Farmaci innovativi in Piemonte, investiti quasi 70 milioni di euro. Ad Alessandria utilizzati 3.4 milioni per 139 pazienti

Torino – Nel 2022 la Regione Piemonte ha investito per il Fondo farmaci innovativi un totale di 69 milioni di euro, riferiti ai farmaci a cui AIFA ha riconosciuto l’“innovatività piena”, di cui 41 milioni di euro per farmaci innovativi oncologici e 28 milioni di euro per farmaci innovativi non oncologici.
Regione Piemonte, l’ASL Città di Torino, come il resto del territorio, nel corso di questi anni hanno elaborato dei percorsi strutturati per agevolare al massimo l’accesso a questi farmaci ai pazienti, anche grazie a percorsi di programmazione, a garanzia della sostenibilità del sistema sanitario regionale. Così facendo il farmaco arriva “al letto del paziente” in media tra i 2 e 3 mesi, dall’approvazione di AIFA.
Esistono poi tutta una serie di farmaci di rilevanza clinica, altrettanto innovativi, importanti per il trattamento di molte patologie croniche di alta complessità (oncologiche, ematologiche, reumatologiche, endocrinologiche). Per ASL Città di Torino i pazienti che beneficiano di questi farmaci sono circa 10mila. Questi farmaci hanno un impatto economico importante sul sistema sanitario regionale (circa 50 milioni di euro) con un incremento dal 2019 di circa il 20%.
Proprio partendo dall’esempio della Regione Piemonte, Motore sanità con l’evento “L’accesso regionale alle terapie innovative. L’esempio della regione Piemonte” intende analizzare i flussi di accesso per raccogliere idee pratiche utili a facilitare le tempistiche di accesso in aree ad alta innovazione come quelle oncologica, ematologica, immunologica, endocrinologica, che negli anni ha visto una accelerazione in termini di prodotti di ricerca innovativi davvero dirompente, nei confronti della quale in alcuni casi il paziente non ha tempo di attendere.
Nel corso del 2022 all’ASL Città di Torino sono stati assegnati da Regione Piemonte 5 milioni e 900 mila euro come fondo farmaci innovativi, di cui 2 milioni di euro per farmaci innovativi oncologici e 3 milioni e 900mila euro per farmaci non oncologici (prevalentemente per malattie rare, in particolare per il trattamento della fibrosi cistica). “Beneficiano di questi farmaci innovativi i pazienti oncologici, e sempre di più si tratta di terapie orali, pertanto terapie di prossimità che il paziente può assumere al domicilio – spiega Paola Crosasso, Direttore Farmacia ASL Città di Torino – e i pazienti cronici ad alta complessità, in particolare malati rari, che possono ottenere una risposta terapeutica. In totale, nel 2022 sono stati trattati con farmaci innovativi 152 pazienti di cui 86 pazienti oncologici e 66 affetti da malattie rare o fibrosi cistica. Per il 2023 si stima un aumento del fondo e questo fa sperare di poter trattare un buon numero di pazienti, tenendo anche conto che nel corso del 2023 verranno registrati da AIFA altri farmaci innovati per nuove indicazioni terapeutiche”.
Presso la ASL di Vercelli, verificato il rispetto dell’indicazione di innovatività, il farmaco viene reso disponibile nel giro di pochi giorni e non più dei 5 lavorativi, come spiega Fulvia Milano, Direttore sanitario dell’Asl Vercelli. “La programmazione delle risorse tiene conto dei risultati clinici riscontrati, garantendo l’accesso ai pazienti, ma evitando gli sprechi. La farmacia ospedaliera acquista i farmaci innovativi attingendo al budget assegnato e trasmette trimestralmente il dato di spesa alla struttura complessa della Contabilità per consentire la corretta attribuzione della risorsa impiegata. La principale criticità emerge alla scadenza dell’innovatività, quando il costo del farmaco è a carico delle risorse “ordinarie” condizionate dal tetto di spesa farmaceutica e del budget aziendale. Sarebbe però opportuna una visione più allargata, che superi l’approccio a “silos”. Concentrando l’attenzione unicamente sul prezzo, si trascurano i possibili effetti positivi che il farmaco innovativo può avere sull’intero percorso diagnostico terapeutico assistenziale, privando il farmaco stesso del suo potenziale fattore produttivo”.
Luigi Vercellino, Direttore Generale ASL Alessandria ha spiegato che “gli ultimi anni sono stati sempre più caratterizzati dallo sviluppo di nuove proposte terapeutiche in patologie importanti, con un rilevante aumento di efficacia rispetto a quella dei farmaci già presenti sul mercato, tale da rendere opportuno l’accesso tempestivo alle nuove cure”.
L’ASL di Alessandria è Centro prescrittore per molti farmaci innovativi in ambito oncologico e non soltanto: patologie come la fibrosi cistica o il nanismo vengono curate con successo grazie ai farmaci innovativi. Nel corso del 2022 all’ASL AL sono stati assegnati da Regione Piemonte 4.127.000 euro come fondo farmaci innovativi e ne sono stati utilizzati 3.400.000, per il trattamento di 118 pazienti oncologici e 21 non oncologici. Per l’anno 2023 le stime sono in aumento. “La disponibilità di terapie innovative presso i nostri presidi è garantita a tutti i nostri pazienti, dietro valutazione delle equipe multi specialistiche come i Gruppi Interdisciplinari Cure, e le tempistiche nel rendere disponibili per i pazienti le terapie innovative sono assolutamente rapide, in coerenza con le indicazioni di trattamento” conclude il Direttore Generale Luigi Vercellino.
Sul ruolo di una grande realtà ospedaliera universitaria come la Città della Salute e della Scienza di Torino nel percorso di reale accesso all'innovazione, interviene Giovanni La Valle, Direttore Generale.
“L’A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino è sede Hub per molteplici discipline e nell’ambito delle sperimentazioni si pone come leader, per numerosità di studi e innovazione degli stessi. La sinergia tra assistenza, didattica e ricerca consente di avviare nuovi percorsi terapeutici, anche ancora sconosciuti, garantendo al paziente candidato anche la sicurezza clinica, potendo contare su una struttura multidisciplinare e multiprofessionale, pronta a riconoscere eventuali ricadute negative. L’innovazione non può prescindere dal binomio sperimentazione-sicurezza, che i nostri professionisti riescono a garantire grazie alle molteplici complessità cliniche che quotidianamente gestiscono, fornendo quell’assistenza di altissimo livello che li contraddistingue”.

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Le sfide dell’Oncologia piemontese
In Piemonte sono circa 30mila i nuovi casi all’anno di malati oncologici che vengono seguiti dalle strutture sanitarie della Rete oncologica di Piemonte e Valle d’Aosta. Uniformità di trattamento di alto livello a tutti i pazienti, accessibilità rapida ai nuovi farmaci e partecipazione alle sperimentazioni cliniche da parte di tutti i pazienti oncologici della Rete, grazie alla creazione di una rete apposita: questi sono i principali obiettivi che sta portando avanti la Rete.
“Perché”, come spiega Massimo Aglietta, Coordinatore responsabile degli Indirizzi strategici della Rete Oncologica di Piemonte e Valle d’Aosta e già Professore di Oncologia medica presso l’Università degli Studi di Torino, “il paziente chiede due cose, principalmente: un medico di riferimento all’interno del suo percorso di cura e percorsi di accesso rapido alle prestazioni. Per garantire la partecipazione dei pazienti agli studi clinici, invece, abbiamo ancora la necessità di diffondere di più la cultura della ricerca e della partecipazione agli studi clinici in tutti gli ambiti regionali, contiamo sul fatto che ci saranno solo più due Comitati etici per facilitare la comunicazione sulle terapie sperimentali. Per quanto riguarda i percorsi, infine, stiamo licenziando i PDTA per oltre 20 patologie uguali per tutte la regione con percorsi uniformi da utilizzare in tutto il territorio regionale”.

Il punto di vista dei pazienti
Le terapie innovative hanno l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei pazienti, “ma dobbiamo ricordare che qualità di vita vuol dire anche riduzione dei tempi di attesa” come sottolinea Felice Bombaci, Vice Presidente di AIL-Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma, sezione Torino. “Nella nostra regione non c’è omogeneità di accesso per quanto riguarda alcune terapie disponibili in formulazioni diverse, penso a quelle sottocute piuttosto che per via endovenosa. Se queste fossero maggiormente disponibili, lascerebbero i pazienti, e i caregiver in molti casi, dopo la cura liberi di tornare alle loro attività. Invece, questo non accade. Ritengo che fare attenzione solo al risparmio del farmaco mette in contrapposizione l’impegno e il tempo richiesto al paziente sottoposto alle terapie, e non tiene conto dei maggiori costi che vengono a determinarsi, per esempio per l’occupazione della poltrona. Un’altra necessità è avere terapie innovative nelle strutture territoriali per rispondere ai bisogni di quei pazienti lontani dal centro Hub”.