La grande musica all’ombra del Calvario: il Clarinetto di Mozart e Brahms alla Confraternita di Santa Maria Maddalena in Novi Ligure.
La Basilica della Maddalena in Novi Ligure, a vederla da fuori non è davvero niente di speciale. La facciata è piuttosto semplice, chiusa inoltre in una via assai stretta, che quasi ci vai a sbattere contro senza vederla. Ricordo bene quando, tanti anni fa, ormai, ci andai ad ascoltare un converto per violino e pianoforte. Dall’alto della mia ignoranza, mi aspettavo un interno semplice e un po’ triste come la facciata…e invece… invece ci entrai e rimasi senza fiato, ad ammirare con muta meraviglia quell’incredibile, grandioso complesso ligneo del Calvario. Realizzato da artisti fiamminghi verso la fine del Cinquecento, il gruppo scultoreo comprende 21 figure umane e due cavalli a grandezza naturale…si tratta di un’opera, credetemi, che attira lo sguardo con forza potente, magnetica. E ogni volta che ci entro, per quanto ora ben ne conosca la bellezza, rimango muto e come sospeso, in una piccola parentesi fuori dal tempo e dallo spazio, ad ammirare quest’opera davvero straordinaria.
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Che poi, a ben guardare, mica c’è solo il Calvario a rendere magnifico tutto l’insieme, in questa piccola Basilica che venne edificata tra il XV ed il XVI scolo, per volontà della Compagnia dei Disciplinati della Maddalena, poi agli inizi del ‘600 trasformati nella Confraternita di Santa Maria Maddalena e del Santissimo Crocefisso. Perché all’interno dell’arco mediano, che sovrasta l’altare, c’è il gruppo fittile del Compianto sul Cristo Morto. Poi, sullo sfondo, il grande affresco che rappresenta l’Empireo con Dio, gli angeli e i santi che accolgono Gesù alla fine dei suoi tormenti terreni. Un insieme complesso ed affascinante, ma su tutto esplode letteralmente, alla vista ed alla meraviglia quell’incredibile Calvario.
E proprio all’ombra del Calvario, lì, nella zona dell’altare, venerdì scorso, si è tenuto un concerto, ottimamente organizzato da Novi Musica Festival, che definire stupendo è dir poco. Perché sono state eseguite, dal grande clarinettista Calogero Palermo con lo splendido Quartetto d’Archi EOS (composto da Silvia Ancarani al violoncello, Alessandro Acqui alla viola, Elia Chiesa e Giacomo Del Papa ai violini), due delle più straordinarie – in assoluto – composizioni cameristiche di tutta la storia della musica: il Quintetto in La maggiore per Clarinetto K581 di Mozart e il Quintetto in Si minore per Clarinetto e Archi Op 115 di Brahms.
Intanto bisogna dire che l’acustica ambientale della Confraternita è davvero ottima. Evidente questo ambiente dai diversi materiali, con molte parti lignee, annulla i fastidiosi riverberi sonori, a tutto favore della pienezza musicale, rendendo il suono morbido e corposo, assolutamente avvolgente e molto, molto godibile. E poi la bravura del quintetto di clarinetto ed archi: ci hanno donato un’interpretazione magnifica sia del primaverile quintetto mozartiano, sia dell’autunnale quintetto di Brahms, ottimamente sottolineando le profonde differenze tra l’uno e l’altro dei quintetti. Eh sì, perché si tratta di due composizioni immensamente distanti fra loro, e non solo perché fra l’una e l’altra passa praticamente un secolo: del 1789 il Quintetto di Mozart, del 1891 quello di Brahms. Ma sono anche enormemente lontani come distanza musicale. Perché quella di Mozart è musica aurorale, primaverile: l’inizio, meravigliosamente luminoso, di quell’incredibile periodo di immensa creatività musicale che vide terminare la stagione del Classicismo per poi arrivare a quel tempo che venne poi chiamato Romanticismo. Mentre per Brahms, io direi che si tratta di musica dell’autunno. L’autunno, appunto, di quella straordinaria epopea musicale. Clara Schumann, grande pianista e compositrice, moglie amatissima del grande compositore Robert Schumann, disse di questo quintetto: “È un’opera veramente meravigliosa. Il lamento del clarinetto ti rimane addosso: è molto commovente…”. Si tratta di una epigrafe perfetta per questo lungo “lamento”: malinconico, autunnale, dolcissimo.
E Mozart? Nella sua breve ma acuta e coinvolgente presentazione musicale della serata, il Maestro Maurizio Billi, che tante volte ho applaudito a Novi Ligure come Direttore d’Orchestra, ci ha ricordato che Mozart compose quel suo magnifico Quintetto in un periodo molto difficile per lui. Lo stato di estrema miseria in cui versava lo costringeva a scrivere lettere disperate ad amici e conoscenti per chiedere un prestito che gli consentisse almeno di sfamarsi. Ma, incredibilmente, niente di questa tristezza e disperazione si avverte nel Quintetto, che Mozart chiamò Stadler-Quintett, perché composto per l’abilissimo clarinettista Antonio Stadler. Usato per la prima volta in tutta la sua estensione, il suono del clarinetto, morbido, sensuale, agile e melodioso, si mescola con la dolcezza degli archi, creando una serena atmosfera primaverile, espressione di una visione dell’arte musicale luminosa e positiva. Si tratta di musica dalla bellezza rara ed ineffabile, che tuttavia può essere apprezzata anche da chi non è frequentatore di quella musica che viene definita “classica”. Lasciatemi, per farvi capire quanto può essere emozionante questa composizione, che vi narri un mio ricordo personale: era un giorno di inizio estate, tanti anni fa. Davo una mano a mia mamma a fare qualche lavoretto nel giardino, ma avevo spalancato la finestra della mia camera e messo su il disco di questo Quintetto K581. Ora, mia mamma non sapeva minimamente chi fosse Mozart, e non ascoltava certamente musica Classica…eppure…eppure, quando arrivò il secondo tema del movimento iniziale del quartetto (composto in 4 movimenti), straordinariamente nostalgico e meditativo, che dagli archi rimbalza su un accompagnamento pizzicato del violoncello al clarinetto, per poi modulare con un vellutato smalto melodico fino alla conclusione dell’esposizione…ebbene, all’ascolto di quella musica, che è semplicemente un momento di pura poesia, mia madre si bloccò…la guardai, non faceva più nulla, se non ascoltare con occhi e orecchie spalancate…e vidi che dopo qualche istante dai suoi occhi scendevano lacrime di pura e semplice gioia, per quanta emozione di immensa bellezza le donava quel brano, scritto più di 200 anni prima da un giovane uomo ridotto in miseria, che sarebbe morto da lì a poco.
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E, credetemi, l’altra sera, all’ombra del Calvario, nella piccola basilica di Novi Ligure, pure per tutti noi, si è ripetuta la grande emozione di musica & meraviglia: la grande bellezza in una sera di fine inverno.