Alessandria: il pittore Carlo Pace protagonista a Palatium Vetus

Alessandria – “Il quadro si scarnificava: ne è rimasta l’ossatura che a sua volta si è andata rarefacendo, sino a ridursi a un segno che gradualmente è emerso, unica forma cosciente di un inconscio complesso e misterioso”. Sono parole di Carlo Pace, che ben riassumono la poetica di questo grande pittore alessandrino. Il suo segno, elegante e inconfondibile, lo rende riconoscibile in mezzo secolo di continue sperimentazioni che attraversano le grandi rivoluzioni conosciute dall’arte in un’epoca di straordinaria vitalità.
Un percorso che si può ora conoscere e approfondire nel volume “Carlo Pace – Segni – Materiali – Fonemi” (edito da Falsopiano) che viene presentato sabato 1 aprile alle ore 16 a Palatium Vetus. Curato da Alberto Ballerino, è stato realizzato grazie al sostegno finanziario della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e all’impegno dell’associazione “Città Futura”.
Da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria la presentazione del 1° aprile è solo un primo passo verso la rivisitazione di questo importante artista alessandrino, la cui figura verrà poi approfondita in un’esposizione in programma proprio a Palatium Vetus.

“Il progetto – afferma il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, notaio Luciano Mariano – rientra nella strategia culturale che, da alcuni anni, il nostro Ente ha elaborato per valorizzare personalità che hanno legami con il territorio della provincia di Alessandria evidenziando i capolavori dei nostri artisti di fama internazionale e mettendo in luce le opere di pittori che, in alcuni casi, non hanno raggiunto il grande pubblico pur possedendo indubbi meriti dal punto di vista delle arti figurative. È il caso di Carlo Pace, artista “controcorrente” che, come emerge dal volume a cura di Alberto Ballerino, è stato un maestro del secondo Novecento, autore di una ricchissima collezione che sarà esposta a partire dal 21 aprile prossimo, qui a Palatium Vetus. Con questa operazione culturale ci proponiamo di raggiungere diversi obiettivi: rendere il giusto omaggio a questo artista alessandrino, permettere al grande pubblico di conoscere e apprezzarne la variegata produzione, creare un evento culturale di prestigio in grado di valorizzare il nostro territorio.”

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IL PERCORSO DI CARLO PACE (Alessandria 1937 – 2011)
Studiare le opere del pittore alessandrino Carlo Pace significa compiere un originale riflessione sulla storia dell’arte nella seconda metà del Novecento. A differenza di altri maestri, Pace non punta sulla ripetitività come richiede il mercato che vuole facilmente riconoscibile un artista. La sua curiostà è troppo grande, seguirà e si confronterà con tanti percorsi che si sviluppano in questo fecondo periodo dell’arte sulla base di una instancabile passione per la sperimentazione. Nonostante ciò, rimane una chiara riconoscibilità pur passando da una rivoluzione all’altra: il segno di Pace è inconfondibile nella sua eleganza, al di là tutti gli impervi e originali percorsi compiuti in mezzo secolo. Ed è qui che si vede lo spessore dell’artista, che non ha bisogno di cadere nella triste ripetitività del mercato per mantenere un’identità ben precisa, non legata a scelte di opportunismo, ma semplicemente derivante dall’unicità del suo valore.   

Artista controcorrente, Carlo Pace ha pagato in vita con l’esclusione dai grandi circuiti espositivi la propria coerenza e refrattarietà alle regole della civiltà dello spettacolo.
Il punto di partenza è la grande rivoluzione dell’Informale che negli anni Cinquanta investe l’Europa. Carlo Pace non solo è giovanissimo quando abbraccia la novità di un movimento che sta trasformando completamente la scena artistica ma è anche il primo a introdurla ad Alessandria, svolgendo quindi un ruolo di rottura nel contesto locale.
Negli anni Sessanta l’Informale entra in crisi e Pace, avvertendo l’impasse di questa esperienza, cerca nuove vie, ponendo l’accento più sulla pittura che sull’elemento materico in sé.
Gli anni Settanta vedono Pace approfondire il dada storico, il neo-dada, la pop art e soprattutto l’arte povera, nello spirito del concettualismo. Le opere più importanti di questo decennio sono sicuramente le spine dorsali, che segneranno fortemente il percorso artistico di Pace, riemergendo ancora dopo molti anni nelle trasformazioni generate da una ricerca destinata a concludersi solo con la sua scomparsa.
Successivamente, anche quando la ricerca lo porta su altri temi, torneranno, come un fiume carsico che può riaffiorare in ogni momento. Così anche nella successiva serie delle carte vetro con smalto è possibile trovare delle nuove interpretazioni di questo filone, destinato a rimanere fino alla fine uno dei punti più alti della poetica dell’artista alessandrino.
Accanto alle spine dorsali, l’altra produzione più importante di Pace sono i fonemi, che caratterizzano la sua attività negli anni Ottanta. Si tratta dell’approdo più significativo di quella attenzione al segno che si è già visto essere uno dei tratti distintivi di tutto il suo percorso artistico.
Pace non abbandona mai del tutto le proprie esperienze ma tende a recuperarle in un ambito diverso. È il caso della carta vetrata, che dal 2006 viene riproposta come nuova pelle dello spazio pittorico, capace di riecheggiare con la sua ruvidezza l’amarezza di un disagio. Evidente in questi lavori il legame mai venuto meno con l’Informale così come anche nelle sue ultime ricerche in cui, abbandonando la denuncia sociale, cerca di interpretare nella materia stessa il fascino e il mistero della vita.
L’ingresso a Palatium Vetus è gratuito e aperto al pubblico fino a esaurimento posti.
E’ gradita la prenotazione presidenza@fondazionecralessandria.it