Il trionfo del colore all’ombra del Castello: Messer Tulipano a Pralormo.

Arrivarci da Alessandria non è mica difficile e, credetemi, ne vale la pena. Basta prendere la Torino-Piacenza, direzione Torino, uscire a Villanova d’Asti, e ancora una volta seguire le indicazioni per Torino. Vedrete, mentre raggiungete Poirino, sulla vostra destra i colli che sovrastano Torino: Superga ed il Colle della Maddalena. Ma voi arrivati a Poirino virerete a sinistra ed in pochi chilometri sarete a Pralormo, un luogo che è notevole di suo, visto lo splendido Castello che lo domina, e che volendo si può visitare (nell’articolo vi narrerò di tale visita), ma che in questa stagione ospita la manifestazione Messer Tulipano, vero e proprio trionfo di colori e colori e colori: i mille magnifici colori dei Tulipani.

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Mille e mille e magnifici anche perché sapientemente disposti, naturalmente dai giardinieri che hanno curato la mise en scene di tutto quanto. Così in ogni zona si proponevano diverse soluzioni floreali. E c’erano aree dove di alternavano zone di univoco colore accanto ad altre zone di un altro univoco colore, ma diverso dal primo, formando contrasti decisamente affascinanti, dove l’occhio passava appagato e felice da una all’altra delle grandi macchie di colore.

E c’erano poi aere dove invece si alternavamo, dentro la singola aiola, tulipani di colore ma anche di altezze diverse, così da generare una bellezza molto diversa da quelle delle aiole ad unica tinta, una bellezza che l’occhio percepiva come dinamica, in questo alternarsi nello spazio visivo di diverse tinte, di più pieni e più vuoti, quasi come si trattasse di una partitura musicale.

 

Non è il primo anno che vado a Messer Tulipano, e tutte le volte che ci sono andato, mi son stupito di come la pur notevolissima folla, assuma però (nella stragrande maggioranza dei casi, certo, che gli sciocchi si trovano ovunque), un atteggiamento rilassato. Stupisce favorevolmente che non si senta gridare, che non ci si senta mai in una situazione congestionata o trafelata. Si, credo che la fascinosa bellezza di Messer Tulipano stia anche nel senso di una bellezza rilassante. Forse perché i tulipani non sono per nulla fiori aggressivi: non possiedono grandi dimensioni, non cespugliano, non infestano…promanano una straordinaria serenità, magari mentre si muovono lentamente, appena appena, nella brezza di primavera. Non hanno alcuna caratteristica pericolosa, come ad esempio le spine delle rose. Ma anche il loro profumo, dolce e avvolgente, non è mai però aggressivo, come appunto può essere quello di tanti tipi di fiori, come ad esempio le rose. Io ho un giardino con molte piante di rose. Che stanno iniziando a fiorire ora (quelle rampicanti). A primavera, nello stesso giardino sbocciano anche parecchi tulipani, che ora purtroppo stanno già sfiorendo. Ecco: quando passo accanto alla maggior parte delle piante di rose, il loro profumo mi assale, letteralmente, attirandomi alla più vicina rosa per assaporarlo ancor meglio, mentre quello dei tulipani, per gustarlo, lo devo, letteralmente, andare a cercare, avvicinandomi il più possibile al fiore.

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Che poi è interessante ricordare che. anche se tutti noi associamo normalmente il tulipano all’Olanda, il suo nome botanico, tulipa, deriva dalla parola turca “tulbend” che significa copricapo, turbante, per la particolare forma che il fiore presenta. La coltivazione dei tulipani infatti ha avuto origine in Asia e in Medio Oriente molti secoli fa ed era già largamente diffusa nella Turchia del XIV secolo, dove i sultani amavano decorare le aiuole dei loro harem e delle loro residenze con questi fiori. In Europa il tulipano è stato importato soltanto dalla metà del Cinquecento, da un signore fiammingo, dal difficilmente pronunciabile nome Ogier Ghislain de Busbecq, ambasciatore di Ferdinando I alla corte di Solimano il Magnifico, che ne spedì alcuni bulbi al botanico Carolus Clusius, responsabile dei giardini reali olandesi. Quest’ultimo trovò un modo per svilupparne molte varietà nei più svariati colori e forme. A partire dal 1593 iniziò la coltivazione dei tulipani nei Paesi Bassi dove, incredibile ma vero, divennero rapidamente una merce di lusso ed addirittura uno status symbol: il tulipano solo per i ricchi! Sembra incredibile, ma è tutto vero.

Ma certamente uno dei punti di forza di Messer Tulipano è il luogo dove si tiene questa kermesse: il parco del Castello di Pralormo, ché tutto accade all’ombra del maniero. Quest’anno, per la prima volta, ho anche visitato, con molto piacere, il Castello. Come accadde in tanti simili manieri del Piemonte, le sue origini risalgono al Medioevo: un castello difensivo, com’è assai bene evidente anche dalla sua posizione orografica, che è stato poi trasformato, nelle varie epoche della sua lunga esistenza, in residenza nobiliare. Pensate che la gentile guida, che ci ha condotto nella visita, ci ha spiegato che c’è stato un periodo in cui il Castello era abitato addirittura da tre diverse famiglie nobili, quindi era stato diviso in tante stanze, stanzone e stanzine, adattate ad una sorta di strana convivenza condominiale.

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L’aspetto attuale risale sostanzialmente al XIX secolo quando, visto che era venuta meno l’originale destinazione militare, il Conte Carlo Beraudo di Pralormo, diplomatico e uomo politico dell’età albertina, ne decise la ristrutturazione. Non era mica uno qualsiasi, il Conte: era stato Ministro dell’Interno ai tempi di Carlo Alberto, sino al 1841. Si ritirò quindi a vita privata, ma appena fu promulgato lo statuto albertino, nel 1848, fu nominato senatore e nel 1849, forte di una lunghissima esperienza diplomatica alla corte viennese, negoziò e concluse la pace con l’Austria, dopo la terribile sconfitta di Novara. Fu appunto lui che trasformò profondamente il Castello di Pralormo, scegliendo per la bisogna uno dei migliori architetti del suo tempo, Ernesto Melano. Ma anche affidando il giardino a Xavier Kurten, il cui nome non dice nulla a noi, ma si trattava nientepopodimeno che del paesaggista di Corte che stava lavorando al Castello Reale di Racconigi. Un grande artista che seppe trasformare un piccolo giardino di rose, sul lato sud, in un magnifico parco all’inglese, di gusto profondamente romantico. Tra le tante, fu sua l’idea di contrapporre alla mole del Castello alberi di notevole altezza e maestosità, come i cedri e le querce.

E la visita? Ottimamente organizzata, che ha lo scopo di introdurre i visitatori nella concretezza della vita delle persone che nel maniero lavoravano e abitavano, nel periodo tra la metà del XIX° e l’inizio del XX° secolo. Ed ecco allora un itinerario che si snoda attraverso diversi ambienti, dalla cantina, ovviamente dedicata alle attrezzature per la vendemmia e la vinificazione, per passare a quello che si definiva l’Office, dove si conservano i servizi di ceramica e di porcellana, argenti e cristalli. Si passa poi alla stanza dei domestici, dove il personale del Castello aveva il proprio tavolo da pranzo, l’armadio delle livree, la speciale stufa per i ferri da stiro. E si giunge all’affascinante cucina, con le sue pentole di rame, i mortai di pietra, la macchina tosta caffè, la ghiacciaia. E i tanti strumenti che servivano ai cuochi e ai pasticceri per confezionare i loro piatti, che, per accontentare le pretese nobiliari, dovevano essere tanto prelibati quanto scenografici.

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Quindi, dopo quest’immersione nella vita del personale di servizio e delle loro quotidiane incombenze, eccoci giunti al grande salone d’onore: un ambiente decisamente spettacolare, stupendo. Che è frutto del progetto architettonico che nella metà del 1800 ha trasformato la fortezza in dimora di rappresentanza. Si tratta davvero di un luogo notevole: il pavimento è in mosaico alla veneziana, che riprende i colori delle facciate interne, mentre un sontuoso lampadario a candele rievoca le feste e i balli vissuti per più di 300 anni dalla stessa famiglia, che ancora oggi vive nel castello. Infine la camera da pranzo in stile neoclassico dove è apparecchiata la tavola come veniva fatto per un’occasione davvero importante. La visita prosegue e si conclude con lo studio del Ministro Carlo Beraudo, decorata in stile pompeiano, e quindi con il salotto azzurro dove le pareti e la volta, completamente dipinti a trompe l’oeil a motivo di tendaggio, danno all’ambiente un’atmosfera davvero di particolare, nobile intimità.

Purtroppo non abbiamo potuto concludere la visita, perché non vi era la possibilità immediata, al terzo piano del castello, che custodisce una preziosa rarità, frutto della passione per i treni in miniatura che il conte Edoardo Beraudo di Pralormo coltivò, a partire dal 1896 e per tutta la vita. Qui c’è un grande impianto d’epoca, che occupa tre sale, dove viaggiano trenini, attraversando paesaggi dipinti sulle pareti, gallerie scavate nei muri, stazioni passeggeri ricche di dettagli, e un colossale scalo merci. Spero vivamente di poterlo andare ad ammirare durante la prossima visita al Castello.

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Concludo ricordando a tutti che Messer Tulipano termina il Primo Maggio. C’è quindi ancora un po’ di tempo per visitare il parco ed il castello: bellissime esperienze entrambe, credetemi.

PS: le foto dei tulipani, del parco, dell’esterno del castello, sono di mia figlia, Francesca. Per l’interno del Castello, dato che la nostra gentilissima guida, ci ha chiesto di non effettuare foto, siamo stati ubbidienti e non ne abbiamo scattate. Quelle che ho inserito nell’articolo, di livello non eccelso, le ho tuttavia estratte da immagini reperite online. In entrambi i casi, spero di aver espresso almeno l’idea di quanto siano belli i luoghi che ho descritto.