A Monastero Bormida inaugurata la mostra “1950-2000 – Espressioni d’Arte nel Basso Piemonte”
Anche nella seconda parte del secolo scorso il vasto territorio del Basso Piemonte, oltre alla magia che deriva dalla natura e dal paesaggio, dall’alternarsi all’infinito di profili sinuosi di colline, di boschi e vigneti, da un paesaggio naturale modificato dall’uomo con torri di avvistamento, chiese e castelli, sono nati un congruo numero di artisti che sono ospitati in questa rassegna che idealmente segue quella avviata un paio di anni fa e dedicata agli artisti attivi dal 1900 al 1950.
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Un territorio certamente molto esteso dove, forse proprio per questa ragione, hanno avuto i natali tanti artisti, pittori e scultori, anche nella seconda parte del XX secolo, molti dei quali di rinomanza non solo nazionale, sono protagonisti attivi di alcuni movimenti d’avanguardia che hanno caratterizzato e lasciato un segno indelebile nelle espressioni d’arte del Novecento.
La mostra, che di compone di un centinaio di opere, prende avvio con dipinti e sculture realizzati negli anni ’50 appartenenti alla tradizione post impressionista, letture di paesaggio sovente realizzate en plein air realizzate da artisti come Carrà, Peluzzi, Manzone, Quaglino, Onetti, Terzolo, le sorelle Formica, Boetto, Platone, Bellotti, il chiarista Deamicis, Sassi, Valinotti e Marengo per citarne alcuni. Altri sviluppano una ricerca personale astratta e polimaterica come Gallizio o con l’impiego di una originale variazione figurale come Tanchi Michelotti, oppure post futurista e post cubista come Morando e in alcune occasioni Cuniolo.
Figurativi o astratti sono anche gli scultori Ferrari, Poggio, Marchese, Spinoglio, Unia, che si esprimono con tecniche e materiali differenti come la creta, il bronzo, la ceramica e l’acciaio.
Sempre nello stesso decennio la città di Torino ha il pregio di ospitare una serie di rassegne che consentono un confronto tra poetiche e ricerche espressive nostrane con quelle d’oltre alpe. Nascono così tra i giovani artisti le prime esperienze informali che lentamente si propagheranno e resteranno in atto per alcuni decenni su tutto il territorio nazionale
Alcuni degli artefici di questa sezione sono Pace, Leddi, Boschi, Bisaccia, Levrero, Quaglia, Ciuccetti, Reviglio e in scultura Garelli e Rosso.
Segue una ricerca spaziale e nucleare sull’onda dello sconvolgimento provocato dall’intuizione di Lucio Fontana che l’opera d’arte va ben oltre la tela, e può propagarsi liberamente nello spazio circostante come nelle opere di Cavalli che impiega fili e pietre e negli spazi carichi di mistero di Montagnana, periodo in cui si sviluppano le installazioni di Tallone, Zitti, Sciutto e gli interventi sul paesaggio a cui partecipano Boggeri, Casarini, Cultrera e Lanzoni.
Sono rappresentati artisti di derivazione pop come le camicie ingrandite di Fissore e i racconti tra il pop e il fumetto di Ferraris , ma soprattutto non mancano coloro che si rifanno dell’ arte povera, un movimento nato e sviluppatosi proprio a Torino, movimento al quale partecipano artisti di tutte le province da Carrea che utilizza supporti poveri sui quali interviene con minimi segni a Marchelli che associa segni, materiali e colori a stimoli provenienti dalla musica e MAC (Gian Luigi Delpin) che riproduce elementi naturali con materiali eterogenei.
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Affini alla fantasia sconfinata, alla musica, alla moda femminile e al teatro sono i lavori di Coffano, i collages di Fresu, le invenzioni figurali di Colombotto Rosso o le sculture ingigantite, ma lievi di Tamburelli.
Infine esiste ancora una sezione in cui sono raggruppati gli artisti la cui ricerca si è snodata dalla rappresentazione didascalica e fotografica di Berruti alle dispersioni nello spazio di De Luca, il testo che diviene forma in Fallini, oppure dall’astrattismo verso una modulazione informale di Francia, la scultura colorata di Balbo, oppure geometrie ed estroflessioni come in Surbone, Orsi e Cordero, le prospettive tridimensionali di Mega e infine l’esperienza optical di Ravotti e le fotografie di Fossati, Cazzola e Decorato.
L’esposizione sarà allestita per un paio di mesi a partire dal 20 di maggio 2023, nelle sale del Castello di Monastero Bormida (AT) che proprio da questo anno ospiterà permanentemente la gipsoteca dello scultore Antonio Rubino proveniente dai depositi della GAM di Torino.
La curatela della mostra è affidata a Mauro Galli, Rino Tacchella e Cinzia Tesio, critici da tempo attenti a quanto avviene sul territorio e ai quali in passato sono già state affidate esposizioni in cui sono stati proposti artisti attivi all’interno del territorio, appartenenti a generazioni diverse.
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La mostra è corredata da un catalogo in cui ai testi critici segue la riproduzione a colori di tutte le opere esposte.