una necessità per il settore dei trasporti.
2) Al di là di dichiarazioni di impegno, il progetto rischia di arenarsi al punto di partenza: ad oggi non
risulta speso un singolo euro delle risorse messe a disposizione a questo fine dal Pnrr.
3) Per costruire un futuro sarebbe necessario definire una chiara visione di insieme e non
ripercorrere gli errori del passato. Per evitare un nuovo fallimento dopo l’esperienza di Uirnet e
le decine di milioni spesi, occorre implementare subito nuove strategie che consentano
operativamente di procedere in tema di digitalizzazione, non solo per evitare un macroscopico
spreco di risorse pubbliche ma anche per rendere più competitivo il settore.

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L’auspicio e al tempo stesso il segnale di allarme è fatto scattare dal vicepresidente di Federlogistica-
Conftrasporto e responsabile del progetto digitalizzazione, Davide Falteri “Siamo preoccupati e

chiediamo al Ministero dei Trasporti – afferma Falteri – un repentino cambio di passo per evitare un
nuovo fallimento dopo l’esperienza di Uirnet facendo chiarezza sulle funzioni di Ram Rete
Autostrade Mediterranee e sui Port Community Systems, Pcs”.
“Sul fronte Pcs – prosegue il vicepresidente di Federlogistica – non sono emersi sviluppi significativi:
a Genova, ad esempio, in qualità di principale porto del Paese, il 31 marzo scadrà la proroga del
servizio in atto e non si parla ancora della nuova gara con il rischio di una brusca interruzione di un
servizio essenziale. Pare non andare meglio negli altri porti dove alcune AdSP stanno valutando di
inserire il Pcs tra i servizi di interesse generale, sottoponendoli quindi a una conseguente
regolamentazione da parte della Autorità di regolazione dei trasporti. Molte Autorità, in carenza di
indicazioni univoche, dispongono ancora di Port Community Systems e quelli esistenti non dialogano
tra loro”.
E, secondo Federlogistica, questa è solo la punta dell’iceberg di una “non realtà” che è carente di
norme, ma specialmente di contenuti. “Non è ancora chiaro quali siano le priorità che si vogliono
dare a supporto di imprese che, a partire dalla cyber security, necessitano di supporto concreto. I
250 milioni previsti dal Pnrr per l’implementazione della piattaforma digitale logistica nazionale –
conclude Falteri – rischiano di essere destinati dal Governo ad altre attività a causa dei ritardi che si stanno accumulando. Andrebbero invece spesi per un disegno di grande profilo, e non di micro
assistenza alle aziende. È quindi indispensabile prendere coscienza del fatto che oggi la piattaforma
nazionale rischia di alimentare solo strutture aziendali e consulenti che, al momento, non hanno
prodotto alcun risultato significativo. Federlogistica, per contro, ha elaborato un grande progetto di
digital community al quale hanno già aderito molte e importanti realtà e che può diventare da subito
la base sulla quale edificare la piattaforma nazionale in modo serio, strutturato e trasparente”.