L’intricata relazione fra grandi donne e maestri dell’arte nei “Chiaroscuri di donna” di Bruno Volpi

Era andato tutto così bene, fino a quel momento! Nella grande sala che ospita la presentazione di libri a Casal Cermelli c’era un sacco di gente, l’attenzione per una presentazione decisamente più tecnologia della media, con utilizzo di diapositive e musiche gestite da un computer portatile pilotato dall’autore, era palpabile. Il titolo del libro, bellissimo: Chiaroscuri di donna.

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E lui, Bruno Volpi, era simpatico sorridente, rilassato. Alla fine ho pure vinto il suo ultimo libro “artistico” Chiaroscuri di donna, che appunto presentava quella sera. Si, proprio vinto, perché a Casal Cermelli l’Associazione Insieme per leggere, la cui Presidente, Mariangela Dotto, è ormai un’amica carissima, che organizza queste presentazioni, una al mese, più o meno, ha optato per una formula tanto simpatica quanto originale: acquistare 10 libri dell’autore che viene a presentare il proprio e poi organizzare una bella lotteria fra tutti i presenti! Si, avete capito bene…a tutti i partecipanti alla presentazione viene omaggiato un biglietto numerato, quindi al termine della presentazione, sì, nessun se ne vada, che si estraggono i fortunati vincitori, con estrazione a cura dello stesso scrittore. E quella sera uno dei fortunati vincitori ero proprio io, caspita!

Che, però, un po’ per farmi perdonare della mia sfacciata fortuna, un po’ perché il libro che Bruno Volpi aveva presentato quella sera era il secondo di un dittico dedicato al mondo dell’Arte, la cui prima parte titola La Tavolozza dell’anima – Viaggio romanzato nel mondo dell’impressionismo, questo suo primo libro me lo sono comperato seduta stante.

Ma torniamo al fatto che fino ad un certo punto era andato tutto bene, ma poi…perché dopo aver seguito con grande interesse, vista la mia passione per l’Arte, la presentazione, e finita anche la simpatica lotteria libraria, con Bruno Volpi – con il quale una credo reciproca simpatia, forse perché siamo pure coetanei, ci aveva fatto passare subito al “tu” -, sua moglie e Mariangela abbiamo iniziato una divertente e divertita conversazione sull’Arte…sapete, quelle appassionate conversazioni su un tema amato da tutti gli interlocutori, nessuno dei quali è un vero e proprio addetto ai lavori? Sono fatte di aneddoti, storie personali con dichiarazioni d’amore per questo o quell’artista, per questa o quella opera, dove ognuno vuole condividere il suo genuino amore con i suoi improvvisati ascoltatori.

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Io ho narrato, per dire della mia grande ammirazione per autori ed  opere dell’Impressionismo, di quella volta che al Museo d’Orsay, il Museo degli Impressionisti per antonomasia, fui zittito con veemenza da una guida perché stavo spiegando un quadro di Manet ad alcuni amici…ma lì solo le guide autorizzate – com’era lei – potevano dare spiegazioni sui dipinti – magnifici – di quel museo…abbiamo riso, e fino li, appunto, era andato tutto bene…poi però a Bruno Volpi è scappato un…Beh, guarda, per esempio a me non piace Caravaggio! Ma come? Ma proprio lui, Caravaggio, per me il più amato della sua epoca e forse non solo! Lo guardo con un’occhiata intrisa di disapprovazione, serissimo: Guarda, se è così, allora diamoci di nuovo del Lei…anzi, diamoci proprio del Voi! Bruno alla mia reazione ci è rimasto per un attimo un po’ male, poi naturalmente ha capito che stavo scherzando, e tutto e finito in buonumore.

Però, visto che da quella bella serata è passato più di un mese, credo abbia pensato che, per vendicarmi del suo disamore per Michelangelo Merisi da Caravaggio, non abbia voluto scrivere un articolo sulla bella serata di Casal Cermelli. A parte il fatto che Bruno Volpi è scrittore e giornalista conosciuto e apprezzato, quindi non ha certamente bisogno di una mia recensione, il motivo del mio ritardo è dovuto semplicemente al fatto che i libri (si, i due libri, uno vinto e uno acquistato) ho voluto leggerli prima di parlarvene, per entrare decisamente a fondo nelle vicende che Bruno Volpi ci ha narrato quella sera a Casal Cermelli, peraltro con simpatica maestria, con le diapositive e belle musiche. Iniziamo dalla struttura dei due volumetti, che ha, con un paragone musicale, la forma del Rondò…ovvero un tema iniziale, un fil rouge fatto di brevi narrazioni che ne La tavolozza dell’anima, Volpi chiama “Intermezzi” che si ripete mutatis mutandis, alternando a questi più corposi capitoli di vera e propria “Narrazione di Storia dell’Arte”.

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Nel secondo volume, Chiaroscuri di donna, troviamo due variazioni rispetto a questo schema, che però rimane sostanzialmente lo stesso. La prima differenza è che gli intermezzi hanno un titolo definito, che ne anticipano un po’ il tema, la seconda è che questa volta il tema del ronfò, quello appunto che fa da filo conduttore, narra i primi passi e la successiva bella affermazione personale di Elena Ghislieri (che nel primo volume dei due si faceva narrare storie della Storia dell’Arte dal futuro convivente Giampiero Cosentino), in un’importante rivista “femminile”, proprio grazie alle sue capacità di narrare le vicende che noi stessi leggiamo, in una rubrica dal titolo, appunto, di Chiaroscuri di donna. Ottimamente studiato, no? Questo modo di porre il tutto fa si che Bruno Volpi possa utilizzare uno stile di scrittura molto colloquiale, lontano dai saggi di Storia dell’Arte, ma molto vicino ad un discorso diretto su vicende decisamente ben strutturate e coinvolgenti. Io, lo confesso, mi sono praticamente letto un racconto + un siparietto al giorno, sino alla conclusione dei due volumi, andando a rivedere online tutte le meravigliose opere accennate o descritte (anche queste con la semplicità richiesta dal contesto, diretto e informale) nei due libri. Anche perché non dimentichiamo che il sottotitolo di Chiaroscuri di Donna è il seguente: Vicende romanzate di grandi donne e maestri dell’arte… Ecco la chiave di lettura: i protagonisti di queste vicende non sono né i grandi artisti né le loro opere…ma le donne, le grandi donne, che hanno interagito con loro, e la relazione, complessa e complicata, intesa in senso lato, da quella sentimentale a quella estetica o sociale, che con loro hanno avuto. Il tutto in forma di racconto, senza alcuna pretesa di essere un saggio storico, scritto da Bruno Volpi con stile semplice ma avvincente, che non produce, mai, alcuna forma di tedio in chi legge.

Non intendo certo, in questa sede, analizzare ciascuna delle vicende dei due libri, ci mancherebbe, anche perché vi esorto caldamente a leggerli (entrambi editi per i tipi della Laura Capone Editore), ma accennare ad alcune delle vicende più particolari, fra quelle narrate. Ad iniziare dal primo dei due volumi, dove si narra, fra l’altro, della vicenda fra il grande pittore post-impressionista Paul Gauguin. Gauguin cerca in Polinesia quel Paradiso Perduto , vagheggiato tutta la vita, che lo possa far tornare a quel punto di assoluta innocenza che forse tutti immaginiamo…va in un villaggio sperduto, cerca di diventare Maori fra i Maori…convive con una donna giovanissima, una bambina, nella nostra società, ma nella loro una donna da marito a tutti gli effetti. Lei si chiama Tehamana, ma lui la chiama Tehura. Lei, benchè giovanissima, è più saggia di lui: sa bene che un giorno lui se ne andrà. Le farà un ritratto, prima di andarsene, ma invece di ritrarla nella sua nudità senza falsi pudori o in una veste Maori, la ritrae con quella camicia coloniale che i pudichi francesi facevano indossare a quelle che più che donne reputavano esseri inferiori. Lui parte, si porta via quel quadro, e Volpi le mette sulle labbra parole struggenti: Perché mi hai ritratto con la veste coloniale? Con quell’abito disgustoso che i tuoi compatrioti bigotti ci obbligano ad indossare? Perché Senza rendertene conto, eri tornato a pensare come un occidentale. Per questo non potevi più restare qui…

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In Chiaroscuri di donna le vicende narrate da Bruno Volpi sono tutte decisamente intriganti, tra vere e proprie tragedie, molta passione, notevole raffinatezza. Ad iniziare dalla vicenda terribile di Dora Maar (la donna del ritratto fotografico sopra il titolo) che ebbe la sorte di essere una delle molte donne che amarono Pablo Picasso…il quale era, nei confronti delle donne che lo hanno amato, incredibilmente crudele ed anaffettivo, tanto che venne chiamato il Minotauro. Dora quando conosce Picasso è una fotografa affermata, di qualità artistiche davvero notevoli…è colei che dà a Pablo la giusta indicazione per trasformare una banale tauromachia nell’immenso capolavoro che è diventato Guernica, e che ne ha fotografato la realizzazione (sua la foto qua sotto).

Ma Picasso voleva donne sottomesse ed umiliate, e fece di tutto per rendere tale anche Dora…e ci riuscì…ad esempio facendole abbandonare la fotografia…ma addirittura la costrinse a fare da baby-sitter alla figlia Maya, avuta non con lei ma con Marie-Therese, che era di fatto la donna con cui viveva. Obbligava anche le due donne a scambiarsi i vestiti, per ritrarle poi insieme…sino a quell’ultima sera, quando la lasciò sola al tavolo del ristorante, dopo averla trattata con disprezzo: sei solo una donna che piange! – così l’aveva ritratta in un quadro di immensa emozione, come potete vedere sotto –  per andare palesemente a flirtare con una donna molto più giovane…la sua prossima vittima…Dora fugge, esagitata e come impazzita…gridando a Picasso: Come artista sei un Dio, come uomo una nullità! Sei solo uno strumento di morte!

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Vi ho fatto un esempio da entrambi i libri, e ovviamente potrei andare avanti a parlare di ciascuna delle vicende narrate da Bruno Volpi, dalla splendida storia di vero amore fra Marc Chagall e Bella Rosenfeld, in fuga attraverso l’Europa per scansare la furia antisemita dei nazisti, oppure di Camille Claudel, scultrice geniale, allieva ed amante dell’immenso Auguste Rodin, di lei di trent’anni maggiore, fatta richiudere in manicomio dalla di lei famiglia perché la sua scandalosa vita la rendeva una vergogna per il perbenismo imperante appunto nel cuore dei suoi famigliari…basta vedere, per capire quanto fosse brava, la scultura sottostante, dal titolo La Valse.

Ma lasciatemi concludere con un capitolo che ho trovato bellissimo, proprio perché assai originale e raffinato. Riguarda un meraviglioso dipinto di Giovanni Boldini, La dame de Biarritz. Voglio terminare questa mia strampalata recensione con qualcosa legato a Boldini per due motivi. Il primo, come forse immaginerete, riguarda la grande mostra su Boldini che è transitata ad Asti nei mesi scorsi, che mi ha lasciato un ricordo davvero incancellabile. Il secondo motivo è che sto leggendo proprio in questi giorni la vicenda (e presto recensirò su questo giornale), narrata da Carlo Cerrato nel suo libro uscito da poco, Milli – Una Donna. Si tratta della vicenda di Emilia Cardona, ovvero quella che è stata la prima e unica moglie di Giovanni Boldini, da lui sposata quando aveva 87 anni, e lei 29. Una raffinata intellettuale, giornalista e romanziera, che viene quasi ignorata e vilipesa dalla Storia in tutto ciò che riguarda la sua vera e profonda personalità. Un altro Chiaroscuro di donna… E davvero intrigante è la vicenda che riguarda Charlotte Barthe, una bellissima Demi-Mondaine, che, in una Parigi dove le signore dei ceti più elevati fanno a gara per farsi ritrarre da Boldini, lei a lungo si nega… Per far crescere in lui il desiderio di avermi…solo quando questo sogno darà al culmine, il maestro avrà la carica giusta per rendermi divina. E non soltanto per un giorno, per sempre! … straordinario, no? E in effetti, il suo ritratto, che potete ammirare sotto, è di una bellezza semplicemente sconvolgente…

Ah dimenticavo, il 15 Giugno Bruno Volpi sarà nuovamente a Casal Cermelli, per presentare un suo nuovo romanzo, che mi pare con l’Arte non c’entri nulla, Il tesoro della baronessa…ci andrò, naturalmente, sperando che nel frattempo abbia cambiato idea su Caravaggio…