Racconti di… vini
Ogni scusa è buona per trascorrere un po’ di tempo in Monferrato e quella di scendere in cantina e accorgersi che le scorte di vino sono ormai agli sgoccioli lo è: bella e buona. E in questi casi che si fa? Si prende e si va, non c’è santo che tenga. Nemmeno la bottega sotto casa, che si spaccia per essere la migliore in fatto di etichette, può essere il viatico per costringermi a restare, perché il vino è la scusa. C’è una verità che nego sempre a me stessa, un desiderio inappagato che si riaffaccia quando penso a ciò che ho e ciò che avrei voluto: vivere tra queste colline, farci la mia dimora abituale, possedere una casetta di tufo con le persiane verde salvia e un giardino con bei fiori da contemplare d’inverno e da godere d’estate. Sprofondare nell’intensità del silenzio, immortalare ogni giorno l’incrollabile immagine dei monti e delle cime che mi circondano e si susseguono torreggianti e immobili e che solo la spuma di una nuvola di passaggio o la bruma del mattino può tramutarle in onde del mare.
E tra le onde immobili del paesaggio monferrino, giacciono accoccolati i paesi con le loro tradizioni, le loro identità, stretti nell’abbraccio delle colline.
E lì, un po’ a naso e un po’ per ispirazione, scelgo di dirigermi verso l’effimera ragione del mio viaggio: l’insegna di una cantina di produttori di vino, dentro cui ruota il mondo verace contadino, l’ospitalità conviviale di una degustazione.
Due fratelli dalla parlata gioviale, a cui importa più chiacchierare che vendere vino, sono intenti in una conversazione con acquirenti di Milano venuti appositamente per fare un bel bottino di bottiglie e, dal carico di vino che hanno sistemato nel bagagliaio dell’auto, presumo abbiano speso una fortuna. A quanto pare il prodotto non ha bisogno di presentazioni; tuttavia i due fratelli non perdono occasione per elogiarne le doti come fosse il loro bambino. Un bambino buono come il sole, bianco o rosso che sia, che nulla ha da spartire con i vini veneti quei prosecchini dozzinali tanto acclamati, ma carichi di gas per accontentare una clientela amante dell’effervescenza più che del gusto e della sostanza.
Ma le parole lasciano il tempo che trovano e quando i due fratelli smettono di parlare è il vino a dare spettacolo. Nella sala degustazioni il repertorio dei rossi e dei bianchi è in prima linea. Allineati come soldatini dall’elegante divisa, sono pronti ad entrare in azione. I calici si riempiono, uno dopo l’altro: prima un giro di barbera, poi di grignolino e infine gli chardonnay e poi un altro giro di assaggi. Tutti ottimi ma c’è da perdere la testa, la confusione raggiunge l’apice. Sono in preda alla vertigine, non so più distinguere un sapore dall’altro. Succede esattamente come per i profumi che causano assuefazione, il naso non recepisce più alcuna nota profumata e ha bisogno di aria fresca. Per il vino è un po’ la stessa cosa a cui si aggiunge una piacevole euforia e comincio a ridere non so per cosa, non so con chi. Come in un’improvvisa mancanza di gravità i miei piedi si staccano da terra e prendo a fluttuare nello spazio aperto. Sorvolo la campagna, i vigneti a perdita d’occhio, e non percepisco nemmeno il freddo sebbene sia pieno inverno. C’è un bel sole caldo, ne sento il tepore sulle ali cresciute non so quando, sopra la maglietta bianca che indosso. Il tempo collassa, i minuti passano e anche le stagioni. Le vedo sfilare da quassù in cima a questi verdi colli che si imbiancano a poco a poco e subito dopo tornano a fiorire e a dare frutti in una progressiva distorsione temporale. In prospettiva, laggiù, c’è anche la mia casetta con le persiane socchiuse verde salvia e una sedia vuota in giardino che mi sta aspettando sotto un ciliegio frondoso. E rido, rido e mentre rido mi avvicino sempre di più. La casa ora è a grandezza naturale. Tendo la mano per afferrare la maniglia della porta per entrare. C’è un uomo sull’uscio che ho già visto, ma dove? Poi alzo gli occhi ed è proprio lui, uno dei fratelli che mi sta fissando e con uno sguardo accattivante sorride.
“Cosa è successo?” dico io. “Non ci faccia caso, noi ci siamo abituati, sono gli effetti del nostro vino. E’ tutto compreso nel prezzo, sogni compresi. Provi a farli con il prosecco se ci riesce!”
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