Da scrittore del lunedì a star del Salone del Libro di Torino: l’irresistibile ascesa di Gian Marco Griffi e delle sue “Ferrovie del Messico”.

Già, si definiva scrittore del lunedì, Gian Marco Griffi, non perché faccia il barbiere, ma perché il golf club di cui è direttore, a Fubine, è appunto chiuso il lunedì, giorno, quindi, che poteva consacrare alla scrittura. E ora è una star del Salone del Libro di Torino, la gente fa la fila per ascoltarlo, il suo libro ha venduto quasi 20.000 copie, il suo editore gongola che è un piacere a vederlo, e vive praticamente su una nuvoletta paradisiaca…e Alessandro Barbero (nientepopodimeno che…) lo ha portato al Premio Strega 2023, in pieno svolgimento, dove è entrato nella dozzina dei finalisti. E allora lasciate che vi narri un “prima” e un “adesso” di questo straordinario scrittore del lunedì.

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È passato giusto un anno, da quando ho sentito parlare per la prima volta di Gian Marco Griffi, ed era, appunto, al Salone del Libro 2022, quando la disegnatrice della bella e parecchio ermetica copertina, nonché delle mappe interne, Silvia Perosino, mi ha portato allo stand della Laurana Editrice, per un saluto all’editore e fondatore della stessa, Lillo Garlisi, e per farmi vedere questo librone di circa 800 pagine dal titolo un po’ strano: Ferrovie del Messico, scritto da un signore a me del tutto sconosciuto, Gian Marco Griffi, appunto. Ha provato anche a convincermi che si trattasse di un gran bel romanzo, Silvia, ma ero scettico, la mole mi spaventava…desistetti.

Da sinistra: Silvia Perosino, autrice della copertina e delle mappe di “Ferrovie” – Lillo Garlisi, Editore della Laurana –  Giulio Mozzi, talent scout della Laurana, curatore della collana dove è stato pubblicato Griffi, e Greta Bertella, editor della Laurana.

Sono rimasto miscredente per un po’, ovvero per tutta l’estate, poi, sull’onda del passaparola e dei premi che il libro iniziava ad accumulare, compreso il libro del mese di Fahrenheit, trasmissione che seguo e amo da tantissimo tempo, ho chiesto a Silvia di procurarmi una copia del libro e, complice la forzata messa a riposo dovuta al contagio da Covid, in una settimana o poco più me lo sono letto. Con molto attenzione, lentamente eppure divorando le pagine, soprattutto con molta ammirazione, anche, che cresceva di capitolo in capitolo. Alla fine mi sono reso conto di aver fra le mani un capolavoro, un romanzo straordinario, originale e unico. Allora ho proposto a Gian Marco di venire a presentare il libro in Alessandria, ci siamo sentiti online, anche con Silvia, che avrebbe letto alcuni brani del testo. Parlando con Griffi di come avrei impostato la presentazione del suo libro, è come se fosse scattato qualcosa, tanto era il mio entusiasmo, tanto era approfondita la mia analisi critica del suo testo, ed è come se io e Griffi ci fossimo ritrovati improvvisamente amici, per come e quanto ci univa un immenso amore per la letteratura. Alla fine di quella splendida conversazione a tre, io ho detto a Gian Marco che sarei davvero stato davvero felice e orgoglioso di presentare il suo libro davanti ad un pubblico, e lui mi ha risposto con una frase che non dimenticherò: Sarò anche io davvero felice di presentare il mio libro con te! Ma la presentazione, in un triste giorno di fine novembre, fu una delusione, venne pochissima gente, Silvia era afona, io dovetti anche leggere passi del suo libro…insomma, andò male.

E adesso? Adesso io e Silvia siamo entrati, sabato scorso, con accredito Stampa, nella grande Sala Magenta del Salone del Libro di Torino, ci siamo accomodati, si fa per dire, in fondo alla sala e in piedi, con tutti gli altri fotografi e giornalisti, e abbiamo osservato la lunghissima fila di gente che voleva entrare per sentir parlare Griffi e i suoi compagni di presentazione: lo storico e scrittore Alessandro Barbero, il raffinato autore di saggi letterari e critico Filippo La Porta, e lo scrittore, poeta e scouting letterario Giulio Mozzi, curatore della collana fremen di Laurana, che ha pubblicato il libro. Tre intellettuali di altissimo livello.

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Alessandro Barbero è senza dubbio il più famoso e popolare, perché è molto presente su YouTube, dove esibisce, quando parla di Storia, un’incredibile e trascinante affabulazione…non si smetterebbe mai di ascoltarlo. Ha scritto opere molto importanti, fra cui una epocale Storia del Piemonte, che per mia fortuna possiedo. Ma ha anche vinto il Premio Strega nel 1996 con Bella vita e guerre altrui di Mr Pyle, gentiluomo, edito da Mondadori. Ma dal punto di vista della raffinatezza critica, Filippo La Porta, non è certo un intellettuale meno importante di Barbero, basti pensare, ma è solo uno fra i tanti, al suo bellissimo libro su Dante, Il bene e gli altri. Dante e un’etica per il nuovo millennio, che è una sorta di coraggioso viaggio nella Commedia dantesca, atto a dimostrare che il poeta può ancora dialogare con noi e aiutarci a ridefinire un’etica per il terzo millennio. Ma il terzo uomo sul palco del Salone, Giulio Mozzi, non è mica che sia da meno ai precedenti che ho citato. E non solo perché nel 1996, con la raccolta di racconti La felicità terrena, è entrato nella cinquina dei finalisti del Premio Strega, ma anche perché ha scritto parecchi altri libri di racconti, un romanzo, poesia e altro. Oltre che essere uno straordinario scouting letterario, e aver lavorato in tale ruolo, oltre che da Laurana, per Einaudi e per Marsilio. Capite quindi in che straordinario consesso si trovava il Gian Marco Griffi? Straordinario.

Bene, chiudono le porte, molta gente in coda purtroppo non è riuscita ad entrare, il nostro posto in piedi e in fondo è sempre più affollato: inizia la discussione. Conta davvero fare una puntigliosa cronaca di quello che è stato detto? Oppure è meglio riflettere su questa incredibile avventura di uno scrittore del lunedì che vive questa straordinario successo e apprezzamento da parte di grandi intellettuali italiani? E allora possiamo fare un breve riassunto, per dire che l’introduzione di Giulio Mozzi, che ha creduto in lui, è stata giustamente entusiasta, ripercorrendo la meravigliosa vicenda di un libro stampato all’inizio in poco più di 160 copie, e che ora sta arrivando a venderne 20.000 (!), oppure per dire che Filippo La Porta ha espresso un’idea che pure a me era balzata nella mente, leggendo Ferrovie, ovvero che ci fossero parecchi momenti del grande romanzo di Griffi che, oltre ad essere in qualche modo influenzati da straordinari scrittori come Joyce, lo fossero anche dalla miglior Commedia all’Italiana dei vari Monicelli, Comencini o Salce. Sacrosanto, secondo me, basta leggere l’incipit. La cosa un po’ buffa è che, alla fine della sua raffinata prolusione, Filippo La Porta…si dimentica di fare una domanda a Griffi!

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Va bene, allora la parola passa a Barbero. Che, con la sua solita ma sempre straordinaria eloquenza, pone l’accento, prima sulle presenze troppo moderne nel romanzo, che sembrerebbe farlo uscire dal tempo previsto del 1944…e poi se la prende con il mal di denti di Cesco Magetti, povero e scombinato milite della polizia ferroviaria di asti, anni 1944, indimenticabile protagonista delle Ferrovie del Messico. A queste osservazioni di Barbero, Griffi risponde con una disinvolta nonchalance che quasi non gli riconosco: quando l’ho sentito parlare, in passato, non era mica così! Si vede che le tantissime presentazioni che fa, soprattutto ora che fa parte della dozzina dello Strega, ne hanno migliorato tanto la loquacità che la disinvoltura. Fantastico.

E con questa nuova disinvoltura spiega che, certo, il suo romanzo vive in un tempo che è grossomodo l’Italia del 1944, ma che è anche qualcosa di diverso. Qualcosa che c’entra con il concetto di multiverso. Quando avevo parlato, in una nelle nostre conversazioni, di questo tema a Griffi, gli avevo citato quel libro straordinario che è L’elenco telefonico di Atlantide, di Tullio Avoledo (Einaudi), che introduce e sviluppa ampiamente il tema degli universi paralleli, ed entrambi avevamo convenuto, oltre che della sua notevolissima qualità letteraria, del fatto che c’entrasse parecchio con il testo di Gian Marco…beh, sapete qual è lo scout letterario che ha scoperto Avoledo e il suo bellissimo romanzo? Proprio Giulio Mozzi! Sempre più fantastico! Poi Griffi, sulla faccenda del mal di denti di denti di Cesco la mette sul piano del personaggio+il suo mal di denti, che sono, di fatto, un unico personaggio…un problema non enorme, il mal di denti, ma tremendamente presente, ossessivo, che trascina Cesco in situazioni complicate e poi anche narrativamente straordinarie.

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Ed infine, il fantastico colpo di scena, ancora una volta da parte di Giulio Mozzi. Perché alla domanda del significato del titolo, Gian Marco ci spiega che il titolo ha un’origine letteraria…e precisamente gli è venuto alla mente leggendo una biografia di Marcel Proust, dove venne a sapere che il grande scrittore investiva in azioni delle…Ferrovie del Messico…ed ecco il coup de theatre: Mozzi da un tubo portadisegni estrae nientepopodimeno che…un’azione delle Ferrovie del Messico! Un bel foglione formato A3, da regalare ai distinti ospiti, dice. Fantastico: Griffi se la ride a crepapelle e gli altri poco ci manca…e noi pure! Davvero una presentazione dal finale scoppiettante! E poi via, tutti fuori, che la sala deve ospitare un altro evento, un altro incontro, altre parole, in quella straordinaria e splendida follia che è il Salone del Libro di Torino.

 

 

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