“Casa delle donne”: la promessa non mantenuta del sindaco Abonante
Era il 2 agosto 2022 quando la Casa delle Donne di Alessandria veniva sgomberata, fortunatamente senza l’uso della forza.
Proprio quel giorno, il Sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, in favore di telecamere, faceva la sua solenne promessa: “L’Amministrazione Comunale si impegna affinché entro fine Ottobre (2022 ovviamente ndr) la Regione Piemonte chiuda rapidamente attraverso il commissario nominato dalla stessa l’iter di estinzione dell’IPAB e conseguentemente proponga la devoluzione a titolo gratuito dell’immobile al Comune di Alessandria”.
Anche le dirette interessate (Non una di meno) erano rassicurate: “Oggi usciamo dalla Casa con un documento firmato dal sindaco nel quale si sancisce l’impegno da parte dell’Amministrazione ad acquisire la struttura entro la fine di ottobre per assegnarla alla costituenda associazione della Casa delle Donne.”
Abonante infatti aveva persino firmato un impegno scritto, peraltro su un foglio che del Comune di Alessandria non recava né l’intestazione, né timbro alcuno.
Non ci voleva la palla di cristallo per comprendere che questo impegno non era assolutamente ne concreto, ne realizzabile nei tempi indicati.
Infatti ottobre è arrivato, di tempo ne è passato, ma non è successo nulla.
O meglio, grazie all’impegno del Commissario Straordinario dell’IPAB “Asili Infantili Alessandria” Barbara Rizzo è stata finalmente (ed in tempi stretti, viste le premesse) portata a termine l’opera di controllo della posizione contabile amministrativa del Monserrato relativamente a ben dieci anni (dal 2007 al 2017), cosa resa possibile dall’accesso alla struttura e pertanto ci sono finalmente le premesse per uscire da questo tunnel.
“La Regione Piemonte, di fatto proprietaria dell’immobile, ci dice il Commissario, sta istruendo la delibera di chiusura dell’IPAB, con la conseguente proposta di devoluzione al Comune di Alessandria che dovrà accettare formalmente l’acquisizione “.
I tempi? “Verosimilmente la vicenda potrebbe chiudersi entro la fine della primavera”.
Tutto bene quel che finisce bene?
Non proprio, perché esistono alcune problematiche che il Comune di Alessandria dovrà affrontare.
In primo luogo: quanto costerà ristrutturare e rendere quantomeno abitabili i locali? Si ipotizzano interventi molto consistenti (nell’ordine di decine di migliaia di euro), dal momento che lo stato di incuria e di degrado (successivo alla chiusura dell’asilo) ha compromesso anche solo la possibilità di utilizzare in modo sicuro e legalmente conforme la struttura. Chi pagherà questi ingentissimi danni? Accollare il tutto ai cittadini alessandrini non sembra una soluzione molto corretta.
La facciata dell’ex Monserrato è stata riportata ad uno stato di decente presentabilità ad opera di encomiabili volontari, ma l’interno necessita di ben altri e costosi interventi.
In secondo luogo: a chi affidare la struttura? Ci sono leggi e costi di cui si deve sempre tenere conto (anche alla luce della riforma degli enti del c.d. terzo settore): occorrono interlocutori dotati delle qualità richieste per trattare con una pubblica amministrazione. Con quali criteri si intende procedere all’assegnazione?
Nel frattempo, si preannuncia un 8 marzo piuttosto “caldo” con una manifestazione che avrà come slogan “Riapriamo la casa delle donne in città” (“una tappa del percorso che ci porterà a riaprire la casa entro la primavera, con o senza il sostegno delle istituzioni” si legge sul sito della Casa delle Donne”).
Ci sarebbe stato tutto il tempo per affrontare questo problema in maniera concreta, magari individuando un’altra struttura e risolvendo la controversia nell’ambito del dialogo, della legalità e delle reciproche assunzioni di responsabilità ed evitare quello che si preannuncia come un “muro contro muro”.
Invece siamo al punto di partenza.
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Nell’immagine di copertina l’ex asilo Monserrato prima e dopo l’intervento di pulizia dei volontari