Quel giovane angelo che girava senza spada: Gabriella Genisi ha presentato – tra Chicca Lopez e Lolita Lobosco – “L’angelo di Castelforte” a Castelletto D’orba, nella rassegna “Sconfinamenti”.
Nella foto in evidenza di questo articolo ci sono tre scrittrici: alla sinistra di chi guarda c’è Arianna Destito Maffeo, alla destra Antonella Grandicelli…che insieme detengono un Blog letterario dal titolo The Meltin pop (Themeltinpop.com). In mezzo a loro c’è Gabriella Genisi, che arriva dalla Puglia e soprattutto è assai famosa perché è lei che ha inventato uno dei personaggi televisivi più popolari degli ultimissimi anni: il Vice Questore Lolita Lobosco, interpretata per la TV nazionale da una magnifica Luisa Ranieri.
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Ma il 23 agosto scorso, a Castelletto d’Orba – rassegna Sconfinamenti – Gabriella Genisi era lì per parlare del suo ultimo romanzo, L’Angelo di Castelforte (Nero Rizzoli), la cui protagonista non è Lolita Lobosco ma Chicca Lopez, Maresciallo dei Carabinieri in Salento (terzo della serie con questa protagonista). Io, questa volta, rispetto alla stragrande maggioranza delle altre presentazioni, il libro ho già avuto il piacere di leggerlo e meditarlo, quindi non solo ho potuto grandemente apprezzare la notevolissima qualità della presentazione, condotta, come dirò meglio più sotto, esemplarmente, ma posso esprimere – per quel che vale e senza pretesa di fare il sapiente – opinioni ed analisi personali, cosa che mai faccio se non ho ancora avuto la possibilità di leggere il libro di cui si parla.
Ma lasciatemi dire meglio, prima di proseguire, di questa intrigante rassegna letteraria, Sconfinamenti, appunto. Che è giunta alla sua quarta edizione, che si è svolta ed è in svolgimento, quest’estate, il cui Direttore Artistico è, quest’anno, lo scrittore genovese Bruno Morchio (mentre nelle precedenti edizioni era la scrittrice Raffaella Romagnolo), ma in collaborazione con il blog culturale Themeltinpop.com, gestito appunto da Arianna Destito Maffeo e Antonella Grandicelli, nonché dell’Enoteca regionale di Ovada e del Monferrato, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, il patrocinio del Comune di Ovada, con la collaborazione della Regione Piemonte e dell’Agenzia Turistica Locale, Alexala.
Ma torniamo alla serata e al libro. In un luogo suggestivo, presso uno dei massicci portoni di ingresso del Castello, in zona Torniella , nel relativo fresco di un’arietta che noi in pianura ce la sognavamo, in quei giorni bollenti, ho assistito ad una presentazione davvero esemplare…eh sì, perché mi è capitato, purtroppo, di assistere, anche recentemente, a presentazioni di libri dove chi dovrebbe fare azzeccate domande – e riflessioni – sul libro e sull’autore, finisce di parlare soprattutto di sé stesso, dimostra di avere letto il libro che dovrebbe presentare poco e malamente, di non saper scegliere le giuste letture da proporre agli astanti interessati…invece le due scrittrici e blogger Arianna e Antonella, ma anche Bruno Morchio che ha brevemente introdotto, non hanno detto una sola parola su sé stesse, non hanno parlato di nessuno dei loro libri, né, salvo un minimo accenno, del loro comune blog. E soprattutto hanno proposto letture e domande assolutamente pertinenti.
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La prima lettura proposta, ad esempio, l’avrei voluta leggere anch’io, perché è un importantissimo tema del libro. Invece l’ha letta Arianna, e molto bene, con la giusta intensità, e riguardava il primo, tesissimo e drammatico dialogo fra Chicca e suo padre, Giovanni Contaldo…padre che l’ha abbandonata, padre ritrovato, ma forse odiato, non desiderato…ma forse amato nonostante tutto … padre con cui sorgono e tracimano mille conflitti e mille ritorsioni. Questo complesso rapporto figlia/padre è uni dei motivi conduttori del romanzo, che è sì un romanzo Noir con, tra l’altro, uno straordinario colpo di scena finale, una sorta di modulazione inaspettata ed arditissima, che modifica le sorti del romanzo – che ovviamente non vi posso neppure lontanamente rivelare – che è davvero geniale, ma è anche un romanzo composito che vive delle relazioni dinamiche, sempre parecchio complicate, fra Chicca Lopez e le persone che la circondano. A cominciare dal padre, come abbiamo detto…provate a leggere questo brano dal libro, di un’intensità incredibile: «Aspetta, ricorda che sono tuo padre.» La risata beffarda della Lopez ruppe il silenzio invernale del piccolo borgo marinaro che si trasformava in una nota località turistica durante i mesi estivi. «Padre? Non mi risulta. M’hai datu lu nome tou, forsi? O hai preferito che crescessi come un’orfana bastarda dopo che mia madre è scomparsa e i miei nonni sono morti?»…straordinario, no? ma non solo. Con quello che a mio avviso è un sorprendente coraggio, Gabriella Genisi non solo crea un personaggio femminile che è un estroso Maresciallo dei Carabinieri, ma che ha un amore altrettanto femminile, Glenda, che la rende felice, ma le crea problemi di cocente gelosia…leggete con quanta tenerezza Chicca esprime il suo amore: «Grazie, Glenda, a dopo. Senza di te sarei perduta.» «Anch’io. Ciao, Chicca mia.» Quando uscì per strada, nell’aria brumosa di febbraio, al maresciallo Lopez sembrò di camminare sulle nuvole, nessuno l’aveva mai amata così. Anche se poi fra le due ragazze accadono momenti di gelosia, di grande tensione, dovute alla gelosia di Chicca: in una scena memorabile Chicca arriva al bar condotto da Glenda e la vede che shakera, quasi ballando davanti ai clienti (maschi), a ritmo di pizzica…ed ecco che: (…) attese che la musica finisse e Glenda versasse in un paio di bicchieri il cocktail che stava preparando, si avvicinò al bancone e sbottò sottovoce. «Si può sapere che ti piglia? T’ha puntu lu ragnu de la taranta?» «Ma ce sta ddici» la rimbeccò Glenda, offesa. Commedia ci vuole, lo sai, no? È parte del gioco. E se io venissi in caserma a dirti come si fa il carabiniere, come la prenderesti?» «Ma figurati! Sono cose diversissime.» «Invece no, ogni lavoro ha un suo codice e tu non conosci il mio. Sei entrata nera come una tarantola e adesso mi fai una scenata di gelosia? Ti rendi conto che con quella faccia e questi atteggiamenti mandi via i clienti?» «See, i clienti. Addirittura! Ma ti sei vista?» insisté Chicca. «Poco ci è mancato che ti mettessi a ballare sul bancone.» «Controllati, maresciallo. Ti stai comportando come Flavia, la tua ex. Va’ a casa e aspettami, oggi qui non ti voglio. Appollaiata sul trespolo come un uccello del malaugurio a sindacare su come faccio la barwoman! Vattene. Subito.» Le lacrime affiorarono nei grandi occhi di Chicca e scivolarono sul viso.
E poi c’è la dinamica tesa ma anche, in fondo, positiva con il Capitano Biondi…che naturalmente va a toccare i temi del maschilismo e della preponderanza maschile nell’Arma…il suo superiore rispetta Chicca e ne ammira le notevoli capacità investigative…però… Gli occhi di Biondi brillarono, l’istinto del maschio predatore si affacciò per pochi istanti. Questa l’icastica frase che bene rappresenta la complicata dinamica fa Chicca Lopez e il suo superiore…però osservate come la Genisi risolva la contraddizione interiore del Capitano: l’istinto si affacciò, si, ma per pochi istanti. Geniale.
E come avete potuto leggere, ho parlato pochissimo della parte noir del romanzo, che è notevole – come avrete capito dalle considerazioni fatte sopra in merito al finale – ma il fatto è, e spero che l’autrice lo prenda per un complimento, che tale vuole essere, che il romanzo gira e funziona benissimo anche solo per le dinamiche personali della sua splendida protagonista. Anche se, poi, è davvero molto azzeccata l’idea del famoso ed anziano scrittore inglese, Victor Allen (all’incalzare delle domande delle due blogger, Gabriella Genisi ha affermato che tale personaggio non risulta avere alcun referente reale nel panorama letterario internazionale), che acquista una sorta di borgo/castello in Salento, lo ristruttura e ci fa una residenza creativa per grandi e soprattutto famosi scrittori, da gestire con il suo giovanissimo amante, Ronny Caputo, al secolo Oronzo, descritto dalla Genisi come Bello e ricciuto come il Bacco dipinto dal Caravaggio… Si: è lui che dà il titolo al romanzo…ma a me, lo confesso, nel leggere mi sono venute alla mente le parole di una vecchia e bellissima canzone di Francesco De Gregori: “quel giovane angelo che girava senza spada”…altro non vi dico perché non si può dire, ovviamente, trattandosi di un noir.
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Bene: mi accorgo ora di avervi parlato molto del libro – che come avrete ben compreso molto ho apprezzato e che quindi vi consiglio caldamente – e poco di Gabriella Genisi…che è persona straordinariamente acuta e simpatica…che alle tante, pertinenti domande, che le sono state poste, ha fornito risposte sempre condite da un’affascinante e sorridente ironia, ma anche dotate di una indiscutibile profondità di pensiero. Ci ha narrato di come, per scrivere i romanzi di Chicca Lopez abbia passato un sacco di tempo nel Salento più profondo, per sciacquare i panni non in Arno, come Manzoni, ma nel dialetto – o meglio, forse, nella lingua – il Salentino, nei luoghi e fra le donne e gli uomini che quei luoghi popolano. E poi, naturalmente, ci ha parlato di Lolita, il personaggio che le ha consentito di essere conosciuta ovunque, grazie anche alla straordinaria interpretazione di Luisa Ranieri. Ci ha raccontato di come sia andata quasi tutti i giorni sul set a seguire le riprese (comparendo anche in un paio di cammei), ma anche che questo, quando sei là, non ti fa minimamente capire quale sarà poi il risultato televisivo. Ci ha anche confessato di essere ormai un po’ – parecchio – stanca del personaggio di Lolita, e di aver inventato quindi un personaggio diversissimo ma altrettanto particolare e intrigante: Chicca Lopez, appunto. Ci ha anche fatto molto sorridere, ad esempio, quando ci ha narrato della prima telefonata ricevuta da Luca Zingaretti per produrre la fiction su Lolita Lobosco con Luisa Ranieri…telefonata che lei ha creduto fasulla e che l’ha portata a chiuderla subito, con una certa stizza…ma poi lui ha richiamato, insistito, e…e alla fine la serie di Lolita è stata la più guardata di tutte le serie TV di produzione Rai.